
Intervento del presidente Cia Pisa Francesca Cupelli alla Lepolda 2013 - Firenze
Voglio parlarvi di agricoltura. Ci ho pensato prima di scegliere la mia parola chiave, me ne venivano in mente tante, ma poi ho scelto “agricoltori” e l’ho scelta perché è proprio sulla percezione che si ha degli agricoltori e dell’agricoltura in generale che ci sono gravi lacune. L’agricoltore in genere è considerato lo sprovveduto ed ignorante che fa un mestiere di serie B, il mestiere di scorta perché non è in grado di farne altri. Capita spesso di sentire la famosa frase “braccia rubate all’agricoltura” quando si parla di un ignorante o di un incompetente.
Io sono figlia di agricoltori, faccio l’imprenditrice agricola, sono agronoma e mi è già capitato di fare anche altri lavori dopo la laurea, tutti di carattere impiegatizio, ma vi posso garantire che quello più difficile è fare l’agricoltore. Da anni sto portando avanti una battaglia perché all’agricoltura sia riconosciuta la dignità che merita. E’ una battaglia dura perché la classe politica, tutta intera, dagli anni ’50 in poi ha creduto ed ha fatto credere che dell’agricoltura si potesse fare a meno. Fior di economisti giudicavano come parametro di economia evoluta, la riduzione di addetti in agricoltura.
Ora le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti, le più evidenti sono: • Perdita di suolo agricolo, dal 1970 ad oggi ne abbiamo perso per una superficie corrispondente ad Emilia, Liguria e Lombardia messe insieme e continuiamo a perderne 80-100 ha al giorno • Dipendenza alimentare, la disponibilità di suolo agricolo attuale “sfama” l’80% degli italiani, quindi 1 su 5 mangia cibo importato All’origine c’è la mancanza di reddito per gli agricoltori e questo deriva in gran parte dall’indifferenza della politica e dei Partiti, anche del PD. L’agricoltura è un settore che potrebbe davvero dare prospettive nuove ed inaspettate alla nostra economia. Già oggi, nonostante le gravissime difficoltà per le imprese, è l’unico settore che, anche in Toscana, evidenzia un segno più sull’occupazione e crescita nell’export.
Il legame con l’agroalimentare, col turismo, con la tutela ambientale e paesaggistica, con la socialità e con la salute dei cittadini, dovrebbe stimolare la classe politica ad un atteggiamento diverso, più coinvolgente. In questi mesi c’è un gran dibattito nella politica. C’è a Destra, c’è a Sinistra, poi ci sono le Larghe Intese nelle quali mi sembra non ci si intenda su nulla, in questo dibattito c’è un tratto comune, dell’agricoltura non importa niente a nessuno. L’ultima fase storica dove dell’agricoltura ci si è interessati riconoscendone il valore strategico è stato negli anni ’50. Ci fu la grande Riforma Agraria con la quale si espropriarono terreni ai latifondisti e si assegnarono, con riscatti trentennali, a famiglie diretto coltivatrici. Questa riforma, con tutte le sue storture, con tutte le sue clientele politiche, produsse comunque un grande sviluppo sui territori interessati, uno sviluppo dovuto alla grande laboriosità dei contadini assegnatari che poterono contare, per qualche decennio, su redditi dignitosi che consentirono di migliorare le aziende e di mandare i figli all’Università.
Oggi servirebbe un’azione politica di quella portata, con caratteristiche diverse, chiaramente adeguandola ai tempi, ma con quella portata strategica. Per arrivare a questo bisogna che si capisca che gli agricoltori esistono, che non sono fantasmi e che non sono nemmeno le caricature che la comunicazione ci presenta. Sono imprenditori a tutti gli effetti dei quali la collettività non può fare a meno. Noi agricoltori vogliamo essere ascoltati, le idee le abbiamo, le proposte pure, ma è difficilissimo essere ascoltati. Io sono Presidente della Cia di Pisa, ma anche attraverso la rappresentanza è complicatissimo far arrivare il nostro messaggio, anche e soprattutto perché la rappresentanza è divisa, spesso autoreferenziale, cioè con tutti quei difetti che la politica ha trasferito anche al mondo economico e a tutta la rappresentanza economica e sindacale. Avevo riposto molte speranze nel PD, mi sembrava che ci fossero le premesse per cui anche le istanze degli agricoltori avessero la stessa dignità di quelle delle altre categorie economiche e sociali. Purtroppo mi sono sbagliata. Ne abbiamo riscontro tutti i giorni, in tutte le sedi. Volete un esempio? Andate a cercare i nomi dei referenti del settore agricolo nelle nostre Federazioni Provinciali o Regionali e AUGURI.
Ora mi è tornata un po’ di speranza, sto seguendo il progetto di Matteo Renzi, spero di non essere delusa anche questa volta, spero che gli agricoltori siano ascoltati, perché è quello che la politica deve fare, ASCOLTARE GLI AGRICOLTORI. Si sta muovendo qualcosa di interessante, mi sembra di aver capito che figure come Carlin Petrini e Oscar Farinetti, ripongano aspettative sul progetto di Matteo Renzi, non è poco, ma non basta. Ribadisco, noi agricoltori non siamo qui a piangere, vogliamo attenzione, vogliamo essere coinvolti e chi lo farà non se ne pentirà.
Francesca Cupelli Imprenditrice Agricola, Agronoma, Presidente CIA Pisa
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