Dopo il restauro della Casa del Boia, dell’ex canile alla Casermetta San Salvatore, di Porta Elisa e di tutta una serie di importanti interventi previsti dal progetto di riqualificazione e valorizzazione delle Mura Urbane - opere realizzate dalla Fondazione Cassa di Risparmio, che saranno consegnate al Comune di Lucca il 12 luglio, festa di San Paolino – sono finalmente iniziati i primi interventi per l’eliminazione della vegetazione presente sui paramenti delle mura di Lucca.
La Soprintendenza, infatti, proprio in questi giorni ha autorizzato il restauro del paramento delle mura, nel tratto compreso fra il Baluardo San Paolino ed il Baluardo Santa Maria. Una parete di circa 800 metri, alta 12, fra il Caffè delle Mura, il Campo ex Balilla e il bastione che si erge all’estremità sud-occidentale della cerchia muraria. Un progetto messo a punto dal prof. Paolo Tomei dell’Università di Pisa, dalla professoressa Giulia Caneva dell’Università di Roma 3, e dai loro collaboratori, nonché dall’architetto Giovanni Musetti. Un gruppo di esperti coordinato dall’ingegner Francesco Cecati della Soprintendenza, che eserciterà l’alta sorveglianza sui lavori.
I lavori sul paramento delle Mura vengono realizzati direttamente dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca nell’ambito del progetto di riqualificazione e di valorizzazione delle Mura Urbane diretto dal responsabile tecnico Franco Mungai, per il quale l’ente di San Micheletto ha stanziato complessivamente 7 milioni di euro.
Le Mura: il giardino della città
“Questo progetto – spiega l’ingegner Francesco Cecati della Soprintendenza - oltre che sulla classificazione puntuale di tutte le specie botaniche presenti sulle Mura Urbane, si fonda sui risultati di un convegno altamente specialistico che si tenne nei primi anni Duemila a Villa Bottini e si presenta oggi come un vero e proprio ‘manuale’ o protocollo di manutenzione, che negli anni a venire mi auspico venga adottato dall’Opera delle Mura o da altre strutture che dovranno finalmente occuparsi della manutenzione ordinaria del nostro Parco urbano.
“E sì – aggiunge Francesco Cecati – perché dobbiamo davvero considerare le Mura come il giardino della città. Un ecosistema complesso, ma, nel suo insieme, pur sempre un giardino, e come tale va mantenuto in ordine, tutti i giorni. Non com’è avvenuto finora: l’ultima grande opera di pulizia dei paramenti è stata realizzata nel 1984. Non possiamo aspettare altri trent’anni”.
Un intervento sperimentale che si concluderà entro fine agosto
“Considerando che l’intervento è diretto contro specie che presentano un netto ritmo biologico stagionale – aggiunge Francesco Cecati - la primavera e l’inizio dell’estate sono i periodi migliori. Considerando inoltre che si dovranno effettuare trattamenti all'aperto è necessario evitare condizioni meteorologiche sfavorevoli, come vento, pioggia o elevate temperature, che possono creare un rischio di dispersione dei prodotti”.
L’intervento su questo primo tratto di paramento è da considerarsi sperimentale. La conclusione? Entro fine agosto. Parola di Franco Mungai.
GLI ASPETTI TECNICI DELL’INTERVENTO
La vegetazione
Le specie botaniche fino ad oggi individuate sui paramenti delle mura urbane sono 128. Fra queste sono presenti alberi o arbusti, piante ed erbe perenni ed erbe annuali. In diversi casi si tratta di piante con apparato radicale robusto o rampicanti che, generalmente, costituiscono elementi disgregatori di costruzioni in mattoni o in pietra come le Mura di Lucca.
Nel tratto compreso fra il Baluardo San Paolino ed il Baluardo Santa Maria, oggetto di questo primo intervento, non sono presenti tutte queste specie, ma possono aggiungersene altre, di minore impatto. Tutte le piante, comunque, dovranno essere prima devitalizzate con specifici trattamenti e, una volta morte, asportate.
Diserbo chimico e interventi manuali
Come spiega ancora l’ingegner Cecati, i trattamenti eseguiti con sostanze chimiche - sempre accoppiati a interventi manuali - sono di norma preferibili a quelli meccanici per motivi di maggiore efficacia e minor rischio di lesioni al substrato.
A parte il caso di poche specie, la semplice asportazione meccanica non risulta efficace, a meno di non poter rimuovere in maniera pressoché completa gli apparati radicali dai quali si potrebbe rapidamente innescare una ricrescita della specie indesiderata. Inoltre, l'asportazione diretta di piante ancora vitali, soprattutto se queste possiedono radici profonde, può danneggiare i mattoni secolari.
Qualora la crescita degli apparati radicali abbia sconnesso le strutture murarie compenetrandole profondamente, vanno programmati contemporaneamente interventi di consolidamento, poiché in questo stadio le piante stesse, seppure siano un elemento di procurato danno, rappresentano, quasi paradossalmente, anche un elemento di coesione strutturale.
“Salvate i capperi”
L’intervento, per lo meno in questa prima fase, non dovrà essere effettuato sul cappero perché è una specie particolarmente significativa dal punto di vista paesaggistico: tutte le strutture murarie antiche generalmente sono più o meno colonizzate anche da cappero, che non viene percepita come “erbaccia” dai visitatori, non fosse altro che per la splendida fioritura. “Naturalmente – conclude Cecati - anche se alcune piante, poste in posizioni idonee, possono procurare un effetto positivo legato alla concezione romantica delle ‘rovine’, la loro eccessiva presenza può creare gli stessi problemi delle altre specie”.
Fonte: Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca
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