La battaglia dei lavoratori della Shelbox prosegue. Si sta avvicinando la scadenza della cassa integrazione per i 147 dipendenti che adesso provano ad alzare per l'ennesima volta la voce.
La data del 5 marzo è alle porte, il count down è ormai iniziato. Mancano dieci giorni alla scadenza della cassa integrazione per i 147 lavoratori.
Poi l'alternativa è mobilità per tutti, visto che l'azienda è fallita, oppure un miracolo economico con qualche imprenditori pronto a riprendere in mano stabilimento e maestranze.
Innanzitutto occorre ricordare che acquirenti all'orizzonte non ve ne sono. Si stanno cercando altre strade, magari anche un altro indirizzo industriale, pur di salvaguardare i posti di lavoro. Ma nulla ancora è stato deciso. Solo una cosa è chiara e il sindaco Occhipinti, dopo aver incontrato i lavoratori nella sala rossa del Municipio, ha tenuto a ribadirlo: l'area Shelbox non si tocca, non sarà oggetto di speculazione ma anzi potrà vedere quasi raddoppiata la superficie coperta (fino al 40%).
Ma l'obiettivo primario è una proroga della CIG: per i sindacati la possibilità è concreta poiché oltre il 30 per cento dei lavoratori al momento non usufruisce dell'ammortizzatore sociale: rispetto ai 147 dipendenti di un anno fa, 23 si sono licenziati e altri 40 hanno trovato un'occupazione temporanea. C'è tempo fino al 5 marzo. Nell'attesa di novità prima asta per la Shelbox che, dopo l'annuncio di gennaio, è slittata a questa settimana. Sotto questi numeri che i lavoratori hanno sfilato per le vie del centro del paese fino a salire nella parte alta dove sono stati ricevuti come detto dal sindaco Occhipinti.
Il motivo della rabbia e dello sconforto che attanaglia i dipendenti riguarda la richiesta da parte del curatore fallimentare di firmare una liberatoria dove in caso di no della proroga della cassa integrazione, la curatela si tira fuori da questa annosa vicenda. Una posizione che i lavoratori contestano aspramente, ne chiedono il ritiro e per arrivare celermente a questa decisione, chiedono un intervento urgente delle istituzioni: Comune, Provincia e Regione Toscana. Il tutto avviene dopo un 'nulla di fatto' in seguito al summit in Provincia a Firenze di pochi giorni fa alla presenza del curatore fallimentare Mario Marchini e della Rsu rappresentata come sempre da Massimo Simoncini e Maurizio Garofano.
Il primo cittadino, anche come ex sindacalista responsabile della Camera del Lavoro dell'Empolese Valdelsa, è sempre stato vicino ai lavoratori e alla vertenza di una delle più importanti aziende della Valdelsa.
Il sindaco Occhipinti ha ricevuto nella sala rossa del Municipio i lavoratori spiegando che tra lettere e un contatto con l'assessore regionale Simoncini si cercherà ancora una volta la strada della mediazione per cercare di rivedere l'interpretazione di una norma che rischia di affossare definitivamente i lavoratori della Shelbox.
Occhipinti ha raccolto l'appello dei lavoratori e si è posto alcuni obbiettivi da perseguire con i lavoratori: intervenire a tutti i livelli, istituzionali e non, perché sia rimossa la condizione che il giudice ha chiesto per dare il via libera alla proroga della Cassa Integrazione, ovvero una liberatoria da parte dei lavoratori. In parole povere, un impegno scritto, formale, a restituire i soldi nel caso in cui il Ministero possa revocarne la concessione in un secondo momento, magari a seguito di una più chiara interpretazione delle norme vigenti.
“Una condizione incomprensibile e inaccettabile – sostengono Massimo Simoncini e Maurizio Garofano, della RSU Shelbox - perché si scaricano sui lavoratori le incertezze delle norme, ed inoltre perché si crea in questo modo un precedente, che potrebbe in futuro valere anche per altre realtà produttive”.
Il sindaco Occhipinti ha dichiarato che scriverà immediatamente al giudice perché non siano posti ostacoli di natura giuridica, e che nella interpretazione delle norme si tenga conto anche della “situazione drammatica” che una mancata proroga della cassa integrazione creerebbe a decine di famiglie. Una seconda lettera sarà inoltre indirizzata al curatore per ribadire la vocazione produttiva dell’area, peraltro potenziata di recente dal Regolamento Urbanistico che con la 4° variante ha aumentato la possibilità di ampliare la superficie coperta. Subito dopo l’incontro con i lavoratori, il sindaco ha già contattato l’assessore regionale al Lavoro, Gianfranco Simoncini, e il presidente della Provincia, Andrea Barducci.
“In un momento di crisi acuta quale è quello che l’Italia sta vivendo – sottolinea il Sindaco – abbiamo bisogno di un quadro normativo chiaro, ma anche che i soggetti deputati all'interpretazione delle norme abbiano un occhio di riguardo alla specificità delle varie situazioni di crisi. In tutti questi mesi, i lavoratori della Shelbox hanno condotto una battaglia encomiabile non solo per difendere i loro diritti e la loro dignità, ma anche per non disperdere il capitale umano, professionale e produttivo dell’azienda, tenendo alta l’attenzione dell’opinione pubblica su una questione che, per i riflessi occupazionali e per le ripercussioni sull'intero assetto socio-economico del territorio, riguarda tutti.”
“L’impegno che ho assunto stamani – prosegue il Sindaco – è quello di scrivere al giudice delegato per invitarlo a riconsiderare la sua posizione, nonché confermare al curatore che quell'area è e rimarrà a destinazione produttiva. Contemporaneamente, mi attiverò con la Provincia e la Regione Toscana affinché questa posizione sia condivisa ai vari livelli istituzionali e di governo. La Cassa integrazione, unica fonte di reddito per questi lavoratori, è non solo ciò che oggi consente loro di sopravvivere, ma anche quella che da corpo e sostanza alla parola “speranza”. La speranza di poter arrivare ad una svolta che possa realmente costruire un futuro migliore per quest’area produttiva. Per tutti questi motivi, non ci possiamo rinunciare”.
Ma in mezzo all'incontro non sono mancati i momenti di rabbia, come quello che ha fatto esplodere Leonarda Masetana, disabile che per curarsi necessita di farmaci molto costosi. Suo marito, dipendente Shelbox, Luigi Gravina, vive con la moglie, un momento assolutamente difficile: "Non ho fiducia nelle istituzioni, io chiedo solo un lavoro per portare avanti la mia dignità".
"Questa richiesta ha colto tutti di sorpresa, anche il curatore fallimentare era del nostro avviso" afferma Stefano Cortini della Fiom Cgil di Firenze "ciò rappresenta un caso senza precedenti ed è per questo inaccettabile."
La nota della R.S.U. Shelbox
Questa decisione è stata da noi presa a fronte dell’aggravarsi della nostra vertenza: nell’ultimo incontro avuto con le istituzioni provinciali e regionali, le organizzazioni sindacali e la curatela fallimentare, è stato prodotto un verbale d’accordo condiviso dalle parti, che attesta la presenza dei requisiti necessari richiestici per il prolungamento della CIGS.
Nei giorni successivi abbiamo dovuto però riscontrare il parere del Giudice Nominato, che ha espresso il proprio favore all’accordo, imponendo però il vincolo di una liberatoria che ciascun lavoratore, singolarmente, dovrebbe sottoscrivere. Tale liberatoria prevederebbe che, nel caso la procedura di proroga della CIGS non venisse poi approvata dal Ministero del Lavoro, la curatela non si dovrebbe far carico di oneri economici nei confronti dei lavoratori.
Noi dipendenti Shelbox ci rifiutiamo di firmare questa liberatoria, in quanto avvertita come un ricatto nei nostri confronti dato che comporterebbe, in caso di giudizio negativo da parte del Ministero, una situazione di grave criticità a livello economico. Chiediamo pertanto, come già detto, un intervento immediato e perentorio delle Istituzioni competenti, per far sì che questa richiesta da parte del Giudice Nominato venga ritirata.
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