
Sarà ballottaggio ci chiedevamo due giorni prima delle elezioni? Inutile girarci attorno, oltre a noi se lo chiedevano in tanti e molti, anche nell'ambiente, lo davano quasi per scontato. Il primo aspetto da mettere in rilievo il giorno dopo, quindi, è il merito di chi al ballottaggio non è arrivato centrando l'obiettivo al primo colpo col quasi 54% dei voti. Il risultato di Brenda Barnini, seconda donna consecutiva a sedere sulla poltrona più alta di via Giuseppe del Papa, acquisisce quindi ancor più valore proprio per il fatto di aver smentito un qualcosa che era nell'aria.
Come c'è riuscita? Ovvio che il traino nazionale di Renzi - anche di questo avevamo parlato nel presentare le elezioni - ha avuto il suo effetto, ma ridurre il tutto a questo sarebbe ingeneroso e anche scorretto.
La vittoria al primo turno è figlia infatti anche di una lunga campagna elettorale (presentò la sua candidatura i primi giorni di dicembre e poco dopo ci furono i tavoli al PalaExpo) fatta sia sui social, passaggio ormai ineludibile, ma anche e soprattutto a contatto con la gente e soprattutto coi tanti problemi che la nostra città ha. Una vittoria importante e netta ottenuta, e qui ecco un altro elemento importante da evidenziare, col contributo della lista civica 'Questa è Empoli' che ha ottenuto quasi il 9% dei voti e ben due consiglieri comunali, risultato prezioso per l'elezione della Barnini. Un aspetto che emerge anche confrontando i dati di Europee e comunali. Alle Europee il Pd ha ottenuto il 63% dei consensi, mentre alle amministrative il 18% meno, ovvero il 45.8. Senza quel 9, evitare il ballottaggio sarebbe stato arduo.
Restando nell'area di chi ha vinto, ottimi i risultati elettorali personali del segretario Pd Jacopo Mazzantini, del concorrente della Barnini alle primarie Filippo Torrigiani ed anche di chi, dopo aver fatto l'assessore, si è rimesso in gioco per il consiglio comunale riuscendo ad entrare (cosa non sempre facile), ovvero Eleonora Caponi e Arianna Poggi nel Pd e Andrea Faraoni nella lista 'Questa è Empoli'.
Nell'analisi post-voto non si può non evidenziare come la vera delusione sia il risultato della candidatura di Damasco Morelli, un'operazione che a Empoli non ha sfondato. Difficile spiegare in poche parole il perché, forse conviene non scervellarsi più di tanto e dire la cosa più semplice: il fatto di riunire dietro ad un nome seppur valido persone ideologicamente molto distanti pare essere stato il vero tallone di Achille. E non tanto per non essere riusciti i protagonisti a far passare il messaggio, quanto proprio per la sostanza della cosa che ha probabilmente convinto molti a non darle credito.
Può darsi pure che una parte del potenziale elettorato lo abbia sottratto Francesco Gracci ma, risultati alla mano, anche con quel 6% in più la sostanza non sarebbe cambiata. Siamo abbastanza sicuri, invece, nel dire che la gente di sinistra difficilmente ha scelto il Morelli o la lista avendo a disposizione sulla scheda il nome di Dusca Bartoli. Il risultato di tutto questo è un candidato ciascuno in Consiglio comunale: Alessandro Borgherini di area centro-destra e Beatrice Cioni di area sinistra.
Sul fronte grillino, Gabriele Sani ha senza dubbio risentito del calo nazionale del movimento 5 Stelle, mentre in fin dei conti la lista di Dusca Bartoli ha raccolto quello che era logico attendersi, così come Francesco Gracci col suo 6.47%. Loro due non potranno dirsi contenti, ma sicuramente nemmeno delusi.
E ora si guarda avanti. Primo passo la squadra della Barnini sulla quale fino ad oggi non è dato sapere niente (recupererà qualcuno della vecchia Giunta o sarà completamente nuova?) e poi, soprattutto, il passare dalle parole ai fatti. Di discorsi se ne sono sentiti tanti, ora si aspettano le cose concrete. Brenda ha numeri che le permettono di lavorare serena, gli empolesi le hanno dato grande credito. Fare il sindaco di Empoli in questo momento è un onore ma anche e soprattutto un onere. Lei lo sa, non resta che lasciarla lavorare sperando che faccia bene. Se lei e la sua squadra lavorano bene, ne guadagna la città. E questa è la cosa che davvero conta.
Marco Mainardi
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