Rubano le foto di Miss Toscana per adescare ragazzi su facebook. Dall'Empolese denuncia alla polposta per 'truffa hot' in rete

Il profilo facebook 'fake' che utilizza le immagini di Veronica Fedolfi (foto gonews.it)

Ormai è allarme sui social network per falsi profili facebook creati per adescare ragazzi e successivamente ricattarli. Il sistema sfrutta foto di ragazze carine come avatar per poi andare a chiedere l'amicizia a sconosciuti. Una volta accettata, a quel punto partono le avances e, magari, richieste di foto compromettenti. Solo a quel punto il corteggiamento diventa una trappola, con la ragazza che si trasforma in un aguzzino pronto a chiedere soldi per evitare la pubblica gogna.

IL CASO DI MISS TOSCANA VERONICA FEDOLFI

Il sistema non fa sconti a nessuno. Lo sa Veronica Fedolfi, Miss Toscana 2014, di Carrara: è stata letteralmente 'saccheggiata' delle proprie fotografie da un'utente, una sedicente 'Sara', che ha aggiunto oltre 2.500 amici su facebook. Il profilo infatti ha come foto il volto della giovane aspirante ingegnere navale apuana, ma non c'entra assolutamente niente con lei.

La Fedolfi per tutelarsi ha fatto richiesta a facebook per far rimuovere tale profilo. "Queste persone mi spaventano - commenta Miss Toscana a gonews.it - Si nascondono dietro false identità per quale scopo? Non si può più star tranquilli. Ma purtroppo è l'altro lato della medaglia dei social network... Però proprio non capisco da cosa siano spinti per rubare foto altrui e spacciarle per proprie... Allucinante".

UNA DENUNCIA DALL'EMPOLESE

Purtroppo non è la sola a essere danneggiata da questo sistema. Se il suo caso fa più clamore in quanto persona conosciuta, ce ne sono altri di gente meno nota che viene, spesso a sua insaputa, 'utilizzata' come volto per compiere azioni poco trasparenti.

Molti casi nel genere sono stati segnalati anche nell'Empolese. Un ventenne, che preferisce restare anonimo, nelle scorse settimane è stato adescato da una 19enne di lingua francese su Skype. Prima ha iniziato a fargli avance piene di allusioni erotiche, poi si è mostrata nuda, intimandogli di fare lo stesso.

Il ragazzo si è lasciato cadere nella trappola. La ragazza aveva registrato il video della 'conversazione hot', minacciando di pubblicarlo se non avesse ricevuto del denaro. Tutto è accaduto nel giro di poche ore.

L'interlocutore avrebbe chiesto prima la somma di 200 euro, fino a scendere a 50.
Dopo l'ennesimo rifiuto del ragazzo, la conversazione è diventata più aggressiva e questa, accennando un italiano stentato, ha iniziato ad offenderlo e minacciarlo con toni sempre più aspri. La donna avrebbe addirittura scritto nella chat di facebook i nomi degli amici della vittima, minacciando di inviare il video ad ognuno di loro.

Il video, invece, è stato pubblicato direttamente sul profilo facebook del ragazzo e su youtube con il titolo: 'Ragazzo si masturba guardando una 11enne' e il nome e cognome della vittima del raggiro telematico.

A quel punto il ragazzo ha segnalato il video e lo ha cancellato dal suo profilo, poi ha bloccato la donna. Questa, non soddisfatta di come siano andate le cose, ha quindi creato un profilo facebook speculare a quello della vittima che mostrava un'immagine del video hot e il viso del ragazzo.

Si tratta insomma di una truffa in piena regola: con tutta probabilità il profilo facebook è stato creato proprio con questo scopo, anche se dall'apparenza sembrava trattarsi di una ragazza normale.

La denuncia è stata presentata alla polizia postale di Firenze che ha bloccato il profilo facebook.

Secondo la polposta non si tratterebbe del primo caso, e questo tipo di truffe sarebbero molto frequenti su facebook: si crea un profilo falso, magari fatto con un IP non immediatamente identificabile, si mette in situazioni imbarazzanti la vittima e poi la si minaccia. Spesso chi è interessato dal raggiro, preoccupato delle ripercussioni che il suo gesto può avere in ambito sociale, familiare o lavorativo, paga il truffatore. Se questa operazione viene fatta per cinque o sei volte al giorno, stiamo parlando di un giro d'affari da qualche migliaia d'euro alla settimana.

Nel caso specifico l'IP usato sarebbe riconducibile alla Costa d'Avorio, ma secondo quanto riferito dalla polizia postale sarà quasi impossibile trovare il responsabile.

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