L'infanzia a Boston, il presente a Pechino: l'avventura cinese di Francesca Celi

Francesca Celi

Toscani in Giro di gonews.it questa settimana dà la parola a una giovane studentessa di Massa, Francesca Celi, protagonista di una esperienza formativa a Pechino. Iscritta alla Ca' Foscari di Venezia, il suo sogno è quello di imparare la lingua cinese e, per farlo, è andata direttamente sul posto. A lei la parola.

Nome e Cognome: Francesca Celi

Anni: 21

Cresciuta a: Massa

Studi: Università Ca' Foscari Venezia, laureanda triennale in Lingue, culture e società dell'Asia e dell'Africa Mediterranea, percorso Cinese.

Residenza e professione: Residente a Massa, studentessa

Lavoro in Italia: studentessa

Prima esperienza all'estero: Ho vissuto un anno a Boston, USA, ma avevo 8 anni ed ero con la famiglia. Prima esperienza di questa lunghezza da sola. Sto attualmente studiando in un'università di Pechino.

Perché ha deciso di andare all'estero?

Sono al terzo anno di lingue orientali e da prima di iscrivermi all'università ero impaziente di conoscere una cultura talmente ricca e diversa come quella cinese. I motivi sono principalmente due, il primo riguarda il miglioramento della lingua. E' estremamente difficile conoscere il cinese studiandolo sui libri, senza viverlo ogni giorno. Pur essendo una capitale così importante, è noto che a Pechino siano in pochi a parlare inglese in modo sciolto, questo permette a chi intenda veramente fare pratica di non scivolare nella tentazione di parlare una lingua che risulti più “comoda”. Inoltre sono convinta del fatto che abbia poco senso studiare una lingua senza conoscerne la cultura, le tradizioni e gli usi. Ho deciso di venire qui a studiare per comprendere la Cina, invece che studiarla.

Quali sono le principali differenze fra il mondo del lavoro italiano e quello estero?

Parlerò del mondo dello studio. Come in molte altre parti del mondo, l'università qua è gestita in modo molto diverso. Innanzitutto alloggiamo e studiamo in un campus, dentro il quale c'è tutto, dalla mensa, al campo sportivo, dalla biblioteca, all'ospedale. Questo rende il tutto estremamente comodo. Devo però specificare che i miei studi sono diversi da quelli del resto degli studenti cinesi. Studiando la lingua come studentessa straniera infatti, faccio parte di un programma dedicato solo a noi. Rispetto alla mia Università italiana è certamente più intenso, i professori ci seguono molto e tendono a vietarci di parlare tra di noi qualunque lingua che non sia cinese. Gli esami inoltre sono gestiti diversamente, invece di avere un solo esame per materia, ne sosteniamo di più nel corso del semestre, che poi faranno media tra di loro. Tendiamo ad averne uno a settimana più una settimana di esami a metà e a fine semestre.

La vita e il lavoro all'estero sono diversi dall'idea che ti eri fatta prima di partire?

Non del tutto, prima di partire mi sono informata sulla mia università e ho chiesto informazioni a chi c'era stato prima di me, quindi un'idea generale ce l'avevo. Non ero invece abbastanza informata su alcuni usi dei cinesi, che lì per lì mi hanno spiazzata. Ad esempio qui è socialmente accettato sputare in terra nei luoghi pubblici e i bambini indossano delle tutine con il “lato b” scoperto perché non è un problema fare i propri bisogni quando c'è urgenza. Ci si abitua presto però, fa tutto parte del conoscere una cultura al di fuori dei libri di grammatica.

Cosa ti manca dell'Italia?

Il caffè la mattina appena sveglia. Qui non c'è modo di trovarne uno decente e la prima cosa che farò dopo essere tornata in Italia sarà abbracciare la nonna e poi chiederle la moka. Amo l'Italia, ma non ne sento la mancanza per motivi che vadano oltre famiglia e amici (e alcuni piatti).

Torneresti a lavorare in Italia?

Sì, ma allo stesso tempo resterei anche in Cina. Amo entrambi i paesi e quando dovrò prendere una decisione la prenderò in base al lavoro più che al luogo. Certo in Italia sarebbe più facile per svariati motivi, a partire dalla lingua, che rimane ancora una barriera piuttosto forte.

Hai qualche aneddoto sulla permanenza all'estero?

Uno per quanto riguarda gli ospedali. Quando è venuto a trovarmi il mio ragazzo si è preso una fortissima intossicazione alimentare. Arrivati di corsa in ospedale, ci hanno fatto pagare per ogni step, dalle analisi del sangue, alla flebo. Mentre io pagavo e cercavo di capire gli infermieri, lui è stato lasciato a se stesso nella sala d'attesa. Finché non avessi pagato, nessuno si sarebbe preso cura di lui. Solo un'infermiera parlava un po' d'inglese ma ha finito il turno dopo 30 minuti dal nostro arrivo.
Questo è stato uno dei pochissimi problemi che ho avuto finora stando qui. In generale tutti i cinesi che ho conosciuto sono stati estremamente cordiali con me e con tutti gli studenti internazionali. Cercano di coinvolgerci il più possibile nelle loro attività, ci invitano a mangiare tutti insieme e ci aiutano se abbiamo qualunque tipo di problema.

Se vuoi aggiungere qualcosa di te, sulla tua storia, particolari curiosi.

Ho avuto la possibilità di studiare in Cina grazie a una borsa di studio dell'Istituto Confucio. Il Confucio si occupa di diffondere la cultura cinese nel resto del mondo e, tra le altre cose, offre borse di studio a chi voglia recarsi in Cina. La maggior parte dei miei amici è a Pechino, Shanghai, Nanchino o Suzhou proprio grazie a questa possibilità. Copre gran parte delle spese e si può ottenere dimostrando il proprio livello della lingua.Tutte le notizie di Massa