“Con questo convegno ci siamo voluti chiedere se il mondo del credito, anche in Toscana, abbia superato lo tsunami della crisi, sia davvero fuori dal tunnel. La risposta secondo noi è questa: abbiamo superato il periodo peggiore, ma i processi di riorganizzazione anche pesanti non sono finiti e ci sono chiusure di filiali che, pur se governate da accordi sindacali, creano un vuoto nelle zone periferiche determinando vere e proprie periferie sociali, visto che ad essere colpiti sono i soggetti più deboli come gli anziani che hanno meno dimestichezza con le pratiche digitali”: così Daniele Quiriconi, segretario di Fisac Cgil Toscana, stamani al convegno a Firenze in Camera del lavoro dedicato al tema delle banche (hanno partecipato Rita Laura D’Ecclesia, Professoressa Università La Sapienza, Eliano Omar Lodesani, Chief Operating Officier Intesa Sanpaolo, Matteo Spanò, Presidente Federazione Toscana BCC, Agostino Megale, Segretario Generale Fisac Cgil; è intervenuto via skype Pier Paolo Baretta, Sottosegretario all’Economia). Ha aggiunto Quiriconi: “Si parla dei nuovi modelli di banche, degli ologrammi al posto dei lavoratori, della sparizione dei cassieri, delle attività in remoto: dalla Toscana vogliamo lanciare una riflessione su dove si vuole andare. Nella nostra regione le imprese hanno in media 2,19 dipendenti: chi fa consulenza sul credito a queste aziende sottocapitalizzate e bisognose di un rapporto stretto con la persona, con il lavoratore del sistema bancario? Infine, nuovo modello di banca significa per noi anche superare l’esasperazione di certe politiche commerciali. Questi sono problemi veri, da non affrontare in maniera sbrigativa”.
LA SCHEDA
Con l’iniziativa “Reset” evocativa fin dal titolo, la Fisac Cgil Toscana si è proposta di aprire una discussione su un nuovo modello di banca possibile dopo lo “tsunami” degli anni che abbiamo alle spalle. La Toscana ha pagato un prezzo alla riorganizzazione e al salvataggio di importanti Istituti, che hanno profondamente segnato il profilo del settore: quasi 3.000 dipendenti in meno in un biennio, quasi 10.000 in un decennio, 200 sportelli in meno solo nel periodo 2017-2018 tra quelli già chiusi e quelli che chiuderanno. La capacità delle parti di governare in modo soft le uscite di questo imponente numero di lavoratori , con l’accesso volontario al fondo di accompagnamento alla pensione, le risorse importanti garantite dal sistema pubblico (sempre 5/10 in qualche caso 20 volte minori che nel resto di Europa) non debbono far pensare ad un’uscita definitiva dai problemi. Il confronto aperto tra vigilanza BCE e parlamento europeo sulle ricapitalizzazioni a garanzia di nuovi NPL, la pressione dei falchi del rigore nord-europeo che mirano a scoraggiare l’acquisto di titoli pubblici di paesi con forte debito anche attraverso differenti valutazioni, il prossimo esaurirsi dell’azione sul Q.E. possono riprodurre per il sistema paese e per le banche un problema che una possibile instabilità politica non può che accentuare. Al netto del quadro di contesto generale, il riordino delle BCC in corso, i processi di armonizzazione contrattuale tra le banche acquisite e le acquirenti, le costanti innovazioni tecnologiche e le proposte di riorganizzazione interna richiedono uno sviluppo ulteriore dei processi condivisi tra le parti. A partire dalla chiusura dei contratti aperti, si pone il problema di garantire con il consenso, quelle innovazioni contrattuali e di sistema che sappiano valorizzare appieno il lavoro, rispettare i risparmiatori, garantire a famiglie e imprese la ripresa di un credito utile al rilancio dell’economia tutt’altro che consolidato.
I NUMERI (SCARICA LE TABELLE QUI)
Per la nostra regione, posto che il calo degli impieghi verso le imprese può essere determinato da una riduzione della domanda, che però sottolinea il permanere della crisi e la conseguenza della riduzione del numero delle imprese ( tabella n°1), i dati sono inequivocabili. Le disaggregazioni tra industria, servizi e costruzioni sottolinea ancor più la distanza tra l’agosto 2011 e l’agosto 2017 ( tab. 2-3-4). Infine la crescita dei soggetti “a sofferenza” e il lieve calo delle sofferenze in valore assoluto, così come la continua espansione dei depositi bancari delle famiglie che può spiegare il mantenimento di un certo raffreddamento dei prezzi (tab. 5 e 6 ) completano un quadro molto complesso e pieno di rischi. La FISAC è pronta a discutere nella giornata del 22, a partire da qui, dalla situazione data, insieme a rappresentanti della banca di sistema per antonomasia, delle piccole banche locali, della politica, dell’università e del sindacato di quale modello di banca per il futuro e di quali relazioni in un contesto profondamente modificato e in continuo cambiamento.