
Su Facebook molti empolesi hanno condiviso la foto pubblicata sabato mattina su gonews.it che ritrae l'ultimo pino di via Masini ormai ridotto in pezzi da una motosega. Senza polemica, ma sicuramente con un pizzico di sbigottimento e di amarezza per quella che era una strada alberata e, almeno per ora, è completamente spoglia.
Il tratto di fronte alla Coop di via Susini se ne andò nel mese di agosto di un paio di estati addietro in mezzo a roventi polemiche, quello di fronte alla Madonnina del Grappa nei giorni scorsi nell'ambito dell'ultimo stralcio dei lavori di rifacimento del tratto stradale. In attesa che vengano posizionati i nuovi Fraxinus Oxicarpa (Frassino meridionale) che, a quanto dice chi se ne intende, meglio si adattano all’ambiente urbano, chi passa di lì ha la sensazione di non essere nello stesso posto e, sicuramente, prova un senso di smarrimento e di velata tristezza.
Anche se, come detto, di alberi ne arriveranno nuovi, ora che l'ultimo pino è caduto, se n'è andato un altro pezzo della vecchia Empoli, quella a cui molti sono ancora legati. Forse perché figlia di un tempo migliore e più prospero economicamente o forse più semplicemente perché fatta di scelte più logiche e soprattutto di maggiore buon senso, ma di sicuro una città che tanti di coloro che passano di lì ricordano volentieri.
La Empoli di piazza della Vittoria senza la fontana, di via Tinto da Battifolle senza gli ovi, del giro affollato, di via Masini coi pini e via e via. Una Empoli che non esiste più, idealmente finita con il taglio dei giorni scorsi.
Ora si volta pagina e si guarda avanti. Non sappiamo se la via dedicata all'onorevole Giulio Masini, medico certaldese eletto deputato nelle file socialiste del collegio di Empoli nella prima metà del 1900, sarà a fine lavori meglio o peggio. Di sicuro passarci farà a tutti un effetto diverso.
Aspettiamo quindi di vedere che sensazioni proveremo quando, a luglio 2014, ci sarà la chiusura del cantiere e nella strada arriverà una pista ciclabile (speriamo senza 'ovi') e, appunto, nuovi alberi più adatti all'ambiente urbano.
Per ora, passando di lì, proviamo solo un senso di vuoto toccando con mano un altro segno del tempo che passa e della nostra città che cambia. Dal punto di vista estetico e funzionale, vedremo se in meglio. Speriamo.
Marco Mainardi