Un testo di Pozzolini su don Bosco rappresentato a casa Braschi-Fiornovelli

Le rappresentazioni del Frantoio Parlante riprendono eccezionalmente il 6 di marzo 2015, con lo spettacolo “Il quarto d’ora” di Alberto Pozzolini, interpretato dallo stesso Pozzolini, insieme ad Andrea Mancini e ad Antonella Natangelo, che suonerà la sua arpa. Come dice Jules Renard: “Basta un quarto d’ora per divenire santi” e in effetti don Bosco è riuscito da subito a porsi sopra gli uomini del suo tempo, con uno straordinario carisma, che alcuni potevano magari definire in altro modo. Il lavoro di Pozzolini racconta proprio questo. quel timore, che a volte poteva diventare anche terrore, che quest’uomo straordinario riusciva a provocare in chi lo incontrava, fossero i poveri ragazzi torinesi o i principi dei Savoia. Tra l’altro, uno dei protagonisti del testo, è proprio il grande Guido Ceronetti, un altro torinese che si è spesso occupato, con la sua penna caustica e poco rispettosa, del santo salesiano.

Ma perché rappresentare don Bosco nell’atrio di Casa Braschi, il perché è in un breve memoria dell’architetto Anna Braschi, che racconta la storia di un affresco eseguito dal giovane Dilvo Lotti, della sua distruzione e di quello che si potrebbe chiamare il miracoloso recupero attuale, quando – proprio usando le moderne tecniche digitali – è stato possibile realizzare una stampa a grandezza naturale, a partire da uno scatto d’epoca.

Scrive Anna Braschi: “I  fratelli Ariberto e Emiliano Braschi chiesero al giovane e già noto  pittore Dilvo Lotti di rappresentare le storie di San Giovanni Bosco in un affresco da fare nell’ingresso della loro casa in via Paolo Maioli 6 a San Miniato,

L’opera, di tre metri per due, fu realizzata nel 1938. L’affresco era dedicato al Santo di cui la piccola nave di Emiliano Braschi portava il nome: « don Bosco ».

L’affresco occupava la parete a sinistra entrando nell’ingresso monumentale della grande casa costruita nel settecento dalla nobile famiglia Ansaldi, dove ormai da venticinque anni i Braschi erano venuti ad abitare. Si componeva di un riquadro centrale dove il Santo, con l’abito nero e la cotta bianca ricamata, é raffigurato in piedi, mentre con una mano indica il cielo e con l’altra regge la piccola nave che porta il suo nome; ai due lati le otto formelle con i suoi miracoli.

Questa immagine colorata, decisa, fortissima é andata perduta per la demolizione della nostra casa, minata, come tante altre di San Miniato, dalle truppe tedesche in ritirata nel 1944. Resta soltanto una fotografia in bianco e nero e un grande foglio ingiallito piegato che era servito da spolvero per l’affresco con delineata la figura di don Giovanni Bosco”.

Il Frantoio Parlante ringrazia le famiglie Braschi e Fiornovelli per la loro disponibilità. Dopo la lettura-spettacolo avrà luogo un piccolo rinfresco.

Fonte: La conchiglia di Santiago

Notizie correlate



Tutte le notizie di San Miniato

<< Indietro

torna a inizio pagina