L'Opificio delle Pietre Dure realizza un nuovo piano di tavolo in 'stile' mediceo

Potrà essere apprezzato in tutta la sua bellezza all’interno della Prima Sala del Museo


Discendente dal laboratorio artistico fondato dai Medici nel 1588, l’eredità della Manifattura medicea del commesso in pietre dure e della tarsia marmorea, si è tramandata nel tempo all’interno dei laboratori dell’Opificio. Un lascito preziosissimo che l’Istituto ha raccolto nei secoli per applicarlo sapientemente alla conservazione delle opere realizzate con pietre dure e marmi pregiati ma anche alla creazione di nuovi manufatti artistici utili a far vivere nel tempo questo patrimonio.

L’opera e l’iniziativa

Il piano di tavolo è stato realizzato nei laboratori di Mosaico e commesso in pietre dure dell’Opificio in via degli Alfani recuperando la tradizione della Manifattura medicea, con l’intento di tramandarne l’eredità alle generazioni future. L’opera nasce da un ambizioso progetto pensato a scopo didattico e portato a termine dagli esperti del laboratorio. La produzione di manufatti in pietre dure di alto prestigio già nella seconda metà dell’Ottocento permise di evitare la prospettata chiusura dell’Istituto che, dopo l’Unità d’Italia e la conseguente fine del Granducato, aveva perduto la sua natura di manifattura di corte. Questa attività viene ripresa oggi per mantenere viva una tradizione artistica che fa parte del patrimonio irrinunciabile dell’Opificio ma anche della grande tradizione fiorentina, altrimenti a rischio di estinzione. Come ha messo in evidenza il Soprintendente Marco Ciatti “la realizzazione di quest’opera dimostra il livello d’eccellenza dell’Istituto e dei diplomati della sua scuola anche in questo particolare campo di attività e conferma come l’antica tradizione dell’Opificio riviva negli attuali studi delle tecniche artistiche, che costituiscono la premessa fondamentale per una conservazione consapevole”.

Il modello e il pregio dei materiali utilizzati

Il piano di tavolo che l’Opificio presenta è stato eseguito con grande maestria partendo da un modello di fine Cinquecento appartenente alle Collezioni medicee e oggi conservato al Museo degli Argenti, dal quale è stata ripresa la composizione decorativa a motivi astratti. Come ha ben spiegato Annamaria Giusti che ha seguito da vicino la realizzazione dell’opera, “i materiali sono stati scelti sulla falsa riga del modello del Museo degli Argenti, ma variandone qualità e cromia in rapporto alla disponibilità delle pietre, ma anche e soprattutto al gusto cromatico degli artefici che di questi lavori erano e sono non solo esecutori, ma anche interpreti creativi del modello pittorico”.

La realizzazione

Il tavolo misura complessivamente 110 x 110cm e ha uno spessore di 6 cm. Per il piano di fondo è stata utilizzata una lastra di marmo bianco di Carrara sulla quale è stato riportato a matita il disegno ricavato dal modello preso a riferimento. Con scalpello e mazzuolo secondo la tradizionale tecnica della scultura, sono stati realizzati gli “scassi” delle zone destinate ad accogliere gli intarsi di marmi policromi, lasciandone a vista i “cigli” ovvero i sottili profili bianchi che definiscono il disegno decorativo.

Ogni tarsia di marmo è stata eseguita a mano, utilizzando gli strumenti e la tecnica del “commesso fiorentino” per poi essere incassata nel piano appositamente preparato. La modanatura “a becco di civetta” tipica di molti tavoli cinquecenteschi è stata ottenuta scalpellando la lastra di marmo di fondo. Una lucidatura manuale dell’intero piano ha consentito di donare all’opera la giusta lucentezza e modulazioni cromatiche appropriate.

A fine lavoro, sotto il piano marmoreo, è stata scalpellata la scritta “Opificio delle Pietre Dure 2012”.

La mostra

Il nuovo piano di tavolo potrà essere apprezzato in tutta la sua bellezza, fino al 3 maggio 2014, all’interno della prima Sala del Museo dell’Opificio, “una sistemazione, - come ha voluto ribadire la direttrice del Museo Clarice Innocenti, - che intende mettere in risalto la corrispondenza e la continuità tra passato e presente attraverso la coerenza delle tecniche e dei materiali. La prima sala ospita infatti le opere più antiche del museo, a cui si collegano la tecnica e la scelta del modello per il nostro tavolo”.

 Anche quest’opera, come altre similari nel passato, attende un destinatario in grado di apprezzarne l’eccellenza.

Fonte: Opificio delle Pietre Dure

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