Cassa integrazione, una proposta: lavori socialmente utili al servizio della collettività. A partire dai dipendenti della Shelbox

I lavoratori Shelbox di fronte all'azienda di Castelfiorentino (foto gonews.it)

E’ giunta l’ora di fare un salto di qualità nella gestione delle vertenze che sempre più spesso, con la morsa della crisi che stringe e non molla i comparti produttivi, confluiscono nell’accesso dei lavoratori alla cassa integrazione. Quando questo è possibile, ovvero quando l’azienda supera i 15 dipendenti assunti, oppure quando si tratta di cassa integrazione in deroga.

A due giorni della proroga della Cig per i quasi 130 rimasti senza lavoro alla Shelbox di Castelfiorentino, in attesa di capire le reali potenzialità della manifestazione di interesse dell’imprenditore Marco Di Lauro e della prospettiva di esportare in Argentina alcuni moduli abitativi, lanciamo dalle pagine di gonews.it una proposta.

Principalmente è rivolta a loro, che in questi mesi di cassa integrazione hanno dimostrato volontà di attivarsi anche in altri ambiti e di impegnarsi col loro presidio per difendere il loro posto di lavoro e le prospettive di riprendere la produzione.

Ribadiamo che la nostra vuol essere una proposta, peraltro assolutamente non originale o nuova, che andrebbe rivolta a chiunque si trovi nella difficile posizione di cassaintegrato o di lavoratore in mobilità.

Semplice, ma non scontato: sarebbe interessante utilizzare lavoratori in cassa integrazione a zero ore o in mobilità (che percepiscono un’indennità) per lavori socialmente utili al servizio delle amministrazioni comunali o di enti pubblici.

Le amministrazioni che non possono permettersi alcuni tipi di lavori o servizi potrebbero attingere a liste di lavoratori senza lavoro, ma con una retribuzione, appositamente costruite dai centri per l’impiego in base alla disponibilità, alle capacità, in base alla loro qualifica, alla residenza e alla durata della mobilità e alle competenze dei singoli.  Ma la registrazione in una lista è solo un ulteriore passaggio organizzativo di cui si potrebbe anche fare a meno.

Come detto non s’inventa niente, si tratta di esperienze già introdotte in questo tipo di situazioni. Se l‘attività settimanale superasse le 20 ore verrebbe versata loro anche una retribuzione integrativa. Tra le esperienze di questo tipo già in vigore nel nostro Paese, da ricordare quelle di numerosi comuni lombardi, piemontesi e del Friuli Venezia Giulia.

Ai Comuni spetterebbero i costi per assicurazione e responsabilità civile verso terzi e contro gli infortuni sul lavoro. In alcuni casi, però, grazie alle convenzioni stipulate tra Comune, Provincia e Regione sono gli enti di livello superiore a farsi carico delle spese assicurative.

Sono soluzioni che vanno a colmare le carenze di organico delle strutture pubbliche ma al tempo stesso danno la possibilità a chi non ha un’occupazione di essere socialmente utile.

Il lavoro socialmente utile viene organizzato senza che questo costituisca rapporto di lavoro e in sostanza senza attribuzioni economiche aggiuntive: in pratica, l'attività può essere proposta con un limite di orario tale che la retribuzione spettante non sia superiore al valore del trattamento di integrazione salariale.

Dunque tornando ai lavoratori della Shelbox la proposta la facciamo a loro e attraverso di loro a tutti gli altri in cassa integrazione, non solo nel Circondario Empolese Valdelsa, ma in tutte le province toscane.

Ma se fosse accolta il Comune di Castelfiorentino potrebbe pensare per loro, o almeno per chi risiede in quel territorio, un’attività da svolgere al servizio della collettività.

In oltre un anno di presidio le iniziative sono state tante: visite di politici e prelati, il calendario per l’autofinanziamento, la mostra di un’artista, l’albero di Natale posizionato all’ingresso del municipio, in collaborazione con l’associazione Cetra, il centro diurno disabili “Villa Balli” di Castelfiorentino, l’associazione “All’ombra di Membrino” e la contrada Membrino. Poi il viaggio a San Pietro che grazie alla immensa sensibilità di Papa Francesco si è rivelato al momento risolutore.

Iniziative da elogiare ma perché non anche tinteggiare una scuola? Sistemare un giardino o un angolo del paese?

Le alternative potrebbero essere davvero tante ed essere proposte anche dagli stessi lavoratori.

Giacomo Cioni

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