Contro l’ordine di servizio e contro la gara regionale, unità tra i lavoratori e tra lavoratori e utenti

foto d'archivio

Più passano i mesi dall’ordine di servizio con cui la CTT ha perpetrato la rapina sul nostro lavoro e sulla nostra vita, più crescono l’indignazione e la rabbia per la spietatezza che in ogni busta paga si materializza come una provocazione beffarda e vigliacca.

A parte la fine fatta dalla “cassina” e dal “circolino”, la quota a nostro carico per le divise, i sette minuti di straordinario regalati alla dirigenza, eccetera, eccetera (i nostri diritti e il nostro salario sono stati rivoltati come un calzino), dovremmo rinunciare a metterci in malattia, per non far diventare la busta paga un’ingiuria per noi e per le nostre famiglie.

Addirittura, per poterci scippare l’indennità quotidiana, la CTT ci ha condannati nel 2014 per un “REATO” (le assenze dal lavoro) commesso nel 2013, quando quelle assenze non costituivano affatto “REATO” e nessuno di noi poteva esserne ritenuto “COLPEVOLE”, né può essere ritenuto tale retroattivamente. Uno scippo, insomma, totalmente illegittimo e illegale.

Così, la CTT sta cinicamente facendo cassa sulla nostra pelle, perché, se esercitiamo il diritto a fare assenze dal lavoro per curarci la salute (sempre più esposta al rischio di essere gravemente compromessa), col diktat dell’ordine di servizio perdiamo centinaia di euro al mese.

Gli autisti di autobus urbani, infatti, sono tra i lavoratori che più sono costretti a farsi mettere in discussione la salute a causa delle condizioni di lavoro. Sono questi, in generale, i motivi delle loro assenze (un rischio che di certo non corrono i signori della poltrona!).

Questi motivi si chiamano principalmente: problemi muscolo-scheletrici (lombalgie, cervicalgie, dolori alle spalle e ai ginocchi), disagi psicologici (affaticamento ed eccessivo carico mentali, tensioni, ansie), disordini gastrointestinali, disordini del sonno.

Il tutto esistente nelle società di TPL più organizzate, figuriamoci nella CTT, con gli autobus in uso da decenni, con la manutenzione assolutamente inadeguata, coi turni di lavoro che sono sempre più massacranti, con le pause che saltano a causa della congestione del traffico urbano, con le strade la cui manutenzione è perfino peggiore di quella riservata ai bus!

E ora pare che sia in dirittura d’arrivo la gara regionale per l’assegnazione del TPL per i prossimi nove anni. Un’altra diavoleria, che metterà sempre più il trasporto in mano a società controllate da privati, provocando danni al servizio e agli utenti, devastando ulteriormente le condizioni di lavoro e le buste paga degli autoferrotranvieri, attaccando i livelli occupazionali.

Ne è un esempio quanto si prospetta per i territori esterni alle città capoluogo, per i quali non ci sarà la gara regionale spacciata per “unica” (!), ma ci saranno gare separate che affideranno il servizio a ditte inaffidabili, con meno diritti per i lavoratori, con retribuzioni esposte a ritardi e insolvenze, con posti di lavoro a rischio, con meno corse giornaliere, ancora meno o perfino cancellate nei giorni festivi.

Ditte inaffidabili, dove saranno distaccati anche lavoratori ora in forza alle attuali società del TPL.

Il tutto sta scritto nel “verbale di incontro” del 18 luglio tra l’assessore regionale Ceccarelli e le segreterie regionali Cgil, Cisl, Faisa e Ugl, le quali, ottenuta tanta bontà di dio, hanno revocato lo sciopero del 25!!!

Intanto, gruppi di cittadini di Calci, Calcinaia, Lari si stanno organizzando per rispondere a questi attacchi al trasporto pubblico, hanno coinvolto il sindacato di base Cobas, intendono collegarsi con gli autisti per dare vita a comitati unitari di mobilitazione e di lotta.

I Cobas propongono agli autoferrotranvieri, almeno a quelli di loro che intendono essere sindacalmente attivi, di organizzarsi nel nostro sindacato di base, per rimettere in discussione un ordine di servizio che è un autentico attentato alla salute degli autisti, per contrastare quanto di nefasto si annida nella gara regionale, per unirsi a quei cittadini che vogliono un trasporto davvero pubblico.

Fonte: Cobas Pisa

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