Premio letterario Appiani all'Elba Book Festival grazie all'Università per Stranieri

Il secondo anno di Elbabook, l’unico festival isolano dedicato all’editoria indipendente e alla tutela della bibliodiversità in Italia, si è arricchito di un nuovo significativo appuntamento: la prima edizione del Premio “Lorenzo Claris Appiani per la traduzione letteraria”, voluto dalla famiglia Appiani per rendere omaggio alla memoria del figlio. L’iniziativa si propone lo scopo di valorizzare la figura professionale del traduttore e di metterne in risalto il ruolo all’interno del sistema editoriale, grazie alla supervisione scientifica dell’Università per Stranieri di Siena, l’ateno che garantisce la qualità dei titoli scelti. La premiazione inaugurerà Elbabook Festival il prossimo 26 luglio, alle 19.30, sulla Terrazza del Barcocaio, il “salotto buono” del borgo di Rio nell’Elba. Il comitato tecnico-scientifico è presieduto dalla docente Lucinda Spera ed è composto da Akeel Almarai, Chiara Comito, Tahar Lamri, Liana Tronci. Nel corso della manifestazione letteraria, che proseguirà sino a venerdì 29, ci sarà l’occasione di approfondire il tema dell’intergrazione culturale insieme ai giurati stessi.

«L’idea-guida che ha ispirato la giuria nella selezione dei vincitori – afferma Lucinda Spera – è quella di traduzione come attività culturale tesa a trasmettere non solo parole, ma anche tradizioni. Per dirla con Walter Benjamin, pensiamo che il bravo traduttore debba assumere e rendere con rigore etico e con capacità di ascolto la risonanza “poetica” dei testi, per farsi “traghettatore” di culture. Anche per queste implicazioni extra-letterarie, abbiamo scelto per la prima edizione la lingua araba: senza voler svelare nulla, diciamo che abbiamo puntato l’attenzione sulle opere il cui traduttore è riuscito a capire l’altro con maggiore profondità». L’organizzazione del Festival intende, perciò, promuovere la diffusione di una letteratura in questo momento storico assai vivace e vasta, forse meno conosciuta di altre in Italia, ma certo non meno significativa. Secondo i dati pubblicati da una delle più accreditate fonti relative alla ricezione della cultura araba nel nostro Paese, editoriaraba.com, lo scorso anno sono state tradotte in tutto 14 opere di autori arabi, di cui tuttavia solo la metà direttamente dalla lingua madre, le altre dal francese o dall’inglese. La speranza sta nel sottolineare l’importanza che il gesto del traduttore, in quanto interprete e mediatore, riveste nel panorama socio-culturale di un’Italia sponda dell’Europa e del Mediterraneo.

«Tradurre – aggiunge la Spera – non significa infatti rendere alla lettera, ma adottare una postura intellettuale; questa postura è quella della permeabilità. Occorre cioè assorbire l’umano anche attraverso forme ed espressioni linguistiche, mettendo al bando paure e singolarismi: venirsi incontro, attraverso la resa della parola dell’altro, non significa rinunciare alla propria identità, ma trovare un punto di raccordo in grado di far condividere valori. Nello svolgimento del compito affidatoci siamo stati fortunati, perché abbiamo ricevuto libri carichi di suggestioni e, per il prossimo anno – conclude la presidente – abbiamo già qualche sorpresa in serbo per chi ci seguirà».

Fonte: Elba Book Festival - Ufficio Stampa

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