Aggressione all'Ambrogiana, la denuncia fatta troppo presto insospettisce 'Chi l'ha Visto?'

aggressione montelupo

Ancora una volta la trasmissione 'Chi l'ha Visto?' di Rai 3 tenta di tirare le fila della vicenda ancora troppo avvolta nel buio, quella dell'aggressione alla 17enne al parco dell'Ambrogiana di Montelupo Fiorentino alle prime luci di sabato 14 ottobre, Sono molti gli interrogativi ancora sospesi enunciati dagli inviati di Federica Sciarelli.

Partendo dal tragitto che ha portato la ragazza alla discoteca Jump Rock e poi al parco, si riassume con l'aiuto del padre della giovane quelle ore finite in tragedia. "L'avevo accompagnata a cena da un'amica, sapevo che andavano a ballare e poi si fermava a dormire da lei", spiega ancora una volta il padre. In discoteca la giovane incontra un gruppo di quattro ragazzi, tutti minorenni tranne uno di 19 anni. La giovane si sarebbe innervosita per aver visto in pista anche il suo ex ragazzo, con il quale si era lasciata da circa 7 mesi. "Mi ha raccontato di aver preso due sorsi di vodka, ma non ha assunto droga quella sera", spiega ancora il padre, uno dei pochi testimoni dei momenti di lucidità della figlia da quando è stata ricoverata in ospedale a Empoli.

Dentro al locale succede una discussione, che si protrae anche al di fuori. Un amico di lei, nel ritornare verso la macchina, avrebbe assistito a questa discussione nel parcheggio. "In discoteca l'avevo vista ogni tanto e poi persa di vista. Quando ho visto la lite, sono andato lì per calmarla ma era ancora agitata. I suoi amici non gli stavano dando troppo sostegno, pare fossero in stato di ebbrezza e non riuscivano a ragionare", sostiene il ragazzo.

La ricostruzione della trasmissione afferma che la giovane si allontana per andare verso la stazione ferroviaria di Montelupo-Capraia, un tragitto di 2 km a piedi. Il primo treno o un bus la riporteranno a casa. Saltano quindi i piani di andare a dormire dalla ragazza. Ha deciso di andarsene, si avvia alla stazione per tornare a casa alle 4 di sabato mattina.

Lungo il tragitto c'è il Parco, zona dalla visibilità molto bassa. A un certo punto la raggiungono i suoi amici e la ragazza che l'avrebbe ospitata. Viene inquadrata dalle telecamere di videosorveglianza al telefono, è sola in quel momento. Il fratello della ex le scrive, le chiede di poter parlare e lei le risponde 'Domani sarò morta, addio'. Il padre afferma che chi ha scritto e inviato quel messaggio è proprio sua figlia. "Non riusciamo a capire il significato di questo messaggio", spiega ancora. E al Parco quando scrive quel messaggio, quando nonv iene vista dagli occhi elettronici delle telecamere, con chi è? "Una volta ha detto che era sola, un'altra volta ha detto che c'era un altro ragazzo con lei", spiega il padre.

La trasmissione punta il dito su una considerazione: non è lei ad allontanarsi ma gli amici a lasciarla sola. Rimane da ultimo solo il maggiorenne della truppa, poi va via pure lui. Poi, il vuoto. La prima testimonianza, ad aggressione avvenuta, sarebbe tra le 6.15 e le 6.20. Un residente in zona sente un urlo sotto la sua finestra. Scende in strada e vede l'uomo con la felpa rossa fermo immobile in mezzo alla strada. Siamo a pochi passi dal luogo dell'aggressione.

Il ritrovamento poi riporta la vicenda sotto l'occhio dei fatti, lontano dalle ricostruzioni. La 17enne si trova dietro un muretto, c'è stata trascinata da sotto le braccia. Lo dicono le tracce sui talloni. Accanto a lei lo zaino e le scarpe. È sporca di sangue anche nei capelli biondi, che ne frattempo si sono tinti di rosso. L'aggressore o un complice la nasconde sotto delle foglie, per non farla vedere. Pensano che sia morta, anzi, per il padre sono sicuri che sia morta. "Se avessero voluto abusare sessualmente di lei, l'avrebbero fatto. Se avessero voluto derubarla, l'avrebbero fatto, e invece le cose sono rimaste lì", commenta.

"Non so cosa possa aver fatto una ragazza di 17 anni per meritare una cosa del genere. Un'esecuzione, una cosa allucinante", afferma ancora sconvolto il padre. Dopo il ritrovamento viene portata d'urgenza all'ospedale 'San Giuseppe' di Empoli. Sono le 7.

Poco distante da viale Boccaccio, in piazza Gramsci, la compagnia della 17enne suona il citofono del commissariato e va a denunciare la scomparsa dell'amica. Perché dopo meno di un'ora i ragazzi sono così allarmati da andare direttamente in commissariato, un gesto certamente nobile ma non immediato nei pensieri.

Anche l'avvocato della famiglia della vittima dell'aggressione Gabrio Bagnoli pensa così: "È un dato che stride, di solito pensi a un contatto con i familiari. È prematuro ma questo è accaduto, per loro era una considerazione logica farlo. Una spiegazione come tante altre ma non ci trovo troppa logica".

I nodi che ancora non sono stati sciolti sono racchiusi tutti qui: il cellulare Samsung che non si trova, la persona dalla felpa rossa che ancora non è stato identificato, la denuncia immediata. Dove si ferma l'inchiesta giornalistica, gli inquirenti stanno procedendo.

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