Marco Vigneri, da San Miniato al Berkshire per continuare a fare l'infermiere

Marco Vigneri

Marco poteva continuare a barcamenarsi come infermiere tra varie Rsa, a suon di contratti a tempo determinato. Ha provato invece a buttarsi e ad andare in Inghilterra, fidandosi di alcuni amici che avevano già fatto questo grande salto. Ed eccolo qua, assunto a tempo indeterminato nel settore ospedaliero pubblico.

Nome: Marco Vigneri
Anni: 24
Cresciuto a: San Miniato
Studi: Infermieristica, laurea triennale a Empoli, università succursale di Firenze
Residenza e professione: Slough, Berkshire, ovest di Londra. Infermiere a tempo indeterminato nel settore pubblico all'interno del pronto soccorso del paese.
Lavoro in Italia: infermiere per quasi due anni.
Prima esperienza all’estero:

Perché hai deciso di andare all’estero?

È una prova. Il lavoro in Italia, volendo, c'era lo stesso. Ho provato a mettermi alla prova, per svoltare. E poi mi è capitata questa opportunità.

Raccontaci.

Avevo un contratto a tempo determinato ma facevo libera professione presso una Rsa privata. Ho colto l'opportunità di una chiamata all'estero. Esiste questa agenzia di reclutamento per infermieri all'estero. Ricordo di aver inviato il curriculum e dopo 15 minuti mi hanno contattato. Con un inglese 'biascicato' ho tenuto un breve colloquio prima di andare a Roma, per una prova scritta e una orale. Dopo mi hanno subito preso, con un precontratto a tempo determinato.

Quali sono le principali differenze fra il mondo del lavoro italiano e quello estero? Più lavoro, più remunerazione, più copertura: ferie e malattia sono tutte retribuite. Sono seri nel lavoro e nei pagamenti, rispettano le scadenze.

Sarà dura tornare. Staremo a vedere, qui c'è anche la possibilità di spostarsi da ospedale a ospedale. Non ci sono concorsi a numero chiuso con 9.000 partecipanti, come in Italia.

La vita e il lavoro all’estero sono diversi dall’idea che ti eri fatto prima di partire?

È totalmente diverso il modo di vita e di lavoro. Qui gli studenti che seguono l'università sviluppano le competenze pratiche solamente lavorando. Prima è solo teoria, si trovano a che fare con la pratica solo dopo l'assunzione. Infatti esiste questo periodo di 'preceptorship' dove il neoassunto segue attraverso e-learning e checklist le competenze pratiche. C'è da dire anche che salire di grado è più facile qui che in Italia. Da un grande potere derivano grandi responsabilità, dicevano in un fumetto.

Tu, con la tua esperienza universitaria, hai fatto pratica durante gli anni di studio. Preferisci il metodo 'italiano' o quello 'inglese'?

Sono in disaccordo con il loro metodo. Aiuta più l'università italiana. Il periodo di 'preceptorship' però serve anche a noi esterni per adeguarsi ai loro standard.

Grande rispetto verso gli italiani. Per un posto come hai te che lo abbandoni a fare?

Cosa ti manca dell'Italia?

Quello che ti dicono tutti: il clima e il cibo. Gli affetti è sottinteso, mancano a tutti. Mi manca anche  il macellaio davanti casa (ride, N.d.R.)

Hai qualche aneddoto sulla permanenza all'estero?

Dove vivo c'è una grandissima presenza indiana e pakistana, sembra di essere a New Delhi. Questo perché qua risiede la più grande area industriale, la Slough Trading Estate. Posso anche dirti che si vive anche un po' di disagio sociale, non saprei dirti dovuto a che cosa. E che molti inglesi sono cortesi ma solo di 'facciata'.

Elia Billero

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