Francesco Colella Albino e i vantaggi della professione medica all'estero

Francesco Colella Albino nel suo studio

Il 45enne Francesco Colella Albino ha lasciato una carriera in una città italiana sede di un ospedale e di una facoltà di medicina come Siena per intraprenderne una analoga in Svizzera. Un punto di vista importante per evidenziare le differenze fra la professione medica in Italia e all’estero.

LA SCHEDA

Nome: Francesco Colella Albino

Anni: 45

Cresciuto a: Siena (contrada della Pantera) e in parte a Roma

Studi: diploma di maturità scientifica a Genova (1988), laurea in medicina a Siena (1999)

Residenza e professione: vive a Lugano dove ha uno studio medico di medicina generale e geriatria.

Prima esperienza all’estero: Quella attuale.

Lavoro in Italia: al policlinico Le Scotte di Siena fino alla fine del 2003.

Frase: Un medico anziano che gestiva lo studio prima di me mi chiamò e mi disse che mi lasciava lo studio con tutti i pazienti.

L’INTERVISTA

Perché ha deciso di andare all’estero?

Io sono andato via in tempi non sospetti. Non sono stato obbligato dalla crisi, per natura ho sempre desiderato fare un’esperienza all’estero. Ebbi la possibilità di fare un concorso per un’esperienza in una clinica a Locarno, che sarebbe dovuta durare solo un anno. Feci il colloquio e mi presero subito. Quando partii pensavo che sarei stato fuori un anno solo, io in quel momento stavo facendo il dottorato di ricerca in farmacologia clinica all’università di Siena. Partii in attesa che arrivasse il concorso per entrare stabilmente all’ospedale.

Durante questo anno cosa è successo?

Mi sono fatto valere a Locarno. Mi conobbero dei colleghi a Lugano e mi chiesero di lavorare con loro in un centro di geriatria aperto poco prima. Lì presi la prima decisione di lungo periodo, decidendo di rimanere. Lo feci perché era conveniente e interessante da molti punti di vista.

Nella tua esperienza, quali sono le principali differenze nel mondo del lavoro fra l’Italia e la Svizzera?

Dal punto di vista medico le differenze sono molte. Innanzitutto il lavoro del medico è impostato fin da subito molto più sull’aspetto pratico che in Italia, si fanno molte più esperienze. Un’altra differenza è che viene pagato di più. Inoltre si lavora molto di più come orario: i turni sono più lunghi, e specialmente all’inizio quando si fa l’assistente, sono massacranti. C’è molta meritocrazia, molto più che in Italia. Tutte le differenze che ho elencato finora si riferiscono alla professione ospedaliera. Adesso che sto facendo la libera professione noto invece più libertà e molta meno burocrazia. Qui c’è ancora molto rispetto professionale per la figura del medico, cosa che in Italia secondo me si sta perdendo un po’. Infine si guadagna di più.

C’è un episodio che giudica indicativo per definire la differenza fra i due Paesi?

Me ne vengono in mente due. Il primo è la facilità con cui sono stato assunto: un periodo di prova di circa un mese e subito dopo l’assunzione a tempo indeterminato con uno stipendio che era quattro o cinque volte quello che avrei preso in Italia. Non vuol dire che qua assumono in modo leggero, ma tolgono tutta quella parte di burocrazia e concorsi che non servono a niente ma anzi spesso sono il modo per raccomandare qualcuno. L’altro è il modo con cui ho aperto lo studio medico nel centro di Lugano. Il medico anziano che gestiva lo studio prima di me mi chiamò e mi disse che me lo lasciava con tutti i pazienti. In questo momento un medico italiano non credo che possa avere queste due opportunità.

Torneresti in Italia?

Non ho intenzione di farlo. Per un medico internista come ero io qui, in Italia non c’è la possibilità di aprire uno studio privato come accaduto a me. Lo possono fare solo primari o professori estremamente famosi. Anche loro quando lo aprono hanno una pressione fiscale enorme. Loro pagano il 60% di tasse, qui si paga il 13%.

Cosa le manca?

Gli amici, la famiglia, Siena, la mia contrada. Mi manca in generale il calore nei rapporti che c’è fra noi italiani. Qui si parla la stessa lingua dell’Italia ma siamo comunque diversi, non ci si sente sempre a casa come da noi. Gli italiani non sono sempre ben visti purtroppo e non è facile entrare in certi ambienti. Ora posso dire a Lugano di essere conosciuto, ma ho faticato parecchio.

Il voto che dà alla sua vita adesso rispetto a quello quando era in Italia.

Io alla mia vita dò sempre 8, che però è una media. In Italia era alto il voto alla parte extralavorativa, qui lo è quello all’aspetto professionale.

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