
Perché un individuo sano all’improvviso si ammala di sclerosi multipla, malattia sociale che ancora non trova risposta? Il prof. Paolo Zamboni, Direttore del Centro Malattie Vascolari dell'Università di Ferrara, è un chirurgo vascolare che, negli anni scorsi, ha formulato un’ipotesi sull’origine della sclerosi multipla, confermata da alcuni scienziati e negata da altri, e proprio su questa sua teoria che ha destato curiosità, dubbi e perfino polemiche dai toni aspri all’interno della comunità scientifica internazionale.
Paolo Zamboni relazionerà alla Scuola Superiore Sant’Anna venerdì 11 aprile (ore 18.00, aula magna) per il ciclo “Orizzonti in medicina e biologia”. Nel 2008 Paolo Zamboni aveva annunciato che, alla base della sclerosi multipla, potrebbe esserci una malattia venosa, l’insufficienza venosa cronica cerebrospinale. Questa teoria lo porta anche a suggerire un catetere e un palloncino per sbloccare le vene del cervello che in molti malati di sclerosi multipla sono ostruite. Tale ipotesi ha diviso la comunità scientifica internazionale ricevendo conferme e smentite. Nel mezzo di risultati contraddittori e, talora, di minacce, il prof. Zamboni ha continuato a studiare la sua teoria, in Italia e all’estero. Ma perché la sua ipotesi non è confermata in tutti gli studi clinici? Chi sbaglia? E perché alcuni pazienti stanno meglio dopo aver sbloccato le vene cerebrali? Sono proprio queste le domande a cui il prof. Zamboni sta cercando di dare risposta e che argomenterà in anteprima, nei loro più recenti sviluppi, all’interno del seminario di venerdì 11 aprile intitolato "The extracranic cerebral venous system: a potential contributor to neurodegeneration?”.
Sull’importanza di questo incontro, il dottor Vincenzo Lionetti, ricercatore di Scienze mediche all’Istituto di Scienze della Vita del Sant’Anna e coordinatore dei seminari “Orizzonti in medicina e biologia” ricorda che “il nostro ciclo seminariale ha lo scopo di formare i medici del futuro, anche attraverso la testimonianza di uomini che manifestano verso la conoscenza e verso la ricerca scientifica profondo rispetto, oltre che una naturale inclinazione, respingendo ogni pretesa di assolutezza. Sapendo che la scienza sperimentale è perfettibile, non deve scandalizzare il continuo porsi domande sulla verità, purché questo sia fatto nel pieno rispetto dell’ammalato come della malattia”.
Fonte: Scuola Superiore Sant'Anna - Ufficio Stampa
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