
Se la tappa della Valsugana può aver lasciato un po’ d’amaro in bocca agli appassionati, che soprattutto nell’ascesa verso il Rifugio Panarotta si sarebbero aspettati maggiore bagarre e agonismo, i due ospiti interpellati a “Velodrome, opinioni a confronto” sono sembrati appoggiare la linea adottata dai principali interpreti dell’edizione numero 97 del Giro d’Italia.Ha incominciato Mario Beccia, scalatore di origini pugliesi a cavallo tra gli anni ’70 e ’80, ormai da anni stabilmente piantato in Veneto, sua terra adottiva.
«Con un finale così difficile, alla vigilia di una crono importantissima come quella del Monte Grappa, nessuno può sbilanciarsi più di tanto» - è stato il commento del vincitore della Freccia-Vallone del 1982, che tra i suoi allori può vantare anche un Giro di Svizzera -. Nel corso del suo intervento Beccia ha voluto rimarcare le grandi gesta dei corridori sudamericani che giorno dopo giorno stanno rendendosi protagonisti nella corsa rosa: «È sicuramente un Giro targato Colombia. I colombiani stanno facendo man bassa di successi e piazzamenti. Certamente, la loro predisposizione ad andare forte in salita li rende corridori particolarmente adatti per le gare a tappe».
L’ospite ha voluto spendere due parole nei confronti di Fabio Aru, con il quale nota delle analogie con quello che fu il suo temperamento in corsa, soprattutto ad inizio carriera: «Aru è un bellissimo atleta. Ha stimoli e voglia di fare, così come avevo io. Ci prova continuamente. Bravo lui e bravo anche Domenico Pozzovivo, dal quale però, in virtù della sua maggiore esperienza, mi sarei aspettato qualcosina in più».
Anche il secondo ospite intervenuto, Gianbattista Baronchelli, ha esternato il proprio apprezzamento nei confronti del corridore sardo anche se, alla domanda se rivede in questo atleta quelle che furono le sue qualità tecniche, il commento dell’ex campione mantovano è stato un po’ ironico: «Spero per lui che sia più forte del sottoscritto. Io alla fine non ho mai vinto un Giro d’Italia. Lui sta dimostrando tutte le qualità per poterci riuscire quanto prima».
Inutile sottolineare a Baronchelli che forse alla sua epoca i campioni erano più forti di quelli che il ciclismo propone adesso. «È vero che nel corso della mia carriera mi sono imbattuto in due mostri sacri quali Merckx e Hinault. Oggi però la concorrenza è maggiore a livello quantitativo e molto più variegata. Ci sono corridori americani, australiani e colombiani che ormai da anni si stanno rendendo protagonisti. Di conseguenza è anche molto più difficile emergere».
Sulle polemiche invece, Baronchelli sorride nel comparare quelle di oggi con quelle che puntualmente lo vedevano coinvolto nei confronti soprattutto di Francesco Moser: «Una volta, dopo essermi aggiudicato la tappa con arrivo a Canazei, denunciai il fatto che i tifosi avevano spinto Moser nei tratti in salita. Torriani si affrettò a salire sul palco per venire a smentirmi. A conferma di quanto sostenevo, la Giuria inflisse a Moser una ventina di secondi di penalizzazione. Allora alle polemiche si associava un tifo esasperato. Quelle di oggi sono davvero poca cosa a confronto con quelle di allora».
Tra un commento e l’altro, tra lo scorrere delle puntate di “Velodrome, opinioni a confronto”, il Giro è arrivato a quella che potrebbe essere la tappa risolutiva. Quella che potrebbe decidere definitivamente le sorti della maglia rosa, al di là di quello che sarà poi il verdetto dello Zoncolan. A commentare la cronoscalata del Monte Grappa interverranno nel consueto appuntamento delle ore 19:30, Marzio Bruseghin (vincitore al Giro delle crono di Oropa e di Urbino) e Davide Villella, che un brutto incidente ha tolto dai giochi nel corso di una delle prime tappe.
Fonte: Ufficio Stampa
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