
Per Fare Teatro, nLo scorso anno, uno dei Laboratori di Fare Teatro aveva affrontato Goldoni, lavorando su La Bottega del Caffè, straordinario testo sulle dinamiche di una comunità, sui modi di stare insieme e fare società. Nel percorso formativo di quest’anno, si è di nuovo puntata l’attenzione su Goldoni, questa volta con La Trilogia della Villeggiatura, un altro capolavoro su una comunità, il ritratto di una borghesia in crisi, l’affresco di una società non più in grado di progettare il futuro, ma che ha anche difficoltà a distillare dal passato le ragioni del proprio agire.
Così, la prossima settimana il Laboratorio di Fare Teatro di 2° livello, coordinato da Franco Farina, Luca Biagiotti e Cristina Lazzari, propone al pubblico i risultati di questo percorso, e lo fa in uno spazio lontano dagli stucchi e dagli ori del teatro Verdi, più contemporaneo, di recente apertura, il Mixart in via Bovio: da martedì 27 a venerdì 30 maggio, tutti le sere alle ore 21 ( il 27, il 28 e il 30 anche al mattino, alle ore 11, per le scuole)
Quando nel 1761 Goldoni scrive la Le Smanie della Villeggiatura (primo testo della trilogia), di fatto crea un ‘proto-sequel’. La commedia infatti ha subito successo e quindi egli ne fa seguire altre due che ne prolungano storia e tema (Le Avventure della Villeggiatura e Il Ritorno dalla Villeggiatura). Al centro di tutto, la magistrale capacità del grande commediografo veneziano di ritrarre la società a lui coeva, in questo caso una piccola comunità borghese che, pur nelle sue difficoltà, nella villeggiatura vede un irrinunciabile status symbol.
«L'innocente divertimento della campagna è divenuto a’ dì nostri una passione, una manta, un disordine. – scrive lo stesso Goldoni nella sua nota ‘L’Autore a chi legge’ – Virgilio, il Sannazzaro, e tanti altri panegiristi della vita campestre, hanno innamorato gli uomini dell'amena tranquillità del ritiro; ma l'ambizione ha penetrato nelle foreste: i villeggianti portano seco loro in campagna la pompa ed il tumulto delle Città, ed hanno avvelenato il piacere dei villici e dei pastori, I quali dalla superbia de' loro padroni apprendono la loro miseria [...] I personaggi principali di queste tre rappresentazioni, che sono sempre gli stessi, sono di quell'ordine di persone che ho voluto prendere precisamente di mira; cioè di un rango civile, non nobile e non ricco [...]L'ambizione de' piccioli vuol figurare coi grandi, e questo è il ridicolo ch'io ho cercato di porre in veduta, per correggerlo, se fia possibile. »
Rifacendosi alle – per altro inarrivabili – chiavi di lettura di Strehler prima, di Castri poi e infine di Servillo, che hanno scelto di ridurre la trilogia a spettacolo unico, esaltando la coralità dei testi e delle situazioni, il Laboratorio di Fare Teatro ha scelto di resuscitare anche le piccole parti per sottolineare il mirabile congegno ritmico della splendida macchina drammaturgica goldoniana. Il tutto, ambientando la Trilogia in un periodo più vicino a noi, i primi anni ’60, un periodo in cui, come spiega Franco Farina, la villeggiatura torna ad essere status symbol, e ponendo nel contempo attenzione anche alle passioni censurate, alla vigliaccheria amorosa, alla paternità mancata, tutti elementi preziosi della trilogia goldoniana e pedagogicamente importanti per far emozionare e riflettere i ragazzi, ma non solo loro.
Gli interpreti, che si alternano nei vari ruoli, sono (in ordine alfabetico): Manuel Allori, Elena Amaro Nessi, Miriam Antonini, Giulio Bacciardi, Giulia Bechi, Lucia Bianchettin, Giulia Caneschi, Pietro Cappelli, Lavinia Casalini, Antonio Cucuzza, Chiara Del Carlo, Diletta Dell’Agnello, Raffaella De Pietro, Sofia Dondoli, Ludovica Ferrò, Sara Genovesi, Alessandra Giachetti, Giulia Grillo, Carlo Guglielminetti, Ilaria Lorenzi, Costanza Maccarone, Daniele Matronola, Sara Pagano, Francesco Puccetti, Tommaso Ricci, Marina Schneider, Giovanni Toscano, Sofia Visdomini.
Hanno collaborato come assistenti alla messa in scena Marta Bettini e Annalisa Cima
Fonte: Ufficio stampa
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