A un mese dalla sua scomprasa nasce la Fondazione Arturo Carmassi. In primavera una grande mostra a Parigi

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Ad un mese dalla sua scomparsa il 27 gennaio scorso, a Fucecchio nasce la Fondazione Arturo Carmassi destinata a valorizzare e diffondere il patrimonio culturale e artistico del maestro. Oltre 400 pitture, 500 serigrafie, svariate sculture, saranno presto visibili al pubblico nello spazio espositivo della Torre, la casa-studio di Carmassi dalla metà degli Sessanta. Un luogo magico e quasi irreale che trasuda arte allo stato puro. Qui nascerà la Fondazione Arturo Carmassi della quale sarà redatto lo statuto nei prossimi giorni. Ad occuparsi dell’istituto sarà la sua compagna, Aurora, in qualità di presidente. A lei, grande appassionata e collezionista d’arte, l’onore e l’onere di mantenere intatta la memoria di Carmassi e, in particolare, di portare a compimento la grande mostra di primavera a Parigi al museo di arte contemporanea, alla quale il maestro stava lavorando da due anni insieme agli amici Jean-Marie Drot, famoso scrittore e documentarista francese, ex direttore di Villa Medici a Roma e Jean-Michel Wilmotte, noto architetto francese.

La nascita della Fondazione ha trovato il compiacimento e il sostegno anche del sindaco di Fucecchio, Alessio Spinelli, che si è detto disponibile a fornire tutti i mezzi necessari per diffondere la conoscenza delle numerose opere del maestro, valorizzandole e tutelandole, nonché preservare una prestigiosa collezione di arte africana alla quale Carmassi era particolarmente legato.

Venerdì 27 febbraio alla chiesa della Torre il parroco don Tommaso celebrerà una messa in memoria del grande maestro mancato all’età di 89 anni dopo aver trascorso una vita straordinaria. Lucchese di nascita (2 luglio 1925), nel 1930 Carmassi segue la famiglia a Torino dove studia (segue i corsi della Scuola del paesaggio Fontanesi e dell’Accademia Albertina) e lavora fino al 1952. La sua prima mostra è del 1948, tra espressionismo e postcubismo: in quello che viene definito astratto-concretismo, e si rifà in qualche maniera all’Ecole de Paris. Carmassi ha la possibilità di mettersi immediatamente in evidenza grazie alle mostre “Italia-Francia” e i premi “Torino” e “Saint Vincent”. Nel 1954 viene invitato alle biennali di Venezia e di San Paolo del Brasile. “Sono arrivato persino a rifiutare due inviti alla Biennale di Venezia perché non mi sentivo abbastanza pronto, maturo. Non mi piaceva quello che facevo: erano gli anni Cinquanta. Poi nel 1962 decisi di partecipare e mi dedicarono una sala personale con le mie opere plastiche”.

Dopo aver viaggiato in Europa e lavorato per qualche tempo a Parigi, nel 1956 si trasferisce a Milano andando a vivere prima in via del Carmine in Brera e poi in corso Garibaldi dove abbandona le composizione d’impronta neocubista per svolgere un ruolo rilevante nella pittura informale, con elementi surrealisteggianti e figurativi.

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Le sue opere si affermano nel 1957 in mostre importanti all’estero: al Brooklyn Museum di New York, alla Biennale di Scultura di Anversa e alla “Junge Italianischen Plastik” di Darmstadt e di Dusseldorf. Già dalla metà degli anni Cinquanta Carmassi sviluppa un forte interesse per la scultura e nel decennio che va dal 1955 al 1965 la sua attività di scultore prende sempre più spazio, tanto da stabilirsi in Liguria, a Bocca di Magra, dove allestisce un grande studio di scultura dando vita ad opere di grandi dimensioni, che tre anni dopo lo vedranno protagonista con una sala personale alla Biennale di Venezia. Nel 1966 Carmassi compie un viaggio in Bretagna. In questo periodo abbandona Milano per ritirarsi a Fucecchio, frazione la Torre. Qui emerge l’elemento natura, che organizza secondo un’accezione originale: la sua ricerca è volta a costruire un accordo tra linguaggio figurativo e immagini naturali.

Dagli anni Settanta la sua produzione s’alterna in varie forme espressive e la sua fama diviene internazionale. Numerosi sono i riconoscimenti che gli arrivano da ogni parte, e le mostre allestite ovunque nel mondo. Al Comune di Fucecchio Carmassi ha donato il 26 gennaio 2007 Eloisa, una scultura monumentale in marmo bianco di Carrara posizionata nel Parco Corsini. Come diceva sempre lui: “L’artista è un artigiano di altissima qualità. Non si deve fare l’errore di pensare che l’arte sia solo qualcosa di puramente concettuale. E’ anche qualcosa di altamente fisico”.

Fonte: Ufficio Stampa

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