"...E' la gente che fa la Storia, che quando è il momento di scegliere e di andare te la ritrovi tutta con gli occhi aperti che sanno benissimo cosa fare.,."
Sabato 31 gennaio, alla presenza di autorità e di tante, tante persone, è stata inaugura la casetta di legno a Ventignano. Quella casetta di legno che per i prossimi mesi andrà a dare comfort ai ragazzi che lavorano alla serra e nell'orto e che quando la Casa di Ventignano verrà riaperta,diventerà un ulteriore strumento nel progetto autismo e lavoro agricolo. Il Sindaco di Fucecchio ha annunciato che la Casa verrà riaperta in primavera. A giorni verrà comunicata la data. I lavori di riparazione intanto continuano. Il Direttore Generale della ASL 11 Monica Piovi ha dichiarato che la strategia aziendale punta sempre di più sull'inserimento lavorativo dei nostri ragazzi, secondo un protocollo che si sta perfezionando.
Questa esperienza sta tracciando una strada. Molte sono le esperienze in cui i ragazzi con autismo provano a svolgere attività lavorative. Ma qui si prova a sperimentare un'attività lavorativa giornaliera, secondo le capacità di ognuno, nell'ambito di un percorso lavorativo vero. Reale. I ragazzi migliorano e stanno bene. Sono felici. Danno un senso alle proprie giornate. Questo progetto sta suscitando molto interesse e da più parti ci vengono chieste informazioni su come siamo arrivati a questo livello e come fare. La casetta di legno aggiunge uno strumento molto importante. Con la casetta la serra diventerà interamente laboratorio dove i ragazzi imparano per poi trasferirsi a lavorare nell'orto e la casetta diventerà un vero e proprio annesso agricolo: vi si prepareranno le cassette, ci sarà il magazzino e tutto quanto necessita e si può fare. Insomma con la casetta stiamo cercando di realizzare una piccola azienda agricola dove i nostri ragazzi lavorano. E lavorano insieme in armonia con altri ragazzi che provengono dalla salute mentale del centro de La Badia, e che, più esperti in questa attività, aiutano i nostri ragazzi ad imparare. Il tutto si può realizzare grazie all'attività della cooperativa Sinergic@ che è il vero motore di questa attività.
Realizzare questa casetta è stato facile. Come ho detto spesso noi abbiamo avuto l'idea ma la comunità, che si è stretta attorno ai nostri ragazzi dopo il 10 novembre, giorno del fulmine, l'ha finanziata, attraverso centinaia di donazioni. Ed è per questo che abbiamo iniziato questo articolo con le parole di una canzone di De Gregori a noi molto cara (La storia siamo noi) perchè le persone, la gente ci ha indicato la strata, ci ha dato un mandato: vogliono che i nostri ragazzi continuino a lavorare, che continuino ad andare a Ventignano a lavorare, a sporcarsi lavorando. Ad essere stanchi alla sera dopo aver lavorato, come ciascuno di noi. Non puntare su questa strada sarebbe come non rispettare questo mandato che ci è stato dato.
Ed è per questo che alla facciata della casetta abbiamo appeso una targa con i nomi di tutti coloro che hanno voluto contribuire a vario titolo alla realizzazione di ciò che prima era un sogno, poi un desiderio impossibile da realizzare ma che ora è una realtà
Dal palco è intervenuto Marino Lupi, Presidente di Autismo Toscana
Prendo la parola con grande orgoglio, con l'orgoglio di appartenere ad una comunità che sa
mantenere le promesse e sa proteggere i più deboli. E sa mantenere le promesse fatte a chi non
chiede, a chi non può chiedere né lamentarsi. Una persona con autismo si sa può solo tacere. Ma noi
siamo quelli della serra di Ventignano, gli ortolani coraggiosi. Quelli che hanno portato qui una
serra, quelli che che hanno portato qui i ragazzi con autismo a lavorare, a trovare un senso alle
proprie giornate, ad allontanare con forza ogni soluzione di badantato in grosse case, con grosse
porte e grosse finestre. Chiuse.
Quelli che cercano un'isola che non c'è per questi nostri figli, i figli più deboli di questa comunità,
un'isola una città dove si possa pensare che un ragazzo così possa avere giornate dignitose, di senso.
Che la sera possa essere stanco perché ha lavorato.
Non esagerate, ci dicono, le leggi, la burocrazia, le risorse. State coi piedi per terra ci viene detto.
Viene da domandarsi se le difficoltà di fatto liquidano l'utopia, o l'utopia resta un bisogno morale al
di là delle difficoltà? E la demonizzazione, fin troppo facile, dell'utopia non diviene un alibi per
blindare in eterno la conservazione e l'ingiustizia?e le difficoltà economiche. Certo che se
continuiamo tutte le volte a mettere questo schermo ad ogni nostra iniziativa si finisce sempre a dire
e fare le solite cose ma certamente non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a
fare le stesse cose, la creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. E’ nella
crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso
senza essere superato
E noi abbiamo in questi anni sempre avuto il coraggio di andare oltre, il coraggio dell'impossibile.
Pensare e osare ciò che appariva e appare impossibile. E quando il 10 novembre tutto sembrava
perduto abbiamo ancora una volta alzato la testa e osato, osato l'impossibile. Ciò che appariva
impossibile solo poche settimane fa. La botta è stata forte e noi abbiamo barcollato ma solo
barcollato. Sempre in piedi, testa alta sostenuti dalla forza del diritto. Dritti per la nostra strada.
Ancora una volta abbiamo avuto il coraggio dell'impossibile. Abbiamo pensato a come un evento
tragico dovesse trasformarsi un'altra volta in una spinta positiva e pensato a questa casetta per
ingrandire, potenziare, migliorare il nostro progetto. Tutti noi sappiamo che è compito dei padri
costruire la città dei figli più deboli per evitare che questi finiscano in grosse case dove in breve
tempo perdono anche la memoria del proprio nome. Questo è stato fatto e si sta facendo qui. E qui
oggi, ogni cittadino, ogni persona, tutti insieme abbiamo sostenuto il nostro sogno. Noi abbiamo
avuto l'idea, l'idea di andare ancora avanti. Di osare. Ma questa volta la comunità, questa comunità
a cui noi tutti apparteniamo con orgoglio lo ha realizzato. In poco più di un mese. E questa nostra
comunità non ha fatto solo questo. Facendo, sostenendo, finanziando e realizzando tutto questo
questa comunità ci ha parlato e ci ha mandato un messaggio chiaro, a ciascuno di noi, a tutti i
cittadini a tutti gli amministratori. Un messaggio non equivocabile. La comunità vuole che i ragazzi
continuino a venire qui, continuino ad avere questa opportunità. Che continuino a venire qui a
lavorare, ad impolverarsi o a sporcarsi lavorando. Vuole che continuino a crescere con il lavoro.
Questa comunità, da Empoli a Fucecchio, da Vinci a Certaldo, da Caltefranco a Montaione a San
Miniato, li vuole qui. Non li vuole in grosse case a passare i propri giorni, la propria vita aspettando
semplicemente che passi.
Amici cari oggi consegniamo idealmente le chiavi di questa nuova struttura ai nostri ragazzi. Questi
due mesi sono stati una rincorsa, da parte di tutti. Una gara virtuosa a dare un aiuto e a sostenere un
progetto un sogno. Fare dei nostri ragazzi dei ragazzi felici, realizzati. Si tanta tanta gente è stata
con noi e badate bene qui c'è un pezzo di storia di questa comunità e come al solito è la gente che
fa la Storia, che quando è il momento di scegliere e di andare te la ritrovi tutta con gli occhi aperti
che sanno benissimo cosa fare. Qui c'è la storia dell'autismo della nostra comunità. Qui c'è il futuro.
Questo ci dice la comunità che qui ha voluto investire il proprio tempo, il proprio cuore e passione,
i propri soldi.
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Ed ecco questa bella casetta. A che cosa servirà? Fino a quando la Casa di Ventignano sarà in
riparazione proverà a sostituirne il comfort: la colazione, la merenda, per riposarsi, per staccare
dall'attività o per fare altre cose. I ragazzi ci troveranno un ambiente idoneo, accogliente,
riscaldato. Vedrete anche se non l'abbiamo ancora arredata. Quando la Casa di Ventignano riaprirà
andrà a potenziare ed arricchire quel progetto agricoltura con cui i ragazzi stanno provando a
diventare adulti, attraverso il lavoro. I medici, con gli amici si Sinergic@, con Andreina stanno
realizzando un progetto per sfruttare al massimo questa realtà. Ed è un progetto che parte dal
laboratorio assistito, si sviluppa con il tutoraggio, con l'inserimento socio terapeutico fino a quella
parte forse più impossibile. Non so nemmeno se sia corretto fare una graduatoria fra i progetti
impossibili, ovvero più o meno impossibile, credo di no ma certo la fase E di questo progetto parla
di inserimento lavorativo vero. Impossibile per i nostri ragazzi. Certo. Ma voglio ricordare che
quando qualche anno fa Mennuti e Campinoti vennero alla Casa di Ventignano a parlare con i
genitori per proporre il progetto lavoro, allora si parlava di mettere la serra, Campinoti disse che
tutto era molto molto difficile ma se anche uno dei nostri ragazzi fosse stato felice e avesse avuto
buoni risultati in questo percorso ne sarebbe comunque valsa la pena. Oggi lavorano qui con
Andreina, con Fabio, con Eugenio e con gli altri 9 ragazzi e stiamo pensando di portarne altri 6. e
questi ragazzi stanno bene, sono felici. Allora voglio ripetere quelle parole: se nel corso degli anni
che verranno anche soltanto uno di questi ragazzi potrà arrivare alla fase E del progetto ne sarà
comunque valsa la pena. Questo è Ventignano e Ventignano è ormai un brand: vuol dire autismo,
vuol dire lavoro, vuol dire ortolani coraggiosi, vuol dire senso della vita, vuol dire libertà e forse
per questi ragazzi vuol dire felicità. La felicità di avere giornate dove possano avere un'attività, un
ruolo e che questo gli venga riconosciuto. Qui vengono ragazzi che non possono chiedere che
hanno una grave disabilità della comunicazione. Molti di loro non parlano. Ma se ora potessero
dire almeno una sola parola a tutti noi direbbero sicuramente: Grazie
Fonte: Ufficio Stampa
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