Marco Bagnoli 'erede' del Pontormo nel suo 'Noli me tangere'. La mostra sarà visitabile fino al 2 marzo 2014

Noli me tangere di Marco Bagnoli

“Non è buon erede chi protegge nel buio d’una stanza il tesoro gratuitamente ricevuto dai progenitori, ma piuttosto chi mette in pratica le virtù che hanno reso possibile la costituzione di quel tesoro medesimo”. Da questa suggestione – espressa da Antonio Natali, Direttore degli Uffizi e curatore della mostra “Pontormo e il suo seguito nelle terre di Empoli” insieme a Cristina Gelli – nasce l’idea di unire in un percorso attraverso il tempo l’opera del celebre pittore empolese Jacopo Carucci, detto il Pontormo, e quella degli artisti che ebbero in lui un modello da seguire, fino ad arrivare a chi oggi, come Marco Bagnoli, nello stesso territorio ne raccoglie l’eredità. In una commistione coraggiosa di passato e presente.

L’itinerario “nel tempo” parte dalla Casa natale del Pontormo e si snoda fino alla Chiesa e alla Compagnia di San Michele arcangelo, dove è custodita la pala con San Giovanni evangelista e San Michele, realizzata dal Pontormo per i suoi concittadini. Un percorso che arriva fino al primo piano della Casa del Pontormo, dove è collocata l’installazione Noli me tangere di Marco Bagnoli (nella foto).

Noli me tangere di Marco Bagnoli

Noli me tangere di Marco Bagnoli

Nella sua installazione Bagnoli si ispira all’opera del Pontormo “Giuseppe in Egitto”, come sottolinea Antonio Natali: “Su una colonna, che si drizza costeggiando il margine sinistro della storia, s’allunga sdilinquito il nudo atletico d’un giovane, che protende verso il cielo (additando in alto) il braccio destro. Il volto di lui, uniformandosi all’inclinazione e alle sembianze dell’Alessandro morente (rinomato marmo ellenistico), si volge, con lo sguardo accorato, là dove la mano indica; ch’è poi il luogo invisibile dove si protendono, nella loro astrazione, pensieri e sentimenti. È giusto a questa statua dipinta da Jacopo che Marco Bagnoli s’ispira quando pone in cima a tre colonne altrettante figure scolpite in analogia con l’atleta Borgherini; colonne che, per come Marco le ha concepite, paiono ruotare su se stesse, viepiù accentuando la spinta ascensionale che impronta anche l’atleta pontormesco; cui formalmente era affidato il compito (al pari della scala elicoidale che aggira la piattaforma solida dove si dipana uno degli episodi privilegiati) di dare sfogo alla narrazione, che segnatamente in basso s’affolla d’attori.

Noli me tangere di Marco Bagnoli

Noli me tangere di Marco Bagnoli

Marco con la sua invenzione mostra di voler ulteriormente esaltare il patetismo di quel dettaglio del pannello di Jacopo. Lo fa, non solo sfruttando la forma delle colonne (pensate come fossero d’argilla e girassero sul tornio d’un plasticatore), ma anche facendo delle figure medesime, al colmo di quei tortili sostegni, il fulcro d’orbite messe in tralice a secondare l’inclinazione del braccio levato in alto (idealmente, così, imponendo loro una postura avvitata; ch’era poi quella cui tante volte gli scultori ellenistici conformavano le proprie statue, con l’intento d’enfatizzarne il languore).

Il braccio destro levato in alto, che nel nudo pontormesco invitava a concetti elevati, si fa sostegno nell’opera attuale d’una superficie convessa specchiante, che duplica, ribaltando le immagini, lo struggimento di quelle forme. E finalmente, con un tocco di poesia discreta (peculiare di quei paesi d’oriente che incantano Marco), l’invenzione viene proiettata sul muro, sommuovendone la superficie con le ombre di vibratili siluette flessuose. Rifiorisce, così, nella casa che vide Jacopo venire al mondo e poi partire (ch’era ancora piccino), un esito del suo spirito, ricreato da un artista (nato e cresciuto – secoli dopo – nelle stesse terre di lui) con la consapevolezza che un’eredità non si conserva nei suoi prodotti materiali e basta. Il vero erede s’impegna perché ne vengano frutti buoni. Lo farà sapendo però di dover assumere dai padri quelle qualità di mente e di cuore che l’hanno reso grande.” 

Marco Bagnoli è presente da anni nelle grandi mostre internazionali, come la Biennale di Venezia (1982, 1993, 1997) e Documenta del 1982 e 1992.

Dalla metà degli anni Settanta ad oggi, Marco Bagnoli ha partecipato a mostre collettive in Italia e all’estero (X Biennale de Paris, Arte e Critica, Identité Italienne, The European Iceberg, Promenades, Ouverture, Soonsbeek, East meets West, Europa oggi, Periodi di Marmo, Minimalia, Belvedere dell’Arte).

Grandi istituzioni museali come il Castello di Rivoli, il Magasin di Grenoble, il De Appel di Amsterdam, il Centro d’Arte Contemporanea di Ginevra, il Museo d’Arte Contemporanea di Lyon, l’IVAM di Valencia, e il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, hanno organizzato sue personali.

L’artista ha anche seguito un percorso del tutto personale, in anticipo sui tempi, realizzando installazioni site specific in luoghi di eccezionale valore artistico e architettonico, religioso e spirituale, come la Cappella dei Pazzi a Firenze, la Villa Medicea dei Cento Camini ad Artimino, la Sala Ottagonale della Fortezza da Basso di Firenze, la Chiesa di San Miniato al Monte e le sale del Palazzo Pubblico di Siena.

Le sue opere si trovano in importanti collezioni internazionali e installazioni permanenti gli sono state commissionate da istituzioni pubbliche e mecenati privati.

LA MOSTRA. La mostra è inserita nella collana “La città degli Uffizi” (nato da un protocollo di intesa sottoscritto dalla Provincia di Firenze e dal Polo Museale Fiorentino), diretta da Antonio Natali - direttore della Galleria degli Uffizi e curatore scientifico della Casa del Pontormo – ed è curata da Cristina Gelli, coadiuvata da alcuni storici dell’arte empolesi: Belinda Bitossi, Emanuele Castellani, Marco Campigli e David Parri. I luoghi espositivi sono la Casa del Pontormo, la Chiesa e la Compagnia di San Michele arcangelo.

Il percorso anticipa la grande mostra che si inaugurerà nel marzo 2014 a Palazzo Strozzi, dedicata proprio a Pontormo e Rosso Fiorentino titolata Pontormo e Rosso. Divergenti vie della ‘maniera’.

GLI ARTISTI ESPOSTI. Si tratta di artisti noti anche al grande pubblico come il Bronzino e Jacopo da Empoli, altri meno noti, ma altrettanto importanti come Naldini e Macchietti, conosciuti tra l’altro per aver preso parte all’impresa della decorazione dello Studiolo di Francesco I in Palazzo Vecchio. I disegni del Pontormo, esposti nella ‘Casa’, oltre a testimoniare l’importanza del disegno nell’arte dell’artista, faranno luce sui rapporti tra lui e Leonardo.

Noli me tangere di Marco Bagnoli

Noli me tangere di Marco Bagnoli

Per informazioni: www.comune.empoli.fi.it/pontormo ; Facebook Comune di Empoli

Per prenotazioni: Comune di Empoli - tel. 0571 7577-29; 23 - cultura@comune.empoli.fi.it

Fonte: Comune di Empoli - Ufficio Stampa

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