
L’ultima arrivata al Palio del bigonzo, la contrada di Contignano, ha dominato le due edizioni a cui ha partecipato. È la favorita, anche se le altre contendenti sembrano di nuovo ben attrezzate. Intanto, in attesa del 13 e 14 settembre, giorni della festa, Bonmigliaccio “carica” i propri simpatizzanti offrendo pizza e birra. Cene propiziatorie sono previste in tutte le contrade che hanno antiche origini: sono quelle degli insediamenti cresciuti intorno alla rupe di Radicofani su varie altezze, per difendere la postazione strategica più importante del sud senese. Si tratta di borghi che vengono nominati, con la loro organizzazione amministrativa, già nello statuto comunale del 1255. E proprio al tredicesimo secolo si rifanno i costumi della manifestazione, rinnovati grazie al lavoro degli abitanti.
Il borgo Maggiore era il più popolato ed esteso: aveva il palazzo del Comune, il palazzo di Giustizia e numerose chiese, tra le quali quella dedicata a san Pietro apostolo. Viveva sui transiti sulla Francigena e per l'agricoltura, una parte importante della quale era la produzione del vino.
Il borgo di Castelmorro era situato a metà altezza sulla rupe, a controllo diretto della valle dell'Orcia, e non era molto abitato. Al suo interno aveva un palazzetto detto del podestà, la chiesa di sant'Andrea apostolo e l'oratorio del Corpus domini.
Il borgo di Bonmigliaccio, vicino a quello di Castelmorro, era prevalentemente agricolo, e per anni fece di tutto al fine di avere una propria chiesa.
Il borgo del Castello era, come si intuisce dal nome, l'avamposto ultimo in cima alla rupe, dove viveva una guarnigione di soldati con le proprie famiglie. Anch’esso aveva la sua chiesa dedicata a Santa Barbara.
Tutti e quattro i borghi avevano mura, fortificazioni, ed erano collegati tra loro formando un’articolata cittadella. Il Palio celebra la memoria di insediamenti in gran parte scomparsi: ne restano le mura e poco altro Gli abitanti che si inserirono nel borgo maggiore, dove sono stati costruiti nuovi quartieri. Così, i nomi antichi servono a definire una parte del paese odierno.
Lo stesso Palio del bigonzo è una “invenzione” recente (nemmeno dieci anni), ma di grande successo, anche perché legata al culto della Madonna delle vigne, festeggiata l'8 settembre. Come per le contrade, la festa esprime radici antiche, legata al vino. Va ad Alfredo Rossi e al centro Auser averle riscoperte, pensando a un evento che poi è stato ideato da tre appassionati di storia locale: Renato Magi, Giovanni Fatini e Fausto Cecconi, su incarico del Comune. Poi c’è stata la passione dei cittadini a fare il resto, con tanti ragazzi protagonisti. Tra questi, vanno annoverati l’attuale sindaco Francesco Fabbrizzi e il consigliere comunale Giacomo Meloni, animatori dei gruppi di sbandieratori, musici, tamburini. Quanto al legame con il vino, nessuna sorpresa: a Radicofani, sino agli anni Cinquanta se producevano tremila ettolitri, che piccoli produttori vendevano alle osterie e ai paesi amiatini. In passato si normava ogni momento di questa produzione. Addirittura, lo statuto del 1441 ci dice che i quattro borghi, a un certo punto dell'estate, pagavano delle guardie campestri che si trasferivano nella valle delle vigne a monitorare i grappoli che si sarebbero raccolti. Proprio in questa valle i Radicofanesi vollero la costruzione di un piccolo santuario dedicato alla Madonna delle vigne, a protezione del loro tesoro. Un legame che riemerge grazie a un corsa particolare, effettuata trasportando il contenitore dell’uva usato durante la vendemmia: il bigonzo.
Fonte: Comune di Radicofani - ufficio stampa
Notizie correlate
Tutte le notizie di Radicofani
<< Indietro