'Sei di Empoli se', il festival della nostalgia


E' uno dei tanti passatempi che impazza sui social network, ce n'è uno per ogni città e, ovviamente, non poteva mancare quello di Empoli.

Si chiama 'sei di Empoli se', un gruppo su Facebook che viaggia già con 1200 iscritti in pochi giorni. Si scava nella memoria, si condividono ricordi, personaggi, aneddoti della città.

E' un campionario bellissimo, che strappa sorrisi e che riporta alla menta un periodo forse più felice o, chissà, che si vedeva con occhi diversi da quelli attuali.
Ci siamo divertiti a scorrere un po' dei post, esercizio difficile visto che ce ne sono a decine ogni ora. Ma qualcosa riusciamo a proporvi di quanto si legge in bacheca.

I personaggi, ad esempio: il mitico Ricciotto, Brunero alla stazione col cappotto anche d'estate, il Poppero, Franchino, il gengiva, Celentano, Gigi di Pagnana che portò la mamma al mare sulla canna della bicicletta, la sora Annina che gestiva il bordello cittadino, quello che vendeva lo zucchero filato alla fiera o l'altro che allo stadio vendeva caramelle (chi l'ha a avere la caramella?), i professori delle varie scuole ma anche, per passare a cose più tristi, Mario Tuti e la sua strage del 1975.
Ci sono poi i luoghi, molti dei quali ora scomparsi: i distributori in piazza della Vittoria, il vespasiano in via Roma, le poste in via De Amicis, la caserma dei pompieri in via Leonardo da Vinci.

E i negozi? il Semprepiovi, il Bar 5 Lire, la Stamberga, la Renna Sport di piazza della Vittoria, la macelleria di Bubbola, la pescheria del Trueba, il Bar A86 col panino coccodrillo (buono caldo), la casa dello sport di via del Giglio, l'Upim in piazza della Vittoria, il drive in allo stadio, la macelleria in piazzetta della Propositura che vendeva la carne di 'ciuo' (ciuco in italiano), il ponte bayley con le tavole di legno ad Avane, il Bar Italia, le patate unte di Aronne, lo chalet Juventus in piazza della Vittoria, il Pg dove si passavano le domeniche pomeriggio, il liceo scientifico in via XX settembre, la Corea, la terra santa, Ripaiola.
Si ricordano le abitudini come mangiare la notte la schiacciata al Pozzale o le paste dal Tigre in via Roma, essere andato almeno una volta rigorosamente in bici (graziellina) alla villa del cotone a sperare di trovare il fantasma, o d'estate a scivolà su i' ciglione dell'Orme coi cartoni (e tu ti rompevi i ginocchi venendo giù in 2 in bicicletta da i' ponte in costruzione davanti la Lebole).

C'è chi ricorda quando ci portavano al pronto soccorso all'ospedale nuovo ma la sala gessi era sempre in via Paladini o la nonna che a merenda ti dava pane vino e zucchero, pane fiorello e nutella, pane burro e zucchero, pane e pomodoro e pane e melone e ogni tanto ti diceva "oh nina oggi un c'e' nulla" e ti dava pane olio e sale.

E i tanti modi di dire empolesi: la schiena chiamata il groppone, i carzoni invece dei pantaloni, lo stare a biscondola, dire oggi a 8 oppure 'enno' invece di sono, stare tutto il giorno a strasciconi, il brusotto invece del giacchetto, non andare a letto ma ni' pian di' penna. Ricordi di un tempo che fu, sorrisi, tanta nostalgia soprattutto per il vecchio giro, cuore della città.
E infine una delle tante iscritte che dice: <e quanti brividi tutti questi ricordi vi stanno provocando? A me tanti, sono sincera. Perché di tutto questo è rimasto ben poco>. Non ci resta che ricordare, ahinoi.

Marco Mainardi

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