Si è aperta questa mattina, con il saluto del sindaco Dario Nardella, la prima giornata di lavori della terza edizione di Unity in Diversity, la piattaforma voluta dal sindaco Dario Nardella sottoscritta dai sindaci provenienti da oltre 60 paesi che quest’anno sarà dedicata al Dialogo nel Mediterraneo, sulla scia dei Colloqui Mediterranei di Giorgio La Pira. Un vero e proprio vertice fra sindaci di tutto il mondo che si confronteranno insieme a studiosi, economisti, alti rappresentanti delle Nazioni Unite e di governo nazionale, che interverranno dando il loro contributo per affrontare insieme le questioni relative allo sviluppo sostenibile in rapporto con la dignità umana, allo sfruttamento delle risorse naturali e ai cambiamenti climatici. La prima giornata si svolge a Firenze, nel salone dei Cinquecento, la seconda in Vaticano, presso la Casina Pio IV in seguito all’invito della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali.
Qui di seguito il discorso del sindaco Dario Nardella:
“Cari colleghi sindaci, signor vice Ministro degli Esteri, signor inviato speciale delle Nazioni Unite e Lega Araba Staffan De Mistura per la Siria, cara Kerry Kennedy, signori membri del Comitato Promotore, sindaci, autorità e illustri personalità civili e religiose, amici della stampa, cittadini: è con un’emozione particolare e tutta personale che vi do il benvenuto e pronuncio l’intervento di apertura di questa terza edizione di Unity in Diversity, l’annuale incontro di sindaci di tutto il mondo che Firenze organizza dal 2015 su un tema ogni volta diverso.
Celebriamo in questi giorni il quarantennale della morte di Giorgio La Pira, il sindaco di Firenze grazie alla cui visione possiamo dire di essere qui tutti noi riuniti oggi. Questa edizione di Unity in Diversity è anche un tributo alla sua figura, alla sua coraggiosa lungimiranza e all’attualità del suo pensiero di pace, giustizia sociale e dialogo fra i popoli e fra le città, con particolare riferimento al Mediterraneo. Chiunque come me svolga il mandato di sindaco di questa meravigliosa città non può non tenere conto del suo immenso contributo e in qualche modo cercare di continuarne, pur nel proprio piccolo, l’opera.
Prima di condividere alcune riflessioni con voi sul tema e sul significato di questa edizione, desidero rivolgere un ringraziamento e un saluto agli altri membri del Comitato Promotore: monsignor Sánchez Sorondo, della Pontificia Accademia di Scienze Sociali, al sindaco di Tunisi, al vice sindaco di Atene e alla vice sindaca di Madrid che hanno condiviso con Firenze l’onore di promuovere questa iniziativa. Desidero inoltre ringraziare tutti i colleghi sindaci che sono qui, gli ospiti e i relatori provenienti dagli ambienti più diversi che arricchiranno il nostro dibattito. Vorrei in particolare ricordare insieme a voi la sindaca di Diyarbakir, che già dalla prima edizione di Unity in Diversity ha partecipato ai nostri incontri. Purtroppo ancora oggi a distanza di molti mesi la sindaca di Diyarbakir è in prigione per accuse non ancora del tutto chiarite e non ha potuto raggiungerci. A lei va l’incoraggiamento e la solidarietà di tutti noi.
Cari amici, Giorgio La Pira diceva che il Mediterraneo era un grande lago di Tiberiade destinato a diventare segno e strumento dell'incontro tra popoli diversi e del superamento delle barriere politiche, economiche, religiose, etniche e culturali, grazie alla vocazione al dialogo dei popoli che vi si affacciano, eredi delle tre grandi religioni monoteiste, quelle della “triplice famiglia di Abramo”. Inoltre, per lui dalla pace di Gerusalemme e del Mediterraneo sarebbe poi dipesa quella del mondo intero.
La congiuntura economica attuale, le sfide come il cambiamento climatico, le migrazioni - siano esse di natura economica o flussi di richiedenti asilo - la ridefinizione degli equilibri geopolitici in ambito mediterraneo sembrano dargli ragione a distanza di così tanti anni, poichè per questi motivi il Mediterraneo è sempre più cruciale per la stabilità e la sicurezza del mondo intero.
E mentre la tecnologia e la scienza contemporanee mandano in soffitta le convinzioni geografiche con cui siamo cresciuti e ridimensionano le misure del Mare Nostrum rispetto al resto del pianeta, proprio questo ridimensionamento rende ancora più evidente l’impatto che questo spicchio di globo ha sulle sorti del nostro pianeta. Il Mar Mediterraneo non cessa di essere il crocevia di mille accadimenti. Un ponte tra mondi diversi, spesso separati, ma dei quali ha veicolato nel corso dei millenni idee, modi di vivere, sapori, scoperte. L’antico mare rappresenta al contempo via di comunicazione e confine, ostacolo e legame, punto di partenza e snodo, elemento unificante dove da sempre universi contrapposti si sono confrontati. Zona di contatto fra i tre continenti che lo circondano. Questa prossimità ha anche incrementato i problemi, cristallizzato le differenze.
Un'area che riveste uno straordinario valore strategico per la comprensione dei problemi e l'evoluzione dei rapporti tra le diverse civiltà, perché è il luogo delle stratificazioni millenarie in uno spazio ridotto, nel quale il Nord incontra il Sud, l'Occidente incontra l'Oriente. Il luogo, dunque, per antonomasia in cui si sperimenta e si pratica l'incontro fra civiltà, nel quale ognuna di esse, affacciandosi sulle altre fa esperienza di se stessa e della propria finitezza, si impegna a coltivare la propria identità e contemporaneamente impara a coesistere, a “fare spazio agli altri”, allontanandosi dalla tentazione dell'integralismo, perché è qui che noi e gli altri siamo vicini.
Il Mediterraneo è un luogo di frontiera nel senso più alto del termine, un luogo complesso e vero. Qui sono divampati conflitti, ma si è anche costruita una tradizione di incroci e mescolanze. È questa forse la lezione più importante che viene a noi: la pace e il benessere cui aspirare sono un equilibrio fra le voci, che sono tante, diversificate e risuonano tutte insieme in uno spazio relativamente piccolo. È importante che tutti noi - popoli che ci affacciamo sulle sue rive - ci sediamo l'uno accanto all'altro, ci raccontiamo le nostre storie, re-inventiamo e moltiplichiamo le nostre appartenenze.
D’altronde, e lo vedremo nelle prossime ore, le sfide che dobbiamo affrontare sono particolarmente complesse e spesso, lasciatemelo dire, gli Stati nazionali riescono ad affrontarle in tempo o interpretarle nella maniera migliore.
E vengo dunque al secondo grande tema di questo evento: il fatto che gli attori principali siano i sindaci. Nel 1955 il sindaco La Pira organizzò la prima riunione di sindaci delle capitali a Firenze, spinto dall’urgenza derivante dalla minaccia atomica di quegli anni. Disse allora: ‘Le città restano, specie le fondamentali, arroccate sopra i valori eterni, portando con sé, lungo il corso tutto dei secoli e delle generazioni, gli eventi storici di cui esse sono state attrici e testimoni. Restano come libri vivi della storia umana e della civiltà umana: destinati alla formazione spirituale e materiale delle generazioni venture. Come è stato felicemente detto, infatti, la crisi del tempo nostro può essere definita come sradicamento della persona dal contesto organico della città’. Ebbene continua La Pira: ‘questa crisi non potrà essere risolta che mediante un radicamento nuovo, più profondo, più organico, della persona nella città in cui essa è nata e nella cui storia e nella cui tradizione essa è organicamente inserita. (…) Daremo vita, per così dire, ad uno strumento diplomatico nuovo: uno strumento che esprime la volontà di pace delle città del mondo intero e che tesse un patto di fraternità alla base stessa della vita delle Nazioni’. Così disse nel 1955 il sindaco di Firenze.
Come non vedere l’estrema attualità del suo pensiero? Come non vedere già in queste frasi i problemi dell’integrazione e della radicalizzazione nelle periferie, dello sradicamento dovuto alla ricerca di condizioni di vita migliori, alla fuga dalla guerra o dalla desertificazione e, allo stesso, tempo, l’emergere di spinte populiste e di tendenza alla disgregazione, la difficoltà del livello statale di arrivare lì dove solo il livello locale può avere orecchie e mani per aiutare? Non mi stancherò mai di ripetere che i sindaci sono la prima linea delle società, sentono per primi gli umori dei cittadini e sono il loro primo interlocutore: gli stati dovrebbero forse fornire loro maggiori risorse e ascoltarli di più perché sono la loro cassa di risonanza, perché senza di loro le voci del territorio si perdono nella distanza dai Governi centrali.
Dirò di più: l’evoluzione tecnologica, la crescente domanda di partecipazione dei cittadini e la globalizzazione rendono oggi ancora più necessario il ruolo dei sindaci. Gli incontri e gli scambi sono sempre più intensi e frequenti, il mondo è una rete globale e le categorie tradizionali saltano ma allo stesso tempo, e proprio per questo, aumentano dalla base le richieste di definizione identitaria, di maggiore voce in capitolo e di controllo diretto sulle risorse che, se non trovano risposte sin dal primo livello societario rischiano di provocare conseguenze disastrose.
Cari colleghi, i relatori che ascolteremo nelle prossime ore ci aiuteranno a mettere a fuoco possibili soluzioni concrete e ad approfondire le nostre analisi che riverseremo in un documento finale dal quale, ne sono convinto, non potrà mancare un’offerta e un appello a un ruolo più attivo da parte dei sindaci del Mediterraneo e del mondo, perché nei modi che verranno ritenuti più opportuni possano dare il loro fondamentale contributo alla soluzione delle grandi sfide che dobbiamo affrontare, tutti insieme. Già dalle prossime ore faremo circolare la bozza di questo documento finale che poi potremo firmare tutti insieme. A proposito del nostro lavori di Unity in Diversity alla terza edizione, vorrei lanciare una proposta a tutti voi e ai colleghi sindaci e amministratori che oggi non hanno potuto raggiungere Firenze. Ovvero quello di creare un board permanente o anche una associazione di tutte le città che hanno aderito fin dal 2015 ad Unity in Diversity, visto che è importante dare continuità al nostro lavoro e ottenere sempre più ascolto dalle organizzazioni internazionali e dai governi nazionali. Presenteremo questo documento in Vaticano, domani a Roma, dove avremo la seconda giornata dei lavori, in omaggio sia all’attenzione che il Santo Padre ha sempre dimostrato verso il ruolo dei sindaci, e ricordo a questo proposito l’iniziativa dell’anno scorso sempre della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali a proposito dei migranti e l’iniziativa di due anni fa sull’enciclica Laudato Si’ che ha messo al centro le grandi sfide del cambiamento climatico e della povertà. Ma consegnamo questa carta anche in omaggio allo spirito di dialogo interreligioso e interculturale che anima tutto l’esercizio.
Prima di chiudere vorrei rivolgere un caloroso ringraziamento a tutti coloro che hanno reso possibile l’evento: il nostro sponsor Enic Meetings & Events, il Comitato per le Celebrazioni del 40esimo anniversario della morte di Giorgio La Pira – oggi sarà consegnato un premio intitolato a La Pira ad un collega italiano e un collega straniero - “Sensi contemporanei”, l’Agenzia per la Cooesione Territoriale, Mibact Direzione Generale Cinema, Regione Toscana, Fondazione Sistema Toscana. Ringrazio inoltre Ferrero e Ntv che hanno contribuito all'organizzazione dell'evento in Vaticano, mettendo anche a disposizione un treno Italo per portare a Roma i partecipanti.
Infine un grazie personale allo staff della città e della PASS senza il cui prezioso lavoro non saremmo qui oggi.
Il lavoro di oggi è il frutto di mesi di preparazione, sappiamo bene quanto sia difficile per un sindaco e un amministratore lasciare gli impegni della propria comunità e dedicarsi a giornate di confronto di questo tipo. Ma cari colleghi, sappiamo che stanno aumentando le occasioni di incontri tra i sindaci di tutto il mondo associazioni e rete alle quali aderiscono città di ogni continente. Perché aumenta tutto questo? Perché aumenta un bisogno, un desiderio dalle nostre comunità a far arrivare le voci della quotidianità dei nostri cittadini alle organizzazioni internazionali. Sono voci che riguardano i grandi temi e le grandi sfide del presente e del futuro. Il cambiamento climatico, la distribuzione della ricchezza, le emergenze sociali, l’immigrazione e lo sviluppo sostenibile di una economia che sia sempre più legata al territorio. Dal basso possono partire le soluzioni a problemi annuali, annosi, ai quali non sempre si riescono a trovare le migliori soluzioni. Il mondo ha bisogno delle città, sempre di più. E quindi vi ringrazio per lo sforzo e il sacrificio che avete fatto nel lasciare le vostre città e dedicare il vostro tempo a questo confronto dal quale sono convinto usciremo più arricchiti, anche nell’interesse dei nostri stessi cittadini. Auguro a tutti voi buon lavoro per questa importante giornata".