Alluvione, Bottino (Urbat): “Riflettere sulla manutenzione del territorio”. Il punto su Albegna, Elsa e affluenti

Marco Bottino

“Lascia tutti sgomenti quanto accaduto a Grosseto – spiega Marco Bottino, presidente dell'Urbat (Unione regionale per le bonifiche, l'irrigazione e l'ambiente della Toscana), in merito alle esondazioni in Maremma – ma è bene precisare, prima di tutto, che i lavori per l’argine remoto dell’Albegna riguardano una zona diversa da quella in cui hanno tragicamente perso la vita due persone. Il dramma è legato infatti all’esondazione dell’Elsa e dello Sgrilla, a monte del tratto di fiume in cui nascerà il nuovo argine.

Quella caduta ieri è stata una bomba d’acqua di portata eccezionale, paragonabile a quella del 2012, ed estremamente localizzata, che ha mandato in piena l’Elsa e i suoi affluenti. ‏Nell’area, dopo l’alluvione del 2012, erano previste numerose opere lungo i corsi d’acqua e molte sono state completate. Non a caso, gli argini hanno tenuto e non ci sono state rotture, a differenza di due anni fa. Si sono avute invece delle tracimazioni perché l’acqua, essendo troppa, ha superato gli argini. Già il Consorzio di Bonifica Osa Albegna, ora assorbito nel Consorzio di Bonifica Toscana Sud, aveva messo in guardia, anche sulla stampa, circa le problematiche esistenti e la necessità di ulteriori interventi in queste zone, in aggiunta a quelli completati dal Consorzio stesso”.

Se da una parte non è neanche teoricamente possibile arrivare al rischio zero, dall’altra, solo quest’estate, i Consorzi toscani sono stati impegnati su decine di lavori straordinari e nuove opere per oltre 42 milioni di euro. Tutto questo oltre all’attività di manutenzione ordinaria e dovendo, nel frattempo, riorganizzare i nuovi Consorzi, nati a marzo 2014 dai vecchi enti.

“Detto questo – prosegue Bottino – concordiamo con la preoccupazione espressa dal presidente della Regione Toscana Enrico Rossi circa i ritardi nella realizzazione del progetto per l’argine remoto dell’Albegna. Teniamo però a far rilevare che questi non dipendono dalla negligenza dei Consorzi di Bonifica, ma da lentezze burocratiche che riguardano tutte le grandi opere e che, più volte, abbiamo denunciato. Una bonifica bellica richiede 60 giorni solo per essere autorizzata; le procedure di esproprio vanno sistematicamente incontro a opposizioni e contestazioni che allungano i tempi in modo estenuante; i progetti sono spesso soggetti a opposizioni da parte di residenti e comitati di cittadini, mentre il loro iter di approvazione è accidentato e si trasforma spesso in un estenuante ping pong tra Comuni, Province, Genio Civile e chi più ne ha più ne metta.

Questo non per giustificare quanto accaduto, ma per illustrare le difficoltà con le quali enti come i Consorzi di Bonifica devono operare. Comunque i Consorzi hanno da tempo presentato alla Regione molti progetti contro il dissesto idrogeologico, numerosi dei quali sono stati inseriti dalla Regione stessa all’interno del documento annuale per la difesa del suolo, che ha stanziato 55 milioni di euro contro il dissesto (12 dei quali andati ai Consorzi). Continueremo con la Regione nel lavoro di progettazione e proposta perché si possa costruire insieme un nuovo percorso che aiuti una sempre maggiore messa in sicurezza della Toscana”.

Fonte: Ufficio Stampa

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