M3 via da San Miniato, Cgil in difesa del lavoro: "Azienda sempre a norma, siamo preoccupati"

(foto da Google)

Quello che fino a oggi è stato definito 'il caso della M3' potrebbe diventare una situazione paradossale. A spostare lo sguardo sullo stabile di Ponte a Egola è la Cgil, grazie a Pablo Cartone e al segretario della Filctem Pisa Loris Mainardi. L'azienda, che produce poliuretano espanso ed è una delle poche a lavorare nell'ambito dei materassi, è a rischio delocalizzazione e dovrebbe lasciare il territorio comunale di San Miniato entro il 30 settembre 2018.

La M3 Srl è sotto direttiva Seveso perché, all'interno della struttura di via Sauro, è stoccato un materiale chimico che si chiama TDI. Perciò, molte forze politiche negli ultimi anni hanno avuto l'ex sede della Icla come obiettivo principale delle loro preoccupazioni. In ordine cronologico possiamo risalire alle recenti dichiarazioni di Mdp e anche del M5S, che protestò all'esterno dell'azienda. Alla luce di tutto questo, i sindacalisti hanno incontrato i vertici e gli 11 dipendenti e hanno fatto visita alla M3. Dal contatto con la ditta è nata un'opinione che va contro l'attuale corrente di pensiero a San Miniato.

"Siamo preoccupati perché qui ci si scaglia contro un'azienda che rispetta le leggi - hanno ammesso Cartone e Mainardi, in tono pacato ma risoluto -. Stiamo parlando di posti di lavoro. Attualmente la M3 è addirittura sottoproduzione per via delle normative a cui è sottoposta. Ha ricevuto controlli su controlli ed è sempre stata scrupolosamente a norma. Lavora al 20% della propria forza produttiva e non ha un vero e proprio magazzino. Se si raddoppiasse il lavoro attuale e si riempissero alcune stanze per ora vuote, allora potrebbero esserci 12-13 assunzioni, magari di gente della zona".

Si è parlato spesso, infatti, di rischio di incidente rilevante. "Il modo in cui è conservato il TDI è sempre risultato a norma in tutti i rilievi. In più anche il contratto di affitto è a norma. Certo, magari non è uno stabile bellissimo visto da fuori, ma non si può costringere il proprietario a fare investimenti in tale direzione, se non è sicuro della permanenza in via Sauro" hanno detto i sindacalisti.

In ballo c'è pure un ricorso al Tar da parte del proprietario dell'immobile, quindi la situazione presenta molte incertezze. Stando alla normativa Seveso, comunque, la responsabilità dell'azienda termina al confine dell'azienda stessa. In pratica, al di fuori dei cancelli o delle mura della M3, la competenza passa a Comune o Prefetto. Cantone e Mainardi hanno infine specificato: "La ditta è a regola, a rischio ci sono solo i posti di lavoro in caso di chiusura o delocalizzazione. Siamo davvero allibiti per questo accanimento con la M3, è quasi un'eccellenza del nostro territorio. Con atteggiamento e investimenti giusti potrebbe cambiare tutto".

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