BioVoice, il software che analizza la voce, sarà presentato al congresso Maveba

Nasce a Firenze il software per l'analisi automatica della voce. Lo ha ideato e sviluppato Claudia Manfredi, docente del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell'Università di Firenze. BioVoice, così si chiama il programma, permette di analizzare sia la voce adulta che il vagito del neonato e di classificarne la forma melodica, cioè l’intonazione. Uno strumento dalle potenzialità enormi, in campo medico ma anche musicale e linguistico, che sarà presto scaricabile gratuitamente online. Una novità importante nel campo della ricerca scientifica, che sarà presentata in occasione del decimo congresso mondiale 'MAVEBA', Models and Analysis of Vocal Emissions for Biomedical Applications, organizzato dalla docente, che da domani al 15 dicembre riunirà a Firenze i massimi esperti in materia. Il programma è all'indirizzo http://maveba.dinfo.unifi.it.

Professoressa Manfredi, perché questo software è importante?
«La salute del nostro apparato fonatorio dipende sia dal corretto funzionamento delle strutture muscolari di cui è costituito, che dal corretto controllo da parte del sistema nervoso centrale. Il primo segnale di possibili alterazioni è data da disfonia persistente. La diagnosi di patologie viene normalmente effettuata dallo specialista sulla base dell’osservazione laringoscopica diretta della laringe e con l’analisi percettiva di possibili “irregolarità” della voce. Disporre di strumenti oggettivi è di fondamentale importanza per il clinico specialista. In particolare nel caso di neonati prematuri o con parto traumatico, quindi a rischio di disturbi neurologici, BioVoice consente l’analisi oggettiva del vagito per questi soggetti che, a differenza dell’ adulto, sono ovviamente non “collaborativi”. Ad oggi il software consente di calcolare una trentina di parametri acustici e di classificarne le principali forme melodiche senza bisogno dell'intervento umano, che, oltre a dare una valutazione soggettiva e puramente qualitativa, richiederebbe tempi di ascolto e di osservazione proibitivi per il clinico. In pochi secondi si possono analizzare centinaia di registrazioni e vagiti.”

Che ambito di applicazione ha questo strumento?
«In medicina, prima di tutto. E' un supporto nella valutazione del livello di disfonia della voce adulta, che può essere generato da uno sforzo di tipo professionale, tipico degli insegnanti o degli operatori dei call center, o da alcune patologie. Può essere utilizzato anche dai pediatri, che, grazie a BioVoice, possono rilevare anomalie nei vagiti dei neonati ed eventualmente decidere ulteriori approfondimenti diagnostici.».
Esiste una correlazione tra un'anomalia nella frequenza del vagito di un neonato e alcune patologie, tipo l'autismo?
«Nel Laboratorio di Ingegneria Biomedica che coordino abbiamo fatto degli studi su questo nell’ambito di progetti nazionali e locali. Ad oggi, però, non esistono dati certi di una correlazione diretta. E' un campo di ricerca ancora aperto su cui stiamo lavorando anche grazie ad un progetto recentemente finanziato dalla Regione Toscana che riguarda la diagnosi precoce dell’autismo, in bambini da 2 a 5 anni di età. Studieremo anche le possibili correlazioni fra caratteristiche della voce ed espressioni facciali in questi bambini».

In quali altri settori può essere usato Biovoice?
«In ambito musicale, ad esempio, tra i professionisti del canto. Insieme alla Scuola di Musica di Fiesole e al conservatorio Cherubini stiamo lavorando proprio allo sviluppo di parametri specifici di BioVoice di utilità nella didattica canora, evidenziando opportuni parametri della voce cantata. C'è inoltre un altro ambito interessante sul quale ho intenzione di lavorare».

Cioè?
«L'analisi dell’apprendimento della lingua. Grazie ai dati raccolti in collaborazione con l'Università di Liegi, in Belgio, abbiamo scoperto che c'è una correlazione tra il tipo di vagito del neonato e la lingua parlata dai genitori. In sostanza, si confermano ricerche fatte da altri studiosi che evidenziano come il bambino, quando nasce, conosce già alcune caratteristiche della lingua materna, in quanto, ancora in grembo, ascolta e apprende la lingua parlata da chi gli è vicino e in particolare della madre. Nel caso specifico abbiamo evidenziato una differenza di oltre il 95% fra neonati di madre lingua italiana e araba o francese».

Un momento di studio e di confronto sul tema è il congresso internazionale che organizza ogni due anni a Firenze...
«Ho iniziato nel 1999 e quest'anno il congresso MAVEBA festeggia la decima edizione. L'idea è nata quando mi sono interessata allo studio del vagito del neonato, ma poi il campo di ricerca si è ampliato a tutti gli ambiti che ho citato precedentemente. Infatti ho fortemente voluto fin dall’inizio che questo congresso fosse di ambito multidisciplinare. Domani arriveranno a Firenze i massimi specialisti della voce umana in tutti i settori: bioingegneri, informatici, medici, fisici, logopedisti, psicologi, con molti dei quali ho da tempo instaurato fruttuose collaborazioni scientifiche.
Desidero anche portare a conoscenza della cittadinanza un altro evento, la Giornata Mondiale della Voce, di cui sono coordinatore per l’Italia, e che si celebra ogni anno in tutto il mondo il 16 Aprile con l’obiettivo di sensibilizzare la popolazione all’uso corretto della propria voce. Anche a Firenze ci sono stati negli anni passati e ci saranno eventi dedicati».

Fonte: Ufficio Stampa

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