
Su 859 imprese cinesi controllate in tutta l'area vasta metropolitana da settembre fino a novembre, oltre un terzo – 316 – sono pratesi. Poco meno sono state visitate a Firenze. Quasi duecento sono stati i controlli ad Empoli e una cinquantina a Pistoia. "Prato è evidente che vive la situazione più grave e complicata" sottolinea il presidente della Toscana Enrico Rossi. Su sessantadue ditte chiuse o sequestrate, 48 sono pratesi. Solo 58, un po' meno di una su cinque, sono risultate perfettamente in regola.
In 251, comprese le aziende chiuse, hanno ricevuto un avviso di prescrizione. Da novembre il progetto è entrato a regime ed ha iniziato a viaggiare a piena velocità. Nel mese appena passato sono state circa dieci le aziende controllate ogni giorno. E a questo ritmo si proseguirà fino al 2016, quando tutte e 7700 le aziende a rischio censite, circa quattromila solo a Prato, saranno controllate. Intanto Enrico Rossi torna sull'argomento, sulla ricchezza chye comunque il distretto cinese ha sul territorio:
Il presidente della Toscana Enrico Rossi coltiva un sogno. Se l'obiettivo del progetto "Lavoro Sicuro" lanciato in estate dalla Regione è quello di "tutelare i lavoratori", il sogno è "di portare alla piena emersione l'intero distretto produttivo delle confezioni cinesi: riportarlo nel binario delle regole in modo che possa dare il proprio contributo, nella legalità, alla ricchezza e allo sviluppo del territorio". Per questo l'attività quotidiana dei controlli, quelli degli ispettori sanitari della Asl e quelli di altri istituzioni , sono importanti. "Un'azione continuativa nel tempo serve a far capire che non c'è alternativa al mettersi in regola" sottolinea. E da questo tutti possono trarre un vantaggio.
Durante la conferenza stampa che ha aperto in palazzo comunale a Prato le iniziative per l'anniversario del rogo della Teresa Moda, il procuratore generale della Corte di appello di Firenze, Tindari Baglione, era stato chiaro: "Le autorità cinesi, console e ambasciatore, devono fare la loro parte". "L'integrazione vale per tutti – si era soffermato - e a tutti, cinesi o non cinesi, si applica il diritto alla condizionale o l'affidamento ai servizi sociali. Ma dopo una, due o tre volte, soprattutto quando si tratta di reati gravi come l'associazione a delinquere o mafiosa, la repressione deve essere forte". Un passaggio condiviso e apprezzato dal presidente Rossi. "Senza certezza della pena – dice – la forza del progetto messo in campo con l'assunzione di questi giovani settantaquattro ispettori animati da grande entusiasmo perderebbe sostanza".
"I sette operai cinesi scomparsi nel rogo della fabbrica bruciata un anno fa sono morti di illegalità – fa eco il procuratore capo facente funzioni di Prato, Antonio Sangermano - Il primo dovere è il rispetto della legge e non esiste un "sistema Prato" in senso negativo, ma un "sistema Toscana in senso positivo, per come ha saputo reagire compatta". "Ai controlli effettuati dal nucleo regionale si aggiungono i 1.358 fatti dal Gruppo Interforze nel 2014 – annota il prefetto di Prato Maria Laura Simonetti, –: uno sforzo poderoso con effetti non solo sanzionatori e repressivi, ma anche a tutela dell'economia legale, che agisce seguendo le regole" In conclusione il presidente della Toscana ricorda Giorgio Napolitano. "Il presidente della Repubblica fu da subito vicino in questa vicenda e lo ringrazio – racconta – Il suo aiuto è stato fondamentale, con le telefonate reiterate che più volte mi ha fatto e gli inviti a tutte le istituzioni e gli attori sul territorio a fare sistema".
Fonte: Giunta Regionale
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