
Si completa il quadro della riforma complessiva sul governo del territorio. In commissione Ambiente, presieduta da Gianfranco Venturi (Pd), l’assessore regionale Anna Marson ha illustrato i contenuti del maxi emendamento sull’edilizia, già assunto dalla Giunta. Un’integrazione che il Consiglio aspettava anche alla luce di innovazioni legislative contenute, per esempio, nel cosiddetto Decreto del Fare (legge 69/2013). La disciplina edilizia viene quindi assorbita nella proposta di legge presentata (n. 282 ndr) e modificata su due fronti principali: adeguamento alle norme nazionali e integrazione di quelle regionali per esigenze di chiarezza del testo, completezza degli istituti e sintonia legislativa.
“Entriamo nella fase vera di esame di un provvedimento che si intreccerà, nella sua evoluzione, con il Piano paesaggistico per evidenti ragioni, non formali ma sostanziali” ha detto il presidente Venturi in apertura della seduta di oggi, giovedì 13 febbraio. Una fase che continuerà con le consultazioni, con la presentazione e l’esame degli eventuali emendamenti, per definire il testo da portare all’attenzione del Consiglio regionale.
Tra le novità più significative illustrate dall’assessore e che rientrano nel filone di recepimento delle norme nazionali, quella relativa a interventi di “ristrutturazione edilizia ricostruttiva e demolitiva” (intesa tanto nel mantenimento fedele della sagoma dell’immobile che nella sua alterazione) che dovranno essere sottoposte a permesso a costruire. Viene poi ridefinito il procedimento per il rilascio del suddetto permesso nelle zone soggette a vincolo ambientale o paesaggistico, per cui sarà necessario un atto espresso e non più il silenzio-rigetto. Anche le possibili deroghe in tema di distanze tra edifici negli interventi di demolizione e ricostruzione sono state oggetto di modifica. “Deroghe a standard edilizi e distanze, soprattutto in contesti in cui si operano rigenerazioni urbane – ha detto Marson rispondendo ad un quesito posto dal capogruppo Fds/Verdi Monica Sgherri – sono ammesse nel limite delle distanze preesistenti”. Viene infine introdotta l’attività di “edilizia libera”, recependo così il decreto legge “Misure urgenti per la crescita del Paese” (83/2013), per modifiche interne di edifici a destinazione non residenziale.
Il filone che invece guarda a modifiche della normativa regionale, prevede la possibilità del frazionamento di edifici a destinazione industriale o artigianale a “parità di volume e superficie”, con “mantenimento della destinazione produttiva, ancorchè non prevista o non disciplinata negli strumenti di pianificazione urbanistica comunali”. Questa previsione è stata introdotta per “semplificare” e per “mantenere o sviluppare l’economia rurale”. I casi di inerzia, da parte di enti locali, rispetto all'obbligo di demolizione di manufatti abusivi realizzati in zone demaniali o soggette a vincolo paesaggistico, vengono superati dall’intervento della Regione. Viene infine introdotta la definizione di edilizia sostenibile, con la previsione di un sistema di certificazione ambientale e di incentivi economici ed urbanistici.
Il portavoce dell’opposizione Stefania Fuscagni ha rilevato “l’opportunità, vista la corposità di questo testo e degli altri che dobbiamo affrontare, di dotarsi di un cronoprogramma preciso”.
Secondo il vicepresidente della commissione Ambiente Andrea Agresti (Ncd), il maxi emendamento appare un “tentativo di demolizione della Scia” (Segnalazione certificata di inizio attività). Tornando al punto in cui si sottopone a permesso a costruire anche la ricostruzione fedele della sagoma, Agresti ha evidenziato come sia “più semplice e immediata la segnalazione”. “La riforma della legge 1 – ha detto – dovrebbe essere severa con regole precise e semplici. Mi sembra si vada nella direzione opposta”.
Fonte: Toscana Consiglio Regionale
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