Sport senza memoria, la 'lezione' di Bauman

La Curva Fiesole

Dopo la lettura del post della scorsa settimana, qualche tifoso viola ha riferito che non aveva più alcuna memoria di quella sconfitta del “Delle Alpi”. Niente di più comprensibile: trattasi di rimozione, uno dei più importanti meccanismi di difesa umani. La rimozione esclude completamente l’oggetto rimosso dalla coscienza, eliminando un trauma che potrebbe impedire lo sviluppo psicologico da quel momento in avanti. Similmente, a parti invertite, c’è da aspettarsi la scomparsa in tempi rapidi della tripletta di “Pepito” Rossi dal pensiero consapevole dei supporter juventini!

Scherzi a parte, se il meccanismo psicologico appena descritto è ammissibile per fan e appassionati, dai rischi dell’oblio dovrebbero invece guardarsi con attenzione gli operatori della comunicazione, anche di quella sportiva. Tralasciare antefatti e precedenti, oltre a denotare impreparazione, azzoppa le capacità di analisi e isterilisce la narrazione, che forzatamente si impernia su un presente sempre uguale a se stesso, senza un passato che lo spiega e un futuro che lo presuppone.

Marco Foroni, che per Mediaset Premium ha raccontato il 4-2 fra Fiorentina-Juventus, non ha menzionato la gara del dicembre 1994, denotando una precaria conoscenza della storia calcistica e arruolandosi di diritto nell’esercito nutritissimo dei cantori smemorati dello sport. Per questa specie di cronisti vale la metafora di Zygmunt Bauman, per cui il tempo non è più ciclico o lineare, ma puntinista, cioè contrassegnato da rotture e discontinuità, da incoerenza e assenza di coesione. Il tempo puntinista è frazionato (quasi polverizzato) in un gran numero di istanti eterni, che rigettano i legami causali con il passato e non originano ipotesi predittive per l’avvenire. Bauman lo teorizza per spiegare il primato dell’incessante crescita dei desideri rispetto alla soddisfazione dei bisogni nella bulimica società dei consumi e certo troverebbe che la teoria spiega altrettanto bene l’iper-inflazionata offerta calcistica, che ormai da un paio di lustri affolla il palinsesto televisivo con l’ovvia conseguenza di togliere valore specifico a ogni singolo evento mentre si sforza di rigenerare ogni volta l’interesse degli appassionati per nuove contese.

Questo stile dell’eterno presente non nasce oggi e fa ancora più rabbia se si pensa che, grazie alle attuali risorse della rete, anche i cronisti più approssimativi possono sapere in tempo reale premesse e rimandi di ogni circostanza. Un esempio eclatante di questa tirannia dell’effimero vide protagonisti Marco Civoli e Salvatore Bagni, in occasione dell’esordio della Nazionale italiana agli Europei del 2008, contro l’Olanda allenata da Marco Van Basten.

Il 9 giugno, gli Azzurri scesero in campo a Berna spinti dal blasone del titolo mondiale vinto due anni prima e dai favori del pronostico, ma fu subito evidente che gli Olandesi avrebbero non pochi grattacapi agli uomini guidati da Roberto Donadoni. I due commentatori della Rai iniziarono la telecronaca spargendo ottimismo sull’esito della gara e insistettero sullo stesso registro sempre più ingiustificatamente anche dopo che gli Orange ebbero piazzato un micidiale uno-due con VanNistelrooy e Sneijder e a nessuno dei due venne in mente di ancorare tale immotivata fiducia alla lunga storia dei precedenti fra le due squadre, che in effetti poteva offrire qualche pallida speranza di recupero. Molte volte, infatti, le sfide fra le due Nazionali erano state decise da inseguimenti e rimonte spettacolari: il 20 novembre 1974, l’Italia dell’esordiente Antognoni aveva aperto le marcature a Rotterdam per poi finire travolta 3-1 dai Vice-campioni del mondo nella prima partita di qualificazione per gli Europei del 1976; il 21 giugno 1978, a Buenos Aires, dopo un primo tempo in apnea, l’Olanda era risorta e con due tiri da fuori area di Brandts e Haan aveva sbarrato le porte della finale dei Mondiali del 1978 alla prima Italia di Bearzot; ancora, nel settembre 1992, gli Azzurri guidati da Arrigo Sacchi avevano subito la precoce doppietta di Dennis Bergkamp per poi risollevarsi e cogliere un prestigioso 3-2 ad Eindhoven, grazie alle reti di Eranio, Roberto Baggio e Vialli; infine, in preparazione della rassegna iridata che poi avrebbe vinto, l’Italia di Lippi rese di nuovo visita all’Olanda il 12 novembre 2005 e vinse ancora in trasferta per 3-1, dopo che gli avversari erano andati per primi in vantaggio.

Per la cronaca, la partita commentata da Civoli e Bagni terminò 3-0, risultato che eguagliò il maggior passivo mai sofferto dall’Italia nelle competizioni europee e mondiali, fino alla batosta subita dalla Spagna nella finale degli Europei 2012, quando gli Azzurri persero 4-0.

Insomma, per tornare all’immagine di Bauman, come nella tecnica pittorica puntinista è possibile scorgere il senso compiuto della scena raffigurata solo se ci si porta a debita distanza dall’opera osservata, così un avvenimento sportivo acquista un significato più ampio se lo si colloca nel suo proprio contesto storico.