
Un libro particolarissimo edito da ‘Ibiskos Ulivieri’, in cui Giuseppe Dati di Avane, frazione di Empoli, affronta e aggredisce il suo handicap, rivendicando la volontà di vivere in maniera normale e serena.
Paraplegico da più di venti anni, privato delle sue facoltà motorie da un maledetto incidente di macchina, Giuseppe Dati non si è perso d’animo “un percorso tutto in salita, un tunnel senza fine”, come viene detto più volte dall’autore che racconta con spontaneità, commozione, talvolta anche con rabbia, attraverso una scrittura semplice, diretta, toccante.
“Sono pagine sincere - dice Alessandra Biancalani, che ne ha curato la post-fazione, - Giuseppe non si è mai arreso. Continua a lottare, a guardare avanti, a sperare nel suo futuro, ricordando al lettore, anche al più distratto, che esistono ancora valori autentici: l’altruismo, l’onestà, la fede. Più forti di ogni disabilità”.
E Cristiano Mazzanti, nella sua prefazione …Fra i tanti temi affrontati in capitoli da trasformare in scene teatrali, emerge l’urlo nei confronti dell’amore e del sesso, argomenti troppo spesso tabù nei confronti delle problematiche legate alla invalidità fisica… In queste pagine c’è la valorizzazione dello spirito che anche quando riguarda l’incapacità legislativa nei confronti dei portatori di handicap, continua a ripetere con San Paolo “littera occidit, spiritus autem vivificat. Il fiscalismo burocratico uccide, lo spirito porta la vita”.
Un libro da leggere e meditare. “E’ un problema riuscire a capire la vita – dice Giuseppe Dati – quando il male ti circonda tutti i giorni e non puoi fare niente per cambiare la tua condizione”.
Giuseppe Dati, nato nel 1971, vive ad Avane, frazione di Empoli. All’età di venti anni è divenuto paraplegico a causa di un incidente stradale. Da quel momento ha dovuto affrontare una nuova e dolorosa realtà.
Biografia scritta dall’autore nel libro “Realtà di un paraplegico”
Questo testo è stato da me scritto nel 1997; allora passavo un brutto periodo, erano i primi anni che ero diversamente abile, e dovevo abituarmi alla mia nuova condizione.
Mi piace scrivere e sono attratto dalla filosofia e dalla teologia. Sant’Agostino è il mio primo riferimento. Ha fatto le scuole elementari, poi con le serali, ho preso la licenza media.
Vengo da una famiglia umile, mio padre lavoratore, madre casalinga, di Cirò Superiore. Secondogenito, nasco nel 1971; grande gioia per la famiglia, anche se mia madre desiderava una femmina. Nell’anno 1977 arrivarono due gemelle. Grandi feste in casa; avere due sorelline era una gioia enorme per tutti. Nella mia famiglia, mia madre non ci faceva mancare niente, mio padre faceva tutti i mestieri onesti senza risparmiarsi, per tirare avanti la famiglia, io, come diceva mia madre, ero stato il più coccolato, avevo perfino la sarta che mi confezionava espressamente i vestiti. Ho perso mia madre nel 2011, è morta di SLA. E’ stata per tutta la famiglia una grande perdita, perché con lei se n’è andato il perno della famiglia, colei che ha insegnato ai figli l’educazione e il rispetto, verso tutti.
A dieci anni ho lasciato la scuola per andare a lavorare come apprendista carpentiere.
A diciassette anni sono diventato carpentiere di primo livello, lavoravo il ferro per ponti, case e altro ancora. Sono partito da casa a quattordici anni per andare a lavorare come carpentiere e ferraiolo a Lucca, poi in Lombardia, e a Portoferraio (Isola d’Elba).
Tornato in Calabria nella mia città natale, nel mese di aprile del 1991 sono rimasto vittima di un incidente stradale (mancavano quaranta giorni al mio ventesimo compleanno) e da quel giorno per me è cominciata un’altra vita.
Oggi vivo ad Avane una frazione di Empoli, dove c’è un cane che abbaia sempre e si chiama Rocco e quando mi vede, mi viene vicino e mi lecca. Io sono un vero amico del cane, devo averne uno quanto prima, è un vero amico e un grande compagno.
Fonte: Ufficio Stampa
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