Bacini di Carenaggio, l'Authority dice no alel grandi navi: "La richiesta del sindaco è difficilmente accoglibile"

Si riunisce il Comitato dell'Autorità Portuale di Livorno

«I Bacini di carenaggio? Ospitare le grandi navi richiederebbe una preventiva modifica del Piano Operativo triennale e, quasi sicuramente, del Piano Regolatore Portuale, dove ci sono riferimenti alle riparazioni navali sia nella relazione di accompagnamento che nelle norme tecniche».

Dal Parlamentino di Palazzo Rosciano, il numero uno dello scalo labronico, Giuliano Gallanti, ha messo i puntini sulle i e ha giudicato difficilmente accoglibile, da un punto di vista procedurale e tecnico, la richiesta del sindaco di destinare il bacino in muratura alla riparazioni delle navi di 300 metri e oltre.

«Lo strumento del Piano Operativo triennale è flessibile – ha rimarcato Gallanti – ma non lo è il Piano Regolatore. E comunque la discussione non è all’ordine del giorno. Oggi dobbiamo soltanto illustrare le linee guida del bando di gara».

La proposta del primo cittadino di Livorno è stata insomma rimandata ad una successiva e più approfondita analisi, ma all’interno del Comitato Portuale non sono stati pochi i mal di pancia e i distinguo rispetto all’ipotesi di modificare, anche soltanto di un punto e virgola, gli strumenti programmatori dell’Authority.

«Dal primo ottobre – ha dichiarato Umberto Paoletti, di Confindustria,– è iniziato il conto alla rovescia su alcune partite fondamentali per lo sviluppo del porto di Livorno. La zonizzazione, gli escavi, il piano regolatore portuale: i tempi tecnici non sono variabili indipendenti. I grandi operatori economici vogliono certezze e devono poter fare affidamento su atti che sono già stati adottati da tutti gli enti competenti e che hanno portato all’approntamento di opere necessarie per lo sviluppo dello scalo labronico».

Dello stesso avviso il comandante della Capitaneria di porto, l’ammiraglio Arturo Faraone, che in quanto membro del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, ha messo in guardia sulle possibili ricadute che una modifica in ordine alla destinazione d’uso dei bacini avrebbe sull’approvando piano regolatore: «Attenti. Rischiamo di dover modificare il Prp», ha ammonito.

E mentre il presidente della Camera di Commercio, Sergio Costalli, si è soffermato, al pari di Paoletti, sulla necessità di offrire garanzie e certezze sul futuro, di modo che «le scelte che sono alla base degli strumenti programmatori non siano soggette a continue rivisitazioni e modifiche», il rappresentante dei lavoratori, Mauro Strazzullo, ha lanciato un grido di allarme: «Qualsiasi dibattito è legittimo – ha detto - ma se dovessero essere rimesse in discussione le scelte assunte a suo tempo dagli enti interessati, rischieremmo di paralizzare non soltanto Livorno, ma tutta la Toscana».

È toccato infine al capogabinetto dell’Ufficio di presidenza della Regione Toscana, Ledo Gori, eccezionalmente presente in Comitato, rilanciare sulla questione delle riparazioni navali: «Vorrei ricordare – ha dichiarato – che a pochi chilometri di distanza da Livorno c’è Piombino, sul cui rilancio il Governo e il Ministero dello Sviluppo Economico hanno investito 270 milioni di euro, 120 dei quali destinati alla realizzazione di un bacino lungo 400 metri. Evitiamo inutili doppioni, i due porti devono svilupparsi nell’ottica di una sinergica complementarità».

Vale a dire: che senso ha investire a Livorno sulla riparazione delle grandi navi se a Piombino sta già nascendo un polo di riparazioni navali tecnologico ed efficiente?

Una riflessione simile è stata sviluppata anche dal segretario generale, Massimo Provinciali, che ha aggiunto: «Il bacino in muratura ha avuto una sua piena funzionalità fintanto che è rimasto in piedi il cantiere fratelli Orlando. Questo cordone ombelicale è ormai stato reciso: bisogna prendere atto del fatto che a Livorno le riparazioni navali si sono via via andate svalutando. Inoltre, sulla scorta degli ultimi censimenti effettuati dal Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, Livorno non è nemmeno più considerata un cantiere navale».

Fonte: Autorità Portuale Livonro

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