Betori contro i manager pubblici strapagati: "Ma cosa ci fanno con tutti questi soldi? ci comprano una bara d'oro"

empoli_incontro_cardinale_betori_giuseppe_mondo_lavoro_2014_02_11_13
L'incontro alla sala 'Il Momento' a Empoli (foto gonews.it)

Se è vero che ammette di trovarsi a suo agio <non solo nella sagrestie o nelle chiese ma anche e soprattutto nelle piazze e fra la gente>, l'incontro sul tema del lavoro alla sala Il Momento rappresenta senza dubbio un evento cerchiato in rosso dal Cardinal Betori fra i tanti della sua visita pastorale nella nostra diocesi. Don Guido organizza tutto a puntino, coinvolgendo Confindustria, i sindacati, il terzo settore, i servizi sociali, i politici, le semplici persone a confrontarsi su quella che appare la 'tragedia' più grande della crisi economica che stiamo vivendo: la mancanza di lavoro. Un confronto che non pare fine a se stesso, visto che alla fine porta anche a tracciare una via d'uscita sintetizzabile nel fare rete, unire tutte le componenti in uno sforzo comune superando gli steccati che in un simile contesto non hanno ormai più motivo di esistere.

Va dritto al punto, il Cardinale, nell'aprire l'incontro: <La crisi economica - dice - ha la sua radice nella convinzione che per fare soldi servissero i soldi, che non fossero necessarie le persone, il loro lavoro, la creatività di un imprenditore, ma solo ed esclusivamente il mondo della finanza. Tutto nasce da qui e per ripartire è necessario riportare la persona ed il lavoro al centro dell'agire, perchè il lavoro è un diritto per tutti. Il lavoro è dignità, è il proseguimento di ciò che Dio ha fatto con la creazione>. Monsignor Betori si toglie anche qualche sassolino dalla scarpa manifestando il suo disappunto per <certe correnti culturali che hanno emarginato il fattore religioso dalla società> e puntando più avanti l'indice, senza giri di parole, verso lo scandalo di manager pubblici pagati milioni di euro: <Ma cosa ci fanno con tutti questi soldi? ci comprano una bara d'oro?>.

Dritto allla soluzione va subito Simone Campinoti, locale presidente di Confindustria, che apre gli interventi invitando a guardare avanti, <a concentrarsi sulle soluzioni, senza distrarci a cercare i colpevoli. Dobbiamo impegnarci tutti a trovare la nuova strada, che deve basarsi sul dialogo costruttivo e che deve essere necessariamente pluralista e trasversale. Altrimenti sarà solo un esercizio filosofico come già tanti si leggono. Tutti insieme dobbiamo trovare il modo di aprirci ad un nuovo futuro, che da anni amo chiamare rinnovamento, il naturale proseguimento del Rinascimento prima e della ricostruzione poi>. Sono poi gli occhi dei sindacati (Nicola Longo della Cisl e Rossano Rossi della Cgil che ringraziano Betori per il sostegno sulla vicenda Shelbox e mostrano identità di vedute su valori base come la dignità del lavoro o il diritto al riposo settimanale) e dei servizi sociali (la dottoressa Boldrini della Asl) a leggere la crisi occupazionale, gente che vive il dramma quotidiano di persone che bussano alla loro porta in cerca di aiuto.

 

Aiuto e sostegno che sono da sempre i valori base del terzo settore. Stefano Stefanon, massimo dirigente di Coeso, e Claudio Freschi, in rappresentanza di 'vecchie e nuove povertà' non hanno dubbi perchè loro, la 'rete', l'hanno già creata ed hanno intenzione di esportare il modello: <Davanti alla crisi che ci attanagliava - spiegano - abbiamo unito la Caritas, le associazioni di volontariato e le cooperative sociali. Solo così, unendo gli sforzi, intergendo, tendendoci la mano è possibile venirne fuori>. Nello loro parole esce poi l'altro fattore fondamentale, la politica. <L'immobilismo - chiosa Betori - non promette niente di buono. La Spagna dimostra che con un paio di provvedimenti mirati l'economia può ripartire, ma per farlo servono statisti e non politici, persone che guardano al futuro e non solo al presente>. E' la politica, appunto, quella che deve accendere il motore, la componente fondamentale per far ripartire l'economia e con lei il lavoro, l'unica capace di trovare il punto per far diventare virtuoso questo circolo vizioso.

Ma ce la faremo? Chi guarda la società con gli occhi della fede non ha dubbi. Monsignor Betori chiude infatti da grande uomo di chiesa quale è richiamando alla speranza, riportando per un attimo alla mente il <non lasciatevi rubare mai la speranza> di Papa Francesco. <Dobbiamo riportare la speranza nella società. Il segreto per uscire dal momento difficile è riuscire a fare rete. A Firenze non ci sono riuscito ma, vedendo l'Empolese-Valdelsa, credo che voi potrete farcela>. Parole più incoraggianti non potevano esserci, ora bisogna solo che tutti gli attori passino ai fatti. E che la politica faccia la sua parte.

 

Marco Mainardi

Tutte le notizie di GoBlog