Paola Lombardi, da Empoli a Valencia con la sua famiglia 'nomade'

Paola Lombardi e le sue figlie
Proseguiamo il viaggio di Toscani in Giro andando a conoscere una famiglia che da Empoli ha deciso di andare a vivere da alcuni anni in Spagna, a Valencia. È la storia di Paola Lombardi e del suo compagno Sergio Covelli: è lei stessa a raccontarla a gonews.it nella seguente intervista.
Nome: Paola Lombardi
Anni: 37
Cresciuta a: Empoli
Studi: Scuola della ceramica di Montelupo
Residenza e professione:Valencia, Spagna. Al momento disoccupata.
Perché avete deciso di trasferirvi all'estero e perché avete scelto proprio Valencia? 
Innanzitutto premetto di essere, insieme al mio compagno, una persona molto 'nomade'. Per noi non si tratta mai di un "trasferimento" ma di una nuova esperienza. Valencia la conoscevamo appena, ci avevamo fatto una vacanza brevissima un paio di anni prima, però è una città sul mare tranquilla e carina, facilmente raggiungibile dati la frequenza e i costi dei voli aerei, con un ottimo clima ottimo, una ricca presenza di verde, che è indispensabile soprattutto se si è nati in campagna come me.
Inoltre la lingua a noi piace e già la conoscevamo, avendo vissuto un anno in America Latina e la cultura non è troppo diversa dalla nostra. Infine era fondamentale la vicinanza con la famiglia o meglio i nonni che di tanto in tanto vogliono vedere le loro piccole nipoti crescere.
Quanti siete in famiglia?
Sono io, il mio compagno di 42 anni, Sergio Covelli, che lavora in una ditta individuale, e le mie due figlie, una di 2 anni e l'altra di 11 mesi. La più piccola è nata proprio qui a Valencia.
Come vi siete trovati alla fine in Spagna?
La città, dopo poco più di un anno dal nostro arrivo, potrei riassumerla dicendo che non è una città ma un 'paesone', sia per le sue dimensioni sia per la mentalità della gente. Non vuole essere una critica questa bensì una considerazione che forse, nella mia situazione attuale di famiglia con bimbi piccoli, non guasta. La delinquenza è pressoché inesistente, la città ben organizzata e i servizi pubblici ottimi.
A un italiano potrebbe sembrare impossibile ma da queste parti, nonostante la situazione politica non sia per niente rosea, le tasse che il cittadino paga vengono utilizzate per il servizio al cittadino stesso, quindi autobus frequenti, puliti e mai pieni, metropolitana che raggiunge anche la periferia più dimenticata da Dio e un'organizzazione generale 'da Germania'. Purtroppo noi abbiamo una visione distorta di ciò che funziona, in realtà gli strani siamo noi, italiani illusi e arresi.
Quale lavoro svolge il suo compagno?
Il mio compagno aveva una ditta individuale in Italia fino a gennaio dell'anno scorso, data in cui ha trasferito la sua azienda in Spagna, quindi attualmente è spagnolo a tutti gli effetti e ovviamente paga le tasse qui. La scelta è ovvia data la tassazione per le aziende in Italia che non agevola gli imprenditori né giovani né vecchi né capaci, anzi i tassi assurdi a cui è arrivata l'Italia non permettono certo di tirarci avanti una famiglia. Quindi combattuto un po' contro il sistema, l'unica via rimasta era l'esilio.
La sto facendo tragica? Non credo. Non è possibile vivere decentemente in Italia senza evadere il Fisco o lavorare al nero. Noi abbiamo molte idee e vogliamo realizzarle ma l'Italia ci ha tagliato le gambe, urgeva una svolta. Adesso le cose vanno meglio.
Quali sono le principali differenze fra il mondo del lavoro italiano e quello estero?
 
Attualmente io non lavoro, ho deciso di stare con le mie figlie almeno fino all'età dell'asilo quindi diciamo che è una scelta e per questo non mi sono guardata neppure intorno per capire la realtà lavorativa. Ma il problema è piuttosto serio: c'è un grosso malcontento per la disoccupazione e il salario medio è veramente basso. Ci sono comunque delle potenzialità nascoste che forse solo uno spirito immigrato riesce a cogliere e noi italiani la sappiamo lunga su come inventarci il lavoro.
Infatti credo che quando arriverà il momento, il mio lavoro sarà frutto della mia inventiva. Praticamente non è cambiato niente dall'Italia alla Spagna, anzi forse per quanto riguarda le amicizie avrei avuto più possibilità in Italia. Però voglio fare un lavoro che mi rispecchi e mi faccia crescere non solo mangiare!
 
La vita e il lavoro all’estero sono diversi dall’idea che ti eri fatto prima di partire?
 
Per me non è la prima esperienza all'estero sia di permanenza sia di lavoro (ho lavorato a Buenos Aires un anno) quindi ogni volta è diverso. Inizialmente ti senti stravolto poi piano piano riassesti la tua vita, le tue abitudini e i tuoi 'piatti in tavola'. "Ogni mondo è paese" dice sempre mio padre e la mia patria è il mondo intero. Alla fine la vita è quello che vuoi fare ovunque tu sia.
Pensate di tornare in Italia?
 
Per adesso no, l'Italia non mi offre niente di buono soprattutto per il futuro delle mie figlie. Chissà però, non posso sapere se tornerò. Ma una cosa è certa: la classe politica attuale non mi rappresenta e non mi dà opportunità per lavorare perciò volto pagina e vado altrove. In Italia andiamo a trovare i parenti, gli amici e ci può stare anche una vacanza estiva, date le molteplici località di mare cristallino e tanta costa ancora incontaminata, cosa che invece in Spagna hanno rovinato con la speculazione edilizia.
 
Cosa vi manca dell'Italia?
 
Premetto che non ripudio la mia vera natura italiana, l'essere italiani dentro non è uno scherzo. Cosa mi manca? Da dove comincio? A me manca anche quello che a Roma ti manda a quel paese se attraversi lento sulle strisce, mi manca l'informalità della gente, le pacche sulle spalle, i clacson, la gente che grida da un lato all'altro del marciapiede, i milioni di antenne sullo skyline di qualsiasi palazzo, la pizza al taglio ad ogni angolo, gli inviti a cena, il rumore dei piatti del palazzo di fronte all'ora di cena d'estate con le finestre spalancate, l'odore delle chiocchiole al sugo cucinate dalla vicina, che neanche dopo 10 anni aveva capito che non mangiavo carne ed insisteva per farmele assaggiare, ma soprattutto mi mancano i rapporti sociali molto più semplici e veloci da instaurare, gli amici, la famiglia, il cibo di mamma, le battute col fruttivendolo, la vecchina che ti ferma per farti i complimenti per le bimbe.
Che dire, tante cose. Al contrario, non mi mancano i centri commerciali pieni di sabato pomeriggio, le file alle casse dei supermercati, la brina sulla macchina la mattina d'inverno, i Tg della Rai, i marciapiedi stretti che col passeggino ti fanno prendere una crisi isterica, gli autobus pieni e, parlando di Roma, la cafonaggine della gente, la strafottenza, il Papa ovunque.
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