Magazzino 18 di Cristicchi entra nei percorsi educativi, De Zordo e Grassi: "Inaccettabile la condiscendenza del Pd verso il revisionismo storico della destra"

Tommaso Grassi (SEL, a destra), Ornella de Zordo (Perunaltracittà)

Questo l’intervento dei consiglieri Ornella De Zordo e Tommaso Grassi

“La decisione del PD di condividere la mozione di Fratelli d'Italia e far quindi approvare in Consiglio comunale la proposta di promuovere in città l'organizzazione dello spettacolo teatrale di Simone Cristicchi intitolato “Magazzino 18” coinvolgendo le scuole fiorentine e inserendolo nei percorsi formativi per l`anno scolastico 2014-2015 significa di fatto assecondare la destra nel suo ormai costante e un po’ becero tentativo di revisionismo storico.

La gravità di tale posizione è moltiplicata dal contesto educativo in cui si pretende di inserire lo spettacolo: è inaccettabile che ai ragazzi delle scuole venga propinata la narrazione di vicende storiche complesse e delicate come quelle relative al confine orientale nel periodo bellico e post bellico, attraverso uno spettacolo di parte ispirato ad un libro che, per usare le parole stesse dell’autore, “non è e non vuole essere un libro di storia” intitolato 'Ci chiamavano fascisti. Eravamo italiani' del giornalista Jan Bernas.

La descrizione di quel delicato periodo è condensata (“per non annoiare gli spettatori”) in cinque minuti, perché Cristicchi vuole “emozionare”, e “non fare lo storico”. Peccato che quei cinque minuti diano la cifra di tutto lo spettacolo come ambientazione e valutazione, e forniscano una lettura storica del tutto falsata, dato che l’autore non si è basato su testi storici ma ha riprodotto pedissequamente i vecchi testi di propaganda nazionalista.

Dalle colossali invenzioni retoriche sulle foibe, alla strumentalizzazione dell’esodo dei profughi, il tentativo della destra è lampante: creare, anche a dispetto della verità storica, una comune radice dell’italianità nel conflitto contro lo “slavo comunista”, fomentando il nazionalismo e al contempo cercare di mettere in secondo piano la Resistenza e la Liberazione dal nazifascismo come vera base della Repubblica italiana. Evidentemente chi ogni anno va a celebrare le camice nere di Salò e i cecchini che dai tetti di Firenze sparavano su chiunque si trovasse per strada, non si può certo riconoscere nella Resistenza. Meglio inventarsi uno scenario più adatto alla bisogna.

Che questo processo veda il PD a fianco della destra più estrema ormai non sorprende più di tanto, non è la prima volta. Ma l’indignazione non per questo è meno forte, anzi: proporre (“in nome delle larghe intese”?) come fattore educativo uno spettacolo di propaganda, fornendo agli spettatori dati falsi da cui trarre conclusioni errate, è operazione indifendibile.

Ci si chiede come mai, ad esempio, non si sia mai deciso di inserire nella Chiavi della città gli spettacoli di Marco Paolini che pure di storia d'Italia si occupano e che vengono costruiti grazie a lunghe ricerche negli archivi, con un rigore che a Cristicchi è del tutto estraneo. Come con onestà lo stesso autore di 'Magazzino 18' ammette”.

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