Roghi dolosi nelle ditte cinesi, indaga la DDA. Si ipotizza l'ombra della 'Mafia gialla'

L'incendio all'Osmannoro (foto Simone Gianfaldoni membro Comitato Firenze + sicura)

L'ombra del racket mafioso dietro il maxi rogo all'Osmannoro, il primo di una lunga serie ai danni di un'azienda gestita da un cinese. L'incendio avvenuto in via Cattani giovedì mattina, fra Firenze e Sesto Fiorentino, è certamente doloso.

Per questo la Direzione distrettuale antimafia di Firenze sta lavorando su una serie di episodi avvenuti in capannoni che ospitavano attività di cinesi.

Quello di ieri e i due roghi della scorsa estate in altre aziende cinesi a Prato.

Si tratta di ipotesi a cui stanno lavorando gli investigatori della DDA di Firenze.

Starebbero procedendo su due distinti fatti: quello della ditta di import export Jolly, distrutta dal fuoco ieri mattina; l'altro, relativo ai due incendi che il 17 luglio e il 5 agosto divorarono altre aziende gestite da imprenditori cinesi a Iolo e a Paperino.

A luglio andarono a fuoco tre pronto moda a Iolo, ad agosto tre ditte vicine. In questo solo una riconducibile a un cittadino orientale.

In tutti e tre i casi il rogo è partito di primissimo mattino, quando all'interno non si stava più lavorando.

Non si esclude l'esistenza di un'organizzazione criminale, una vera e propria 'mafia gialla' che sta cercando di entrare a suon di estorsioni nel proficuo business di alcune ditte cinesi che, come era per la Jolly, smuovono ogni settimana, imponenti somme di denaro.

A quando pare il titolare della Jolly sarebbe omonimo di una famiglia entrata nelle inchieste più importanti che riguardano la mafia orientale, in particolare sul riciclaggio di denaro attraverso il canale dei money transfer. 

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