
La droga arrivava attraverso le 'galline': così l'organizzazione definiva le donne, per lo più prostituite, che ingoiavano gli ovuli contenenti lo stupefacente. Maxi blitz dei carabinieri della compagnia poggibonsese
Un traffico internazionale di droga che partiva dalla Repubblica Dominicana e arrivava poi in Italia via Spagna grazie all'impiego di corrieri ''galline'' (così venivano chiamate le donne che per poche centinaia di euro ingerivano gli ovuli contenenti gli stupefacenti fino a un chilo a testa, per farli giungere a destinazione).
E' quanto emerge dalle intercettazioni effettuate per l'operazione 'Drug Express', condotta dalla Dda di Firenze e dai carabinieri di Poggibonsi (Siena), che oggi ha portato all'esecuzione di 22 misure di custodia cautelare in carcere su 31 ordinanze emesse dal gip, tra cui 4 mandati di arresto europeo. Proprio Poggibonsi, è stata spiegato nel corso di una conferenza stampa, sarebbe stata la base per lo smercio in Italia della droga importata dall'organizzazione, composta da dominicani, italiani e nigeriani, con ramificazioni oltre che in Spagna anche in Svizzera.
La droga era acquistata in Repubblica Dominicana per poi essere distribuita in Spagna, Svizzera, Grecia e Italia. Le province di Siena, Firenze, Grosseto, Genova, Parma e ancora Milano, Roma, Napoli e Bari le piazze dove sarebbe stata immessa sul mercato.
E a portare la droga sul territorio nazionale sarebbe state prostitute dominicane, età tra i 30 e i 40 anni, nelle intercettazioni definite ''galline'' perchè ingoiavano gli ovuli. Nell'operazione che ha portato ai 22 arresti sono stati impiegati 100 militari, 2 unità cinofile e anche l'elicottero dell'Arma. In totale effettuate 40 perquisizioni. Sequestrati oltre 3 kg di cocaina (300mila euro il valore), altrettanti di marijuana, 415 grammi di hashish, 6.250 euro in contanti e ricevute di money transfer per 200mila euro trovati a Parma nell'abitazione di una 36enne italiana che si sarebbe occupata anche di reclutare le prostitute. L'inchiesta era partita nel 2011 dall'arresto di un dominicano 26enne a Poggibonsi, trovato in possesso di droga.
Secondo quanto spiegato dal capitano Michele Canfora, comandante della Compagnia dei carabinieri di Poggibonsi, in Italia l’organizzazione aveva fra i ‘bracci’ principali 4 dominicani, un italiano ed una donna nigeriana che attraverso un dominicano di 52enne J.M.R. considerato capo della banda, già arrestato a Poggibonsi il 4 settembre 2012 con 500 grammi di cocaina confezionati in ovuli, assolvevano ai vari compiti.
L’italiano, 42enne, A.P.S. manteneva i contatti con l’organizzazione in assenza del leader e si occupava di trasportare partite di cocaina dalla Spagna in Svizzera ed in Italia: lui fu arrestato a Poggibonsi il 1 luglio 2012 mentre rientrava con un carico di 1,5 kg di cocaina.
Altri due domenicani, un 47enne e un 49enne, si occupavano di raccogliere la droga introdotta in Italia dai corrieri e distribuirla ai grossisti in Veneto, Liguria, Lombardia, Emilia Romagna e Toscana. Il 47enne B.S.T. venne arrestato a Montecatini Terme con un residuo di 8 etti di cocaina, era il 25 settembre 2012.
Una donna, una delle tante dell’organizzazione, anche lei dominicana 36enne, si occupava di reclutare donne adatte ai trasporti, organizzare i soggiorni in Italia dei vertici dell’organizzazione occupandosi di trovare loro alloggio e “compagnia” fra le tante ragazze che si prostituivano legate al gruppo e partecipava allo spaccio della cocaina in Emilia Romagna.
La moglie del ‘boss’, 43enne, anche lei dominicana, si occupava di stipare lo stupefacente giunto dalla Spagna, tagliarlo e raccogliere e trasferire in Spagna i proventi del traffico.
Una nigeriana 40enne, titolare di un esercizio di rivendita di prodotti etnici ed agenzia di money transfert di Poggibonsi, oltre a partecipare al traffico della cocaina facendo da tramite con spacciatori nigeriani, si occupava di reclutare i prestanome per l’invio all’estero delle somme di denaro derivanti dalla vendita delle partite di coca.
Proprio grazie al lavoro di analisi, svolto dai carabinieri, presso le banche dati delle società di “money transfer” che hanno collaborato nell’inchiesta, i militari hanno potuto mettere in luce l’entità del giro d’affari del sodalizio che, dalla sola agenzia della nigeriana aveva ricevuto solo per conto del ‘boss’ circa 100 mila euro in un anno. L’entità del traffico e la quantità di cocaina messa in circolazione, si può facilmente calcolare se si pensa che il dominicano a capo riceveva la cocaina a 10 euro al grammo e la rivendeva a 50 euro al grammo. In un solo anno si stima abbia piazzato nella zona della Valdelsa e del Senese oltre 10 chili di cocaina pura.
Il ricavo dell’organizzazione “spagnola” era ancora più interessante, se si pensa che acquistava la cocaina pura in Repubblica Dominicana ad 1 euro al grammo (circa 50 pesos dominicani).
La rete di distribuzione scoperta dai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Poggibonsi, aveva la principale base operativa proprio nel capoluogo Valdelsano dove, su iniziativa dell’italiano A.P.S., era stato stipulato un vero e proprio accordo di mercato che vedeva protagonisti da una parte lui e il dominicano e, dall’altro, un abituale spacciatore di hashish della zona: un 52enne italiano, A.V.
L’accordo prevedeva lo scambio di cocaina contro hashish per assecondare le richieste degli abituali clienti.
Proprio le ultime perquisizioni di oggi nella casa del 52enne hanno portato al ritrovamento di due chili di marjuana e 450 grammi di hashish, strumenti per la pesatura e confezionamento dello stupefacente.
La cocaina ricevuta veniva riversata ad altri spacciatori che distribuivano la coca in Provincia di Siena, Firenze (arrestati anche due africani a Certaldo), Grosseto, ma anche in Campania, Genova, Parma e Roma.
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