
Il presidente Franco Donati mette sul piatto l'idea durante il convegno nazionale dell'Unic al teatro Verdi da cui emergono altri elementi di novità e di positività. Per il futuro gli industriali della pelle chiedono investimenti sulla formazione e un intervento della comunità europea sull'approvvigionamento del grezzo
Una nuova certificazione che attesti l'alta qualità della pelle italiana e in particolare di quella toscana. Il motivo? Mantenere la propria fetta di mercato nel settore della moda e qualificarsi come industria capace di essere 'sostenibile' sotto tutti i punti di vista, compreso quello ambientale e occupazionale in un quadro di ripresa dopo una crisi globale che naturalmente aveva colpito anche il settore pelle. E' questa la proposta, definibile tranquillamente anche sfida, che il presidente dell'Associazione conciatori di Santa Croce sull'Arno Franco Donati ha lanciato, a nome di tutto il distretto toscano, direttamente dal convegno nazionale dell'Unic (unione nazionale industria conciaria) svoltosi giovedì 8 maggio al teatro Verdi (organizzazione di Assoconciatori Santa Croce e Consorzio Conciatori Ponte a Egola con il supporto della Cassa di Risparmio di San Miniato) davanti ad una folta platea di addetti ai lavori e rappresentanti delle istituzioni.
"Abbiamo bisogno di qualcosa di più e di diverso rispetto alla certificazione Emas e Uni Eso - ha detto Donati durante la sua relazione introduttiva - qualcosa che attesti la qualità del nostro prodotto e che sia il simbolo di tutto il lavoro che c'è dietro, non solo in termini di creatività e mano d'opera ma anche di politiche ambientali e di formazione, da sempre sollecitate dai conciatori. Il nostro codice etico deve insomma tradursi - ha detto ancora Donati - in un valore aggiunto sul mercato". "Per fare questo, chi aderirà a questa certificazione, dovrà accettare di alzare l'asticella della qualità ulteriormente - ha sottolineato ancora Franco Donati - passando da una sorta di disciplinare di lavorazione che comprenda anche, per esempio, controlli a sorpresa. Secondo me tutto questo - ha concluso Donati - porterà dei vantaggi anche per quanto riguarda i contratti di fornitura con i grandi marchi".
L'idea della nuova certificazione è stato l'elemento più rilevante di un convegno rilevatosi foriero di novità per il distretto conciario del comprensorio del Cuoio e con un dibattito vivace e articolato, moderato dalla giornalista de Il Sole 24 ore Silvia Pieraccini, tutto centrato sul tema che poi ha dato il titolo al convegno stesso e cioè 'qualità, innovazione, etica e rispetto dell'ambiente: il futuro della pelle'.
Tanti gli spunti di interesse grazie agli interventi del sindaco di Santa Croce sull'Arno Osvaldo Ciaponi, del presidente del consorzio conciatori di Ponte a Egola Giuseppe Volpi, di Michele Di Maio del distretto di Solofra, del direttore di Unic Salvatore Mercogliano, del vicedirettore della Cassa di Risparmio di San Miniato Alberto Piacentini e del presidente nazionale di Unic Rino Mastrotto. Quest'ultimo tra l'altro è stato protagonista di un divertente siparietto con il sindaco Ciaponi, a cui ha chiesto la disponibilità ad andare a fare il primo cittadino nel veneto dopo avergli fatto i complimenti per la vicinanza espressa all'industria conciaria.
Di rilievo lo studio presentato da Alessandra Ghisleri di Euromedia Research dal titolo 'Pelle made in Italy, mercato del lusso e tendenze dei consumatori' con cui si è evidenziato come la maggior parte dei mercati, specialmente quelli europei e nord americani, apprezzino non solo la 'griffe' come simbolo di lusso ma anche come sinonimo di qualità per l'impiego dei materiali utilizzati.
Questo convegno nazionale dell'Unici ha poi messo sul piatto anche dei problemi: gli incentivi alla formazione che devono essere necessariamente strutturali e non estemporanei; un mercato del grezzo dove la concorrenza dei paesi in via di sviluppo penalizza le concerie italiane per l'approvvigionamento.
NEL VIDEO REALIZZATO DA GONEWS.IT LE VOCI E LE OPINIONI DEI PROTAGONISTI DEL CONVEGNO
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