Tenuta nel 2014 e ripresa dal 2015, dopo un 2013 nel segno della recessione. Da Irpet e Unioncamere segnali incoraggianti

foto d'archivio

La Toscana, all'interno di quella che può considerarsi anche per la sua economia la crisi più grave degli ultimi 70 anni, continua ad andare meglio dell'Italia nel suo complesso. E dopo un 2013 di recessione e un 2014 che si prefigura di tenuta, nel 2015 dovrebbe arrivare l'attesa ripresa. L'economia toscana ha affrontato il peso della crisi in questi anni ed anche nel 2013 grazie soprattutto alle esportazioni, che sono cresciute: un balzo dal 2008 del 16,6%, il più alto tra le regioni italiane. Anche il turismo ha retto grazie agli stranieri. Due punti di forza, in un presente fatto di recessione e posti di lavoro persi, dove crescono (di poco) solo agricoltura, non come produzione ma valore aggiunto, e terziario high tech. Due punti di forza da cui la Toscana potrebbe ripartire per costruire lo sviluppo di domani.

E' la sintesi del rapporto 2013 sulla situazione economica in Toscana, presentato oggi a Firenze e realizzato da Irpet, l'istituto regionale di programmazione economica, e Unioncamere Toscana. Un rapporto non senza qualche luce all'orizzonte, anche se rimane la preoccupazione per la sua lunga coda. Una crisi che impone un'attenzione costante ai problemi che sta generando, soprattutto sul fronte del lavoro, e la necessità di agire sul rilancio degli investimenti.

Il 2013 si è infatti confermato un anno di recessione. Colpa dell'ulteriore calo dei consumi delle famiglie, della domanda pubblica che ha continuato a contrarsi non riuscendo più a fronteggiare in funzione anticiclica la crisi e colpa degli investimenti privati anch'essi in calo. La flessione dell'attività economica in Toscana è andata comunque via via rallentando e le aspettative degli operatori economici hanno evidenziato sintomi di progressivo miglioramento verso la fine dell'anno.

La caduta del Pil 2013 è stimabile attorno a 1,4 punti percentuali: il Pil Italia ha perso l'1,9 per cento. Una parziale ripresa sembra ora profilarsi all'orizzonte: con il 2014 si dovrebbe essere fuori dalla burrasca, con perdite finalmente ferme. Ma la riaccensione dei motori dello sviluppo è rimandata di un anno, al 2015, quando l'economia potrebbe crescere dell'1,3%, in linea con il tasso nazionale.

In particolare in Toscana, all'interno di una cornice fatta di incertezze e difficoltà che proseguono, va bene chi ha saputo intercettare la domanda internazionale, ovvero quelle imprese che non solo hanno aumentato la loro proiezione estera ma che, riuscendo a conquistare i mercati esteri, sono state in grado anche di far crescere la loro produzione ed il loro fatturato. Il che dimostra che esiste in Toscana una parte dell'economia che non può essere in modo semplicistico etichettata come poco competitiva.

Esistono imprese che riescono a vendere, anche e soprattutto all'estero. L'Europa è il maggior cliente, ma più che nel resto d'Italia vi è in Toscana un'apertura anche verso mercati nuovi. Oltre tremila di queste imprese dinamiche sono nel manifatturiero: molte di grandi e medie dimensioni, ma anche piccole. Essenziale per l'Irpet a questo punto è rilanciare gli investimenti, senza i quali l'effetto trainante dell'aumento delle esportazioni sulla ripresa economia risulterebbe insufficiente.

Nel dettaglio:

Cala ancora la domanda interna, cresce quelle internazionale - Dal rapporto emerge che anche il 2013, è stato pesantemente condizionato dalla componente interna della domanda finale. A calare è infatti il consumo delle famiglie seppur in misura inferiore rispetto al 2012, al quale si accompagna la contrazione della domanda pubblica, che ormai ha perso la funzione anticiclica che tipicamente veniva svolta dalla spesa delle Amministrazioni pubbliche; a tutto questo si aggiunge il nuovo ulteriore ridimensionamento degli investimenti. Il pur negativo comportamento di ognuna di queste componenti si conferma, comunque, migliore di quello osservato a livello nazionale, anche se questo non è certo sufficiente a evitare un contributo negativo alla formazione del reddito regionale.

Anche il 2013 si caratterizza quindi come anno cui l'unica componente di espansione economica per la Toscana è rappresentata dalla domanda di origine estera che ha consentito un ulteriore balzo in avanti delle esportazioni (dal 2008 la crescita è stata del 16,6% ed è la più alta tra le regioni italiane) ed anche del turismo di origine straniera (ancora in difficoltà invece il turismo proveniente dall'Italia).

Accelera il terziario high tech, bene l'agricoltura - A livello settoriale, continua a restare pesantemente negativa la situazione dell'edilizia (produzione -6,0%), a causa di una domanda che presenta ancora caratteri di estrema debolezza sul fronte sia pubblico che privato, ma anche la produzione industriale prosegue il suo trend negativo che, anche se in attenuazione, fa segnare una flessione (-1,9%) che è però più che dimezzata rispetto al 2012.

Accelerano invece le imprese del terziario high-tech, con una crescita del fatturato del 2,6% ed un ampliamento della base occupazionale di cui ha beneficiato soprattutto la cosiddetta componente high-skilled (+3,5% per gli addetti laureati in materie scientifiche e tecnologiche).

Buone le performance dell''agricoltura, che realizza la più elevata dinamica in termini di valore aggiunto ai prezzi correnti (+6,6%), in decisa controtendenza rispetto a dinamiche produttive che restano di segno negativo (-3,1%).

Un po' meno pessimisti - In termini generali i dati rilevati presso le imprese evidenziano come nel 2013 si sia per lo meno attenuato il peggioramento registrato nel corso del precedente biennio, ma sono le aspettative che ci forniscono un marcato cambio di percezione da parte degli imprenditori relativamente all'evoluzione della situazione corrente. Il miglioramento rilevato, per quanto diffuso, è tuttavia molto graduale, e la quota di "pessimisti",sebbene in arretramento, è ancora prevalente.

Disoccupazione all'8,7 per cento: giovani al 22 per cento - In questo contesto è soprattutto la situazione del lavoro a presentare le più forti criticità: il tasso di disoccupazione, pur restando ben al di sotto della media nazionale, ha raggiunto l'8,7% (12,2% il dato italiano). Rispetto al 2008 si sono registrati a fine dello scorso anno, quasi 22 mila occupati in meno e 65 mila disoccupati in più raggiungendo, quindi, le 150 mila unità. Ad essere colpiti dalla debolezza della domanda di lavoro sono stati più i giovani, con un tasso di disoccupazione degli under 30 al 22 per cento. Tra le probabilità di ingresso nel mondo del lavoro, hanno la meglio le modalità più flessibili. Quanto a disoccupazione e inattività, le due facce del fenomeno Neet, si viaggia oramai attorno al 20,2 per cento, superando le 100 mila unità, oltre 50 mila dei quali disoccupati ed altri 30 mila scoraggiate.

Un 2014 non in perdita - Le previsioni indicano che il 2014 sarà un anno di stagnazione, ma senza perdite. Questo sarà il frutto, ancora una volta, di forze che agiscono in direzione opposta e che si bilanceranno quasi perfettamente: da un lato la domanda interna ancora in flessione (anche se più attenuata rispetto al 2013), dall'altro la domanda estera ancora in espansione. La vera ripresa sembrerebbe dunque rimandata al 2015 quando ci si attende una crescita del Pil attorno all'1,3%, non particolarmente vigorosa e quindi insufficiente a recuperare le perdite accumulate nel corso di questa crisi, ma comunque importante per reintrodurre elementi di fiducia tra gli operatori economici.

Il punto di vista di Stefano Morandi - VicePresidente Unioncamere Toscana

I dati di consuntivo relativi al 2013 mostrano una nuova contrazione di produzione, consumi ed investimenti, nel complesso un quadro ancora recessivo – sottolinea Stefano Morandi, VicePresidente di Unioncamere Toscana – dove solo l’export ha dato segni di tenuta e di ulteriore crescita.

In questo quadro ancora difficile, sono soprattutto le aspettative degli operatori a lasciar ben sperare per il prossimo futuro, un clima di minor sfiducia sembra si sia attestato ed una parte più ampia di imprenditori mostra di essere pronta ad intraprendere; insomma in questa fase sembra emergere uno spirito legato ad una rinnovata voglia di fare e progettare il futuro che deve trovare una sponda nel sistema pubblico.

Come gli attori economici, anche le istituzioni devono perseguire obiettivi di maggior efficienza nella propria gestione e rendere più efficaci i propri interventi, ed in quest’ottica è necessario che le risorse che esse mettono in campo non siano disperse, lavorando soprattutto nel campo della promozione di imprese e territori, dell’accesso al credito, dell’internazionalizzazione.

In virtù della loro “missione” a sostegno del sistema imprenditoriale, le Camere di Commercio possono certamente dare un contributo importante in tal senso, così come negli anni hanno saputo destinare risorse e competenze su molteplici fronti.

Proprio in questo momento si apre tuttavia una forte incognita legata alle sorti dei nostri enti, ed alle proposte di riforma che da più parti si sono levate, fra cui la possibile abolizione del diritto annuale.

Un ente pubblico è tale perché svolge un fine pubblico: per la sua esistenza e per lo svolgimento dei suoi compiti istituzionali deve poter contare su risorse certe e stabili, che solo un tributo definito nel “se” e nel “quanto”, come è il Diritto Annuale, può garantire.

La discussione in questo periodo sull’esistenza delle Camere o sulla volontarietà di iscrizione al Registro Imprese non ha obiettivamente senso, se vogliamo rimanere un paese che cresce e diventa più competitivo.

Rossi: "Contro la crisi meno austerità, lotta al sommerso e il coraggio di sentieri nuovi"

L'onda della crisi si allunga sul 2013, anche se non mancano le pietre su cui poggiare i piedi per uscire dallo stagno. Una crisi grave perché sono crollati gli investimenti, con 30 miliardi, tra pubblico e privato, persi per strada dal 2009 ad oggi: come se fosse mancato un anno e mezzo. Una crisi grave perché ha colpito di più l'industria, dove un posto di lavoro su cinque è andato perso. Una crisi grave per gli effetti sul mercato del lavoro: 158 mila disoccupati, 45 mila tra i giovani.

Il presidente della Toscana ascolta attento per un'ora e mezzo l'illustrazione del rapporto annuale di Irpet e Unioncamere sullo stato dell'economia toscana e poi, per uscire dalla crisi e provare a farlo più velocemente e con le minori perdite possibili, chiede due cose: un passo più deciso, con l'aiuto anche delle categorie economiche, contro il sommerso e l'economia illegale, "che mangia l'economia sana", e un allentamento delle politiche pubbliche di rigore e austerità volute dall'Europa e "che nel medio periodo non hanno pagato". "Giuste sulla spesa corrente -dice Rossi - ma non sugli investimenti"

Si accalora il presidente. "Contro l'economia sommersa che è un autentico cancro va assolutamente alzato il tiro. Lo dobbiamo fare tutti insieme – spiega – ma non meno impegno va messo per cercare di risolvere quel dramma che rischia di affondarci e che è la disoccupazione giovanile. Anche con il coraggio di battere sentieri nuovi".

"Tre anni fa ad ottobre, quando la crisi ha ripreso a correre e pesante si è fatto il taglio sulle risorse pubbliche, ho pensato che la Toscana rischiava di non farcela" aveva confessato poco prima Rossi dal palco dell'auditorium del Consiglio regionale a Firenze, all'inizio del suo intervento. "Ma ci siamo messi a testa bassa – ha proseguito – abbiamo cambiato tanti atteggiamenti, abbiamo rimesso in discussione tante scelte e dopo tre anni possiamo dire che la Toscana è in piedi e tiene". "Adesso però – ammette - siamo ad un punto limite. Che alla pubblica amministrazione sia concesso di spendere un po' di più: per ultimare le opere infrastrutturali che mancano, per potenziare il trasporto ferroviario o realizzare le terza corsie in autostrada dove servono". Tutte opere bloccate o rallentate dal patto di stabilità e dalla spending review, ma a volte anche da "un eccesso di burocrazia". Opere da mezzo miliardo che renderebbero la Toscana più competitiva e che "peserebbero con un mutuo solo per 40 o 50 milioni l'anno sui bilanci regionali", dice Rossi. Come dire, si può fare. Basterebbe poco.

Intanto la Regione, ricorda alla fine Rossi, ha deciso di anticipare 80 milioni dal proprio bilancio per far partire subito i bandi dei fondi comunitari dei prossimi sette anni. "Soldi – ripete – che daremo alle aziende che possono spenderli e sono in grado di farlo subito, per favorire nuovi investimenti".

IL COMMENTO DI CONFCOMMERCIO

Franco Marinoni, direttore generale Confcommercio Toscana, commenta così i dati presentati oggi da Irpet sulla economia toscana. "La tenuta e la relativa crescita dei servizi di mercato e del turismo non riescono più ad assorbire le perdite occupazionali degli altri settori, ma i nostri comparti continuano a mostrarsi dinamici e capaci di reagire alle sfide della crisi congiunturale. Irpet con il dato allarmante del -9% delle transazioni immobiliari civili conferma la sofferenza che i nostri agenti immobiliari subiscono da tempo soprattutto per le difficoltà delle famiglie e dei giovani di accedere al credito. L'Irpet prevede una ripresa dell'economia nel 2015. Non facciamoci trovare impreparati: sinergia tra i diversi settori produttivi, rilancio delle aree turistiche in crisi strutturale e destination management, formazione a tutti i livelli per una occupazione di qualità anche nel terziario".

Fonte: Regione Toscana

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