Dalla Valdelsa alla California come dottoranda in ingegneria: la storia di Francesca Giaccherini

Francesca Giaccherini

Toscani in Giro questa settimana torna negli Stati Uniti. Oggi, lunedì 17 agosto, andiamo a incontrare una ragazza valdelsana che da tempo si è trasferita in California per perfezionare i propri studi accademici in Italia. Si chiama Francesca Giaccherini e viene da Poggibonsi. Curiosità: proprio oggi festeggia il suo 29esimo compleanno. Ecco la scheda che la presenta ai lettori di gonews.it.

Nome e Cognome: Francesca Giaccherini
Anni: 29
Cresciuta a: Poggibonsi (SI)
Studi: maturità scientifica, laurea di primo e secondo livello in ingegneria per la tutela dell’ambiente e del territorio presso l’università degli studi di Firenze
Residenza e professione: Poggibonsi (SI), per circa 1 anno (e da 6 mesi) risiederò a Irvine, California. Studente di dottorato internazionale in ingegneria civile e ambientale, università di Firenze e TU Braunschweig (Germania)
Lavoro in Italia: studente di PhD
Prima esperienza all'estero: la prima esperienza significativa forse è stata 2 mesi di tesi a Irvine, sempre presso UCI (University of California Irvine).

Perché ha deciso di andare all'estero?

È stata solo in parte una mia scelta, se fai ricerca devi farlo ed è giusto farlo. Nella scelta di fare il dottorato ha influito anche (scuramente) la possibilità/obbligo di passare almeno 9 mesi dei 3 anni fuori dall’Italia. Credo sia importante conoscere culture e posti differenti, provare a vedere le cose da altri punti di vista. Guardare il tuo Paese da lontano a volte aiuta. Sicuramente aiuta a crescere staccarsi dagli affetti e dai luoghi di sempre.

Quali sono le principali differenze fra il mondo del lavoro italiano e quello estero?

Le differenze sono molte. A livello universitario non siamo messi male in Italia, almeno per la mia esperienza. Mi piace la dinamicità che c’è qui per il lavoro, puoi cambiare e spostarti ad ogni età, cosa che in Italia non è sempre possibile (anzi quasi mai). La stessa dinamicità però rischia a volte di portarti dalle stelle alle stalle in poco tempo. Credo che ci sia sempre un rovescio della medaglia ogni Paese ha le sue contraddizioni, i suoi pregi e i suoi difetti e ancora non ho capito cosa preferisco.

La vita e il lavoro all'estero sono diversi dall'idea che ti eri fatta prima di partire?

Più o meno le idee che avevo sono state confermate. All’Università qui si lavora molto bene, i Professori sono molto presenti e ti seguono, ti danno importanza. Questa almeno è la mia esperienza e, sempre secondo la mia esperienza, hanno più soldi o forse li gestiscono in maniera differente!

Cosa ti manca dell'Italia?

Dopo gli affetti, il pane toscano! Mi manca la vita di un Paese di Provincia, girare per le strade del centro storico. Mi manca la storia che trasuda dagli edifici e quel calore umano. In America abito in un posto bello, ma con una storia recente, un insediamento di 60/70 anni fa, il mio Paese bombardato nella seconda guerra mondiale e ricostruito mi manca un po’!

Torneresti a lavorare in Italia?

Sì, ancora non so dove starò. Sicuramente l’Italia non è esclusa.

Hai qualche aneddoto sulla permanenza all'estero?

Molti! Non so se è classificabile come aneddoto, ma la prima cosa che mi ha colpito tornando ad Irvine e che ho anche postato su FB è: “America, regola #1: perché andare a piedi se puoi andare in macchina?”. Molti luoghi comuni sono realtà a Orange County, come gli spaghetti con meatballs, le macchine enormi e sempre pulite (le lavano ogni week end!), spostarsi sempre in macchina anche per fare pochi metri, usare solo il forno a microonde (non tutti, ma la maggior parte delle persone non cucina e mangia roba precotta o comunque già fatta da altri!), ecc… .

Un’altra cosa che mi ha impressionato è stata la domanda che tutti quelli che ho conosciuto mi hanno fatto: “cosa vuoi fare?”. È normale domandare ad una ragazza/donna i propri piani futuri. Per me invece non lo era, procrastinavo da tempo molte decisioni sul futuro e invece che chiedermi che lavoro volessi fare, mi chiedevo che lavoro potessi fare, quasi escludendo a priori il piano A, come molti miei coetanei italiani. Qui invece hanno il piano A, lo perseguono ed è un po’ più facile riuscirci. È vero che ci sono molte più possibilità. Il mondo del lavoro non è troppo congestionato ed è molto meritocratico.

Vuoi aggiungere qualcosa di te, sulla tua storia, particolari curiosi?

Sono nata e cresciuta a Poggibonsi, mi sono trasferita a Firenze per l’università. Il mio babbo è di Firenze, quindi spostarmi di qualche chilometro nella sua città non era poi cambiare molto. I miei mi hanno insegnato la bellezza dei viaggi, dell’apprendere, del ricercare, del domandarsi. Non mi hanno comprato il motorino a 14 anni, ma mi hanno spinta a viaggiare e non finirò mai di ringraziarli per questo. Nonostante l’amore per i viaggi e gli spostamenti, che mi creano quell’adrenalina mista a paura che però tendo a ricercare, sono sempre tornata a Poggibonsi, a casa! Come diceva Gaber “io non mi sento italiano, ma per fortuna o purtroppo lo sono”. Io mi sento Poggibonsese, provinciale, italiana ed europea, anche se ad oggi l’Europa è costantemente messa in discussione. In qualunque posto sceglierò di vivere sono sicura che sarò sempre Europea, Italiana, Provinciale e Poggibonsese!Tutte le notizie di Poggibonsi