
La luminara di Santa Maria a Monte, prevista per il 14 agosto prossimo, è un avvenimento nato per la ricorrenza dell’Assunzione di Maria Vergine, e affonda le sue radici in un passato molto remoto.
Infatti, le prime notizie della festa con cui si celebrava il transito di Maria, la 'dormitio Virginis', si trovano in Oriente, tra il 540 e il 570 e ce le riportano i pellegrini che visitarono Gerusalemme in quegli anni. Alcuni anni dopo, intorno al 600, un editto dell'imperatore Maurizio estendeva la commemorazione a tutte le regioni dell'impero, fissandola per il 15 agosto. A Roma, invece, la solennità venne introdotta nel VII secolo, divenendo subito la più importante di tutte, e si estese rapidamente, durante i secoli VIII e IX, a tutto l'Occidente.
A Santa Maria a Monte questo dato storico coincideva con la presenza di una piccola chiesa, definita 'oracolum' nei documenti datati 22 dicembre 787, dedicata alla Vergine Maria, sul colle del Valdarno che poi ospiterà l’insediamento vero e proprio all’epoca del cosiddetto 'incastellamento' dando il nome al comune stesso.
Oltre alla dedicazione dell’edificio religioso, anche la presenza nell’attuale Collegiata della Madonna in trono con Bambino, scultura in legno dipinto e dorato attribuita alla scuola giottesca e datata al 1255, farebbe pensare che a Santa Maria a Monte la festa in onore di Maria Vergine Assunta fosse una delle celebrazioni più antiche. Tuttavia, secondo quanto testimoniano i documenti, è 'solamente' da più di seicento anni che viene commemorata in modo 'ufficiale' tale ricorrenza.
Siamo nella Toscana del XIV secolo, in piena lotta tra guelfi e ghibellini. A seguito del dominio di Castruccio Castracani, la signoria di Firenze su Santa Maria a Monte, il cui castello venne conquistato dai fiorentini nel 1327, venne riconosciuta solo nel 1339, con la stipula del trattato di Venezia. Nello statuto comunale del 1391 si trova un intero capitolo, il centosessantesimo, dedicato alla luminaria per la festa di Sancta Maria del mese d’Agosto.
Già sul finire del Trecento la luminara si svolgeva la sera della 'vigilia della festa della beata sempre vergine Maria', ossia il quattordici 'del mese d’Agosto'. Lo statuto rivela anche importanti dettagli sulle modalità di svolgimento della festa, riguardanti sia le persone che avevano l’obbligo di parteciparvi sia il percorso della processione. Il 'dì innanzi la vigilia', il podestà era tenuto a “bandire […] che ciascuno huomo della detta terra o ivi habitante d’età d’anni quactordici” aveva il dovere di partecipare alla luminara con “uno cero overo candelo di peso d’once quactro di cera”. Muniti di tali 'ceri', gli uomini dovevano recarsi “a Montignano, inanzi la chiesa della sancta Trinità”, oggi non più esistente, ma probabilmente, analizzando il dato toponomastico della località menzionata, collocabile su un’altura, forse quella nei pressi dell’attuale Camposanto.
Una volta accesi “i candeli” nel detto luogo, la processione si sarebbe recata “alla pieve di Sancta Maria in Monte […], in fine all’altare di Sancta Maria” che, mostrando quasi certamente alla venerazione dei fedeli la Madonna in trono con Bambino, si trovava nella chiesa da identificarsi nell’attuale Collegiata di San Giovanni, allora in fase di ampliamento a seguito della distruzione della Pieve di Rocca operata dai fiorentini dopo la conquista del 1327. Addirittura era previsto un controllo che verificasse la presenza degli uomini incaricati di portare il cero ed una serie di normative e sanzioni andavano a regolamentare eventuali assenze. Per questo, alla fine della festa, il notaio del comune, “nella detta pieve”, era tenuto a “rasegnare tucti gli uomini del detto comune” e, qualora avesse colto qualcuno a “non essere stato alla detta luminaria et non avesse legiptima scusa”, avrebbe dovuto “apuntare” i nomi e consegnarli al podestà.
Quest’ultimo, poi, aveva l’obbligo di punire tale colpa, applicando una condanna “in soldi dieci per ciascuno” da pagare “in mano del camarlingo del comune”; una pena la cui metà spettava al comune, mentre l’altra metà era “del detto podestà et del notaio”. Infine, esclusi i “ribelli”, gli “sbanditi” ed i “condempnati”, tutti potevano “liberamente , licitamente et sicuramente” partecipare alla festa, anche coloro i quali erano incorsi in “alcuni debiti, bandi overo condepnagioni […] facte nella detta terra”.
Tutte queste disposizioni e regolamentazioni in merito alla “luminaria” non fanno altro che testimoniare quanto nel Medioevo la festa in onore della Vergine Assunta fosse un evento importantissimo per l’intera comunità di Santa Maria a Monte. Ancora oggi, ovviamente con i necessari distinguo, tale celebrazione prende linfa dalla tradizione passata: come un appuntamento fisso che si rinnova da secoli, ogni anno la processione della vigilia fa respirare al paese intero una ventata proveniente dai tempi lontani e colma di silenzio solenne il cammino dei fedeli lungo le principali vie del borgo.
Il percorso è armoniosamente scandito con circa settemila lumini che, invece di essere portati dagli uomini come accadeva nel Medioevo, sono deposti in bicchierini di vetro liscio ed appesi in appositi telai lignei, dipinti di bianco e strutturati in modo tale da esaltare e tratteggiare le sagome e i profili architettonici degli edifici, attraverso scritte di preghiera o semplicemente disegni geometrici che vanno a sottolineare le finestre, quasi a ricordare la più nota Luminara di San Ranieri di Pisa.
Oltre a ciò, novità di quest’anno, quindici 'lampadari' tempestati di lumini, ristrutturati da vecchi apparati lignei risalenti agli anni Cinquanta del Novecento, andranno a decorare sia la Piazza del Municipio sia il corso di via Carducci, due dei luoghi più significativi che caratterizzano il percorso processionale della vigilia. Questa particolare quinta scenica che deriva da quei tempi passati, in chiave moderna è messa in scena con il patrocinio del Comune di Santa Maria a Monte, ma soprattutto grazie al lavoro del Comitato 'Fiera dell’Assunta', composto da volontari che ogni anno, con un grande lavoro e pazienza, rinnovando la suggestione della luminara, addobbano instancabilmente il paese per dare una degna cornice ad una festa religiosa che, data la ricorrenza onomastica, assume da sempre anche una valenza civile.
Fonte: Comune di Santa Maria a Monte - Ufficio Stampa
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