Cooperative e Società della Salute, i Cobas: "E' tempo di bilanci critici"

foto d'archivio

"Il comune di Pisa avviò nell’ormai lontano 2002 il progetto denominato “Città Sottili”. Per attuarlo fu pensata una commistione tra pubblico e soggetti del privato sociale che, trovava espressione nella Società della Salute (un consorzio pubblico di comuni e Azienda USL 5) per la programmazione delle politiche socio assistenziali e socio sanitarie, del territorio provinciale.

A distanza di tanti anni, sul piano lavorativo, non possiamo che prendere atto di come le Cooperative siano diventate lo strumento con cui abbassare il costo del lavoro, precarizzandolo e esternalizzando i servizi. Le premesse di un decennio fa sono state disattese, in questi anni abbiamo perso decine di posti di lavoro e le Cooperative hanno di volta in volta concertato i tagli agli organici e ai servizi con i lavoratori/trici  in un ruolo di supina accettazione. L’obiettivo, dei percorsi di cittadinanza, per coloro che si trovano in situazione di forte esclusione sociali e dimorano in situazioni abitative in stato di forte degrado, solo parzialmente è stato concretizzato, è sufficiente consultare i dati:

  • sull’aumento dei senza casa, italiani e non,
  • di quanti sono i senza reddito emergenti.

I senza casa e lavoro vengono progressivamente messi ai margini della politica e spesso obbligati a condizioni di vita tra le piaghe della società, ma sono anche sottoposti a scelte amministrative di indirizzo securitarie (le ordinanze del sindaco vanno in questa direzione) e dai tagli ai progetti sociali e di riduzione del danno che, hanno determinato la perdita di molti posti di lavoro (o riduzione di ore\salario) nelle Cooperative. Gli obiettivi, quali il superamento dell’assistenzialismo e dello stesso concetto di campo Rom, la cancellazione dei quartieri ghetti si scontra con la criminalizzazione del dissenso e la miseria crescente che, ha necessità di individuare obiettivi contro i quali agitare la paura popolare e recuperare consenso politico.

In dieci anni molte cose sono cambiate e  sarebbe bene domandarsi che fine abbia fatto quel progetto (deciso da sds e Comune di Pisa) riassumibile con alcune parole d’ordine: casa – legalità – istruzione – lavoro – salute. Nel merito delle questioni, di un progetto che dimostrò fin dall’inizio forti limiti di realizzazione e molte criticità:

Rispetto ai finanziamenti destinati ai rom (che non sono le 30 euro  al giorno a rom di cui parla la destra , soldi che esistono solo nella testa di chi cavalca xenofobia e razzismo) c’è da dire che dal 2011 la Comunità Europea elargisce soldi agli Stati membri con l’obbligatorietà di destinarli a progetti di inclusione sociale delle comunità Rom, nel caso del Comune di Pisa e del Comune di Sesto Fiorentino, la Comunità europea parla nel 2012 di non attuazione dei programmi e soprattutto accusa le amministrazioni di non aver speso per l’inclusione i soldi ricevuti, questa notizia emerge in un incontro a Strasburgo nel Gennaio 2012 presenti alcuni amministratori locali.

E’ troppo chiedere alla Sds e alle amministrazioni locali che ne fanno parte di dirci come stanno le cose, se e come sono stati spesi i soldi?

Veniamo al servizio scuolabus che  ovviamente è a carico delle famiglie, (su modello ISEE), ma sono presenti alcuni casi, e nell’ultimo anno sono aumentati, di famiglie morose e molte sono anche le famiglie italiane. La morosità non riguarda solo il servizio scuolabus, alcune famiglie pur essendo in pari con i pagamenti del servizio, non usufruiscono dello scuolabus perché hanno contratto debiti con la SEPI. (multe etc. che la SEPI non può, a detta sua, neppure rateizzare).

E la situazione ormai riguarda non solo rom ma anche quanti fino ad oggi vivevano dignitosamente con un salario e un reddito che consentiva pagamenti regolari del mutuo, delle rate della macchina e anche dei servizi erogati dal Comune. In ogni città sono sempre più numerose le rinunce al servizio scuolabus

Chiudiamo sulla spinosa questione bigattiera (dove operano anche i volontari della PA): difficile è capire le scelte dell’ l’amministrazione comunale. Gli interventi di scolarizzazione sono stati sospesi per volere della Società della Salute già a primavera 2011, così come furono sospesi altri interventi poi ripresi nella primavera scorsa. Il servizio scuolabus non esiste, per volontà dell’Amministrazione comunale negando a tanti bambini\e il diritto di istruzione (poi escono titoli roboanti con denunce a carico dei genitori che non mandano i loro figli a scuola). Non esistono sussidi alle famiglie che non siano detrazioni in busta paga (“sconti” d’imposta) per i figli o assegni per il nucleo familiare; una oculata politica di sussidi dovrebbe riguardare tutti i casi sociali  che sono in costante aumento sul territorio pisano.
Chiudiamo con una domanda: per quanto riguarda i finanziamenti, parte sono elargiti dal Comune, parte dalla Regione, ma quasi tutti, compresi quelli regionali e comunali provengono della Comunità Europea.  Allora come sono spesi questi soldi? Quanta occupazione creano e quanta potrebbero creare? Quali sono gli interventi sociali per rom e non solo? Di questo vogliamo parlare con Sds, Comune e cooperative".

Fonte: Cobas Pisa

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