In ricordo di Falco e Ceravolo, 40 anni dopo la strage di Mario Tuti

La commemorazione di Leonardo Falco, Giovanni Ceravolo e Arturo Rocca a Empoli (foto gonews.it)

Sono passati quaranta anni, ma a ogni empolese che ha vissuto quei giorni, pare sia successo ieri. Due agenti di polizia uccisi e uno ferito gravemente da quello che fino ad un attimo prima era considerato un impiegato modello del Comune, la classica persona normale che potevi incontrare il sabato sera a fare un giro d'Empoli. Ed invece in quel tragico momento Mario Tuti buttò via nel modo peggiore la sua maschera di terrorista nero e uccise freddamente Leonardo Falco e Giovanni Ceravolo, ferendo gravemente Arturo Rocca.

Mario Tuti è fino alla sera del 24 gennaio 1975 un geometra del Comune assunto in via Giuseppe del Papa dopo un periodo di lavoro alla Pirelli. Eppure la sua normalità è solo apparente. Già iscritto a Msi ed a organizzazioni di destra tipo Ordine Nuovo - poi sciolta -, si scoprirà poi essere fra i fondatori del Fronte nazionale rivoluzionario, organizzazione armata ispirata al fascismo rivoluzionario, e soprattutto sarà fra i rinviati a giudizio per la strage del treno Italucus (4 agosto 1974) per la quale fu prima condannato all'ergastolo e, dopo l'annullamento della sentenza, definitivamente assolto nel 1992.

Nei giorni precedenti alla maledetta notte empolese del 24 gennaio 1975, nell'ambito delle indagini nei confronti di componenti del Fronte, vengono arrestate due persone in procinto di compiere un attentato alla Camera di Commercio di Arezzo. Le indagini sul fatto portano ad un collegamento con Mario Tuti e così, nella sua casa in viale Boccaccio, arrivano tre agenti di polizia per una perquisizione: Leonardo Falco, Giovanni Ceravolo e Arturo Rocca. Anna, la figlia di Falco allora quindicenne, ricorda amaramente: <Mio padre non sapeva dei sospetti che già vedevano il Tuti implicato in delitti gravissimi e non aveva nemmeno la pistola visto che quello sembrava solo un semplice controllo amministrativo. Stava coadiuvando i colleghi nel controllo alla collezione di armi del Tuti quando questi, probabilmente avvertendo il pericolo derivante dal suo coinvolgimento negli attentati dinamitardi e senza avere fino a quel momento dato segni di preavviso, lo freddò con due precisi colpi. Aveva atteso il momento propizio, erano emerse delle irregolarità e l’altra vittima, Giovanni Ceravolo, era sceso in strada per chiedere via radio come procedere con quello che ancora evidentemente ritenevano, poiché nessuno li aveva allertati, un collezionista un po’ eccentrico ma nella sostanza innocuo. Dopo aver ucciso mio padre, Tuti sparò all’altro agente presente, il Rocca, che rimase ferito gravemente, successivamente uccise con fredda determinazione anche Ceravolo.

Nessuno ebbe il tempo di reagire e nessuno aveva armi spianate come affermato poi dal Tuti>. La strage era ormai compiuta ma Tuti riesce a fuggire. Empoli è scossa, si teme che il killer possa essere ancora in zona e sono giorni, settimane di grande paura. Grazie ad una rete di complicità, Tuti trascorre i primi mesi di latitanza in Toscana, subito dopo va ad Ajaccio e successivamente in Francia, non prima però di aver messo a punto un altro attentato, il 12 aprile del 1975, nei pressi di Incisa Valdarno dove esplode una carica di dinamite evitando la strage solo per caso. Fu catturato il 27 luglio del 1975 nei pressi di Saint Raphael in un'azione congiunta fra polizia italiana e francese. Ormai braccato Tuti spara ancora per uccidere, ma viene a sua volta gravemente ferito al collo dall'agente italiano dottor Vecchi che lo colpisce con una calibro 6,35 che teneva nel taschino.

E' la fine di un incubo, ma per le famiglie di Falco e Ceravolo ci sono solo lacrime di dolore e rabbia per come la situazione era stata gestita.

"La sua pistola quel giorno era su un armadio - scrive ancora Anna Falco sul sito www.falcoeceravolo.it - ricordo lucidamente quando alcuni agenti vennero a prelevarla dopo la sua morte consigliandoci di tacere, quasi che accompagnare disarmato due colleghi (era fuori servizio, subito dopo erano attesi tutti e tre ad una cena) per quello che sembrava un semplice controllo amministrativo ad un professionista con la passione per le armi, fosse una colpa che ne avrebbe infangato la memoria. Capii solo molto tempo dopo che ciò serviva semplicemente a coprire le responsabilità di chi non li aveva informati correttamente, forse per incapacità, o più semplicemente, come suggerisce lo storico Giorgio Bocca, per le ampie coperture di cui godevano certi ambienti della destra eversiva in quel periodo".

Mario Tuti, dopo la cattura del 27 luglio del 1975, la condanna a due ergastoli per tre omicidi e a 14 anni di reclusione per aver guidato la rivolta dei detenuti nel carcere di Porto Azzurro nel 1987, si vede riconoscere il 20 febbraio del 2004 la semilibertà e la possibilità di lavoro esterno con gli ex tossicodipendenti della comunità Mondonuovo di Tarquinia. Leonardo Falco e Giovanni Ceravolo morirono quella sera, Arturo Rocca è morto molti anni dopo. Empoli domani onora la memoria di questi uomini dello Stato morti in servizio. Un dovere non dimenticare mai il loro sacrificio.

Marco Mainardi

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