Sciopero nel settore Gomma-Plastica, presidio a Empoli. I sindacati: "Si vuole scardinare il contratto nazionale"

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I lavoratori del settore gomma-plastica sono pronti ad incrociare le braccia contro la scelta di 'bloccare' l'adeguamento all'inflazione previsto dal Contratto Nazionale siglato nel 2015. La mobilitazione, decisa lo scorso ottobre a livello nazionale, si sta svolgendo con modalità differenti in ogni Regione. Per quanto riguarda il territorio fiorentino e l'Empolese-Valdelsa, la Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec UIL hanno indetto lo sciopero di 8 ore per il prossimo lunedì 27 novembre.

Nell'Empolese-Valdelsa il settore occupa circa 1000 dipendenti per un fatturato di oltre 300 milioni di euro. E proprio a Empoli si ritroveranno tutti i lavoratori degli 11 Comuni dell'Unione, ma anche quelli di Firenze, Prato e Pistoia, per un presidio in piazza della Vittoria, alle ore 10.

Per spiegare i motivi della mobilitazione si è tenuto oggi una conferenza stampa nella sede della Cgil a Empoli a cui hanno partecipato Silvia Mozzorcchi e Giuseppe Dentato della Filctem Cgil di Firenze, Gianluca Valacchi della Femca Cisl e Michele Cataneo della Uiltec-Uil.

Nello specifico la Federazione delle aziende del Gomma-Plastica, che fa capo a Confindustria, ha deciso di trattenere 19,06 euro dai 30 euro di aumento salariale calcolato sulla previsione dell'inflazione nel 2015. Il livello di inflazione, però, è risultato essere più basso di quanto prospettato al momento dell'accordo azienda-sindacati, da qui la decisione di trattenere parte dell'aumento: a gennaio, quindi, i lavoratori incasseranno 10 euro, e non 30.

Una decisione presa senza i sindacati che sono sul piede di guerra: le aziende si sono appellate all'Art.70 del Contratto Nazionale che prevede appunto una verifica dei livelli inflattivi, ma, precisano i sindacati, solo attraverso una "valutazione congiunta". Ma questo confronto previsto dal contratto non ci sarebbe stato.

"Il problema - spiega Mozzorecchi della Filctem Cgil di Firenze - non è tanto i 20 euro in meno al mese. Molti lavoratori senza le nostre assemblee non se ne sarebbero nemmeno accorti e per le aziende si tratta di una cifra irrisoria.  Il punto è che riteniamo che questo sia un attacco al Contratto Nazionale e alla contrattazione sindacale".

"La mobilitazione - spiega Valacchi di Femca-Cisl - ha una valenza economica, ma soprattutto sono a rischi le relazioni sindacali. Si tratta di un settore in crescita dell'1,2% e crediamo che se si procede unilateralmente e si esasperano le relazioni diventerà più complicato affrontare le sfide del mercato".

Il punto, quindi è politico: i sindacati sono spaventati che questa scelta unilaterale possa essere un primo passo di quello che definiscono senza mezzi termini il tentativo di "scardinare il contratto nazionale" e i suoi diritti/doveri, anche perché proprio nel 2018 scadrà il Contratto di settore in essere.

Insomma al centro della mobilitazione c'è il tentativo di ostacolare quella che possiamo definire una vera e propria tendenza a livello nazionale, ossia il decentramento dei contratti aziendali e con essa il declassamento del confronto aziende-sindacati. Una tendenza che Confindustria sembra non riuscire ( o non voler) arginare.

"Invece di scegliere il confronto - spiega Dentato della Cgil- la Federazione si è chiusa e sceglie il conflitto. Crediamo che questa soluzione se portata avanti possa essere dannosa per i lavoratori, ma anche per le aziende. Vogliamo che le aziende si assumano la responsabilità di permettere un confronto con i sindacati facilitando un buon ambiente industriale nell'interesse dell'azienda stessa".

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Giovanni Mennillo

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