Divieto spazi pubblici a gruppi neofascisti, M5S: "Provvedimento inefficace"

Durante la seduta del prossimo consiglio comunale che si terrà Giovedì prossimo 21 Dicembre, verrà discussa una mozione proposta dall’ANPI di Colle di Val d’Elsa e ufficialmente presentata dal Partito Democratico, in merito al “Divieto di concessione degli spazi pubblici e dei locali di cui dispone il Comune in favore di organizzazioni che si ispirino a ideologie di stampo neofascista, in ottemperanza ai valori fondanti della Costituzione della Repubblica Italiana“.

Noi del Movimento 5 Stelle Colle di Val d’Elsa ribadiamo pubblicamente la nostra posizione tramite la lettera di motivazioni che inviammo circa un mese all’ANPI Colle di Val d’Elsa.

Di seguito il testo della lettera in questione:

Gentili membri dell’ANPI, sezione di Colle di Val d’Elsa,

abbiamo ricevuto e analizzato la vostra proposta di mozione in merito al “Divieto di concessione degli spazi pubblici e dei locali di cui dispone il Comune in favore di organizzazioni che si ispirino a ideologie di stampo neofascista, in ottemperanza ai valori fondanti della Costituzione della Repubblica Italiana”, e abbiamo preso la decisione di appoggiarla, seppur con alcune perplessità che esponiamo e motiviamo di seguito.

Premettiamo che i dubbi che esprimeremo non intaccano in nessun modo la nostra identità di movimento che ha sempre difeso i diritti dei più deboli, delle minoranze e si è sempre battuto contro ogni forma di discriminazione, guidati da semplice buonsenso e soprattutto dal testo Costituzionale di stampo antifascista in cui ci riconosciamo e che abbiamo difeso sempre con le unghie e con i denti, contrastando le palesi volontà del partito di governo di modificarne i contenuti essenziali. In altre parole, non permetteremo a nessuno di affibbiarci la patente di esponenti di qualsivoglia fazione solo per aver espresso un parere su una proposta, a nostro avviso, priva di alcuna efficacia.

Per quanto riguarda l’aspetto prettamente legale, esistono già delle leggi in materia che non vengono in alcun modo potenziate da modifiche a regolamenti comunali. In primis, la Costituzione della Repubblica Italiana garantisce il diritto di libero pensiero e libera espressione entro i limiti della convivenza civile e del rispetto dell’altro. Sono infatti molteplici gli articoli Costituzionali che ribadiscono questo concetto, tra i quali:

ART. 17: “I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi[…].”

ART. 18: “I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale. Sono proibite le associazioni segrete e quelle che perseguono, anche indirettamente, scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare.”

ART. 21: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.[…]”

E ancora,

ART. 49: “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.”

Detto questo, allo stato attuale delle cose, è già presente nel nostro ordinamento la Legge n.645 del 1952 (legge Scelba), che prevede già il divieto alla riorganizzazione del disciolto partito fascista, recitando che:

“Ai fini della XII disposizione transitoria e finale (comma primo) della Costituzione, si ha riorganizzazione del disciolto partito fascista quando una associazione, un movimento o comunque un gruppo di persone non inferiore a cinque persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza, o svolgendo propaganda razzista, ovvero rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, principi, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista. ”

e prevedendo le dovute punizioni giuridiche nei vari casi in cui certe disposizioni possano non essere rispettate.

Per di più, il Testo Unico delle Legge di Pubblica Sicurezza (TULPS) esplicita già quali siano le responsabilità dell’organo o individuo preposto alla sicurezza pubblica, quindi in specifici casi il Sindaco, riguardo a situazioni potenzialmente pericolose che avvengano in territorio provinciale (ad esempio manifestazioni potenzialmente violente o lesive della dignità di determinate minoranze, verso le quali l’autorità ha il potere di intervenire).

Passando all’aspetto più pratico dell’intera questione, ci teniamo a rimarcare la completa, a nostro parere, inefficacia di un tale provvedimento in tal senso. Partiamo dal concetto che “fascisti” si diventa, non si nasce! Nascondere sotto il tappeto la problematica della deriva all’estremismo di determinate fazioni politiche non è il modo giusto per contrastarla o debellarla, anzi, al contrario, è probabilmente la maniera giusta per incattivirla e alimentarla. Purtroppo, i governi che si sono succeduti negli ultimi anni hanno contribuito in maniera decisiva alla crescita di questo fenomeno con le loro politiche scellerate finalizzate alla distruzione del principio di equità e dello stato sociale, il cui fondamento più profondo è il rispetto verso l’altro e la civile convivenza tra cittadini che si riconoscono sotto un’unica identità, senza divisioni ideologiche o discriminazioni di sesso, razza, religione o quant’altro.

Gli ultimi governi di centrosinistra, anticipati dal governo ultraliberista del presidente Monti e precedentemente dall’ultimo governo di centrodestra di Berlusconi, hanno creato i presupposti perchè nel tessuto sociale si insinuassero l’idea e la convinzione, assolutamente giustificate, che i cittadini siano totalmente impotenti, trasparenti e invisibili, se non quando diventano limoni da spremere fino al limite della sopportazione. Questi cittadini si sono visti lentamente negare il diritto ad una Sanità pubblica funzionante, ad un lavoro ben retribuito che non li calasse a livello di schiavi, ad un’Istruzione pubblica che, quella sì, con gli strumenti dell’insegnamento avrebbe dovuto trasmettere i veri valori su cui si basa una società civile, che non sono le divisioni politiche, le guerre tra bande di poveri, ma la cultura e la conoscenza libere, svincolate dall’indottrinamento, i reali nemici delle derive verso gli estremismi.

Per non parlare della inadeguata gestione del problema immigrazione il quale, sulle spalle di folle di esseri umani spesso indifesi, ha generato un problema sociale di non poca portata che non può essere ogni volta liquidato con il termine “Xenofobia”, nascondendo di fatto una questione sociale più complessa che spesso non ha niente a che vedere con convinzioni ideologiche.

In definitiva, tutto ciò è strettamente legato alla proposta di mozione in discussione, che di fondo non risolve il problema della diffusione di estremismi, ma rischia di tralasciare le vere cause che questo problema tendono a favorirlo.

Ribadiamo che le nostre perplessità non riguardano il merito della problematica stessa, ma il metodo che si prefigge di combattere un determinato fenomeno con modalità che forse rischiano di alimentarlo ulteriormente. Peraltro, come abbiamo scritto all’inizio, non esiste alcun vuoto legislativo su certe questioni: le leggi ci sono e basterebbe applicarle una volta tanto, senza il bisogno di appesantire oltre il già pachidermico sistema di norme che ci regola!

Piuttosto che fomentare queste divisioni tra normali cittadini, spesso vittime inconsapevoli di ideologie trasmesse, cerchiamo di essere consapevoli di quale sia l’avversario comune, e di combattere lui e tutto ciò che causa questi sentimenti di nostalgia verso un passato che ci siamo lasciati alle spalle con la firma della nostra Carta Costituzionale.

Fonte: M5S Colle val d'Elsa

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