Veglia missonaria della diocesi, l'omelia di Cardinal Betori

Il cardinale Giuseppe Betori (foto gonews.it)

Questa sera, 20 ottobre, il cardinale Giuseppe Betori ha tenuto presso la chiesa di Santa Maria a Novoli, la messa missionaria diocesana.

"La pagina del vangelo di Luca pone Gesù di fronte a una folla bisognosa di cibo, sprovvista di ciò che è essenziale per la vita. La risposta di Gesù è un invito ai suoi discepoli a farsi carico del problema degli altri.

Di fronte alla risposta con cui essi segnalano di non aver risorse adeguate per affrontare un problema così grande, sfamare tanta folla con soli cinque pani e due pesci, Gesù si coinvolge in prima persona, mostrando loro una direzione nuova rispetto alla loro impossibile strada di risolvere il problema facendo affidamento al denaro, tanto denaro in una misura che nessuno poteva possedere.

È la logica mercantile, quella con cui siamo soliti risolvere i nostri problemi, quella che invece Gesù rifiuta. Per lui non è con i soldi che si risolvono i problemi. Anzitutto Gesù chiede che le persone siano poste a sedere in modo ordinato, a gruppi. Sembra che Gesù voglia che la gente non sia considerata una massa, ma un popolo. Siamo peraltro in un luogo deserto e tutto si propone come un’attualizzazione del miracolo della manna per il popolo in cammino.  Ora è il popolo escatologico che Gesù stesso viene a nutrire.

Ma il cibo non scende più dal cielo, bensì sono quelle poche cose che i discepoli hanno con sé, appena cinque pani e due pesci, che però bastano a tutti una volta che vengono condivisi. Gesù apre una nuova strada alla soluzione dei problemi dell’umanità: non più il denaro, ma la condivisione, il mettere a disposizione degli altri il poco che sembra essere nostro, ma ci è solo affidato per la vita di tutti. Poche cose che non solo sono sufficienti ai presenti, ma creano sovrabbondanza: siamo nei tempi finali.

Ma ci sono altre due cose da notare.

Anzitutto le modalità di quanto accade rievocano il contesto eucaristico: siamo al declinare del giorno come ad Emmaus; Gesù chiede che le persone siano poste a sdraiarsi come nell’ultima cena; Gesù compie gli stessi gesti dell’ultima cena prendendo e spezzando i doni dopo aver alzato gli occhi al cielo e benedetto pani pesci e infine porgendoli ai discepoli.

C’è un’affinità profonda tra l’eucaristia e il dono dei pani e dei pesci, di tutto ciò che dà vita alla gente.

L’altro fatto da notare nella narrazione del miracolo è che Gesù chiede ai discepoli di farsi mediatori tra lui e il popolo distribuendo i pezzi dei pani e dei pesci a ciascuno. Gesù ha bisogno delle mani dei suoi discepoli.

E qui raggiungiamo il contesto di questa celebrazione. Il missionario costituisce le mani con cui Gesù spezza il cibo per la gente: la sua parola, la sua grazia, la sua presenza.

Un compito che non si aggiunge all’essere discepolo, ma ne è coessenziale, come ci hanno ricordato le parole dell’Evangelii gaudium, un compito che ha come scopo quello di comunicare speranza e tenerezza dell’amore, come hanno sottolineato le altre parole di Papa Francesco che abbiamo ascoltate.

Tutto questo ci viene ripetuto in questa Veglia vissuta come preghiera della nostra diocesi in occasione della Giornata Missionaria Mondiale. Per questa Giornata il Papa ha inviato un Messaggio in cui ci chiarisce che il pane che dobbiamo far condividere tra la gente è Gesù stesso. Egli scrive: «La missione della Chiesa, destinata a tutti gli uomini di buona volontà, è fondata sul potere trasformante del Vangelo. Il Vangelo è una Buona Notizia che porta in sé una gioia contagiosa perché contiene e offre una vita nuova: quella di Cristo risorto, il quale, comunicando il suo Spirito vivificante, diventa Via, Verità e Vita per noi (cfr Gv 14,6). […] La missione della Chiesa non è, quindi, la diffusione di una ideologia religiosa e nemmeno la proposta di un’etica sublime. Molti movimenti nel mondo sanno produrre ideali elevati o espressioni etiche notevoli. Mediante la missione della Chiesa, è Gesù Cristo che continua ad evangelizzare e agire, e perciò essa rappresenta il kairos, il tempo propizio della salvezza nella storia. Mediante la proclamazione del Vangelo, Gesù diventa sempre nuovamente nostro contemporaneo, affinché chi lo accoglie con fede e amore sperimenti la forza trasformatrice del suo Spirito di Risorto. […] Ricordiamo sempre che «all’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva» (Benedetto XVI, Lett. enc. Deus caritas est, 1). Il Vangelo è una Persona, la quale continuamente si offre e continuamente invita chi la accoglie con fede umile e operosa a condividere la sua vita attraverso una partecipazione effettiva al suo mistero pasquale di morte e risurrezione» (nn. 1 e 3-4).

Prendiamo sul serio queste parole e sentiamoci tutti chiamati alla missione di far incontrare con Cristo tutte le persone che incontriamo e sentiamo il dovere di sostenere in tutti i modi coloro che per questa missione sono pronti ad andare anche in luoghi lontani, dove c’è più bisogno della testimonianza di Cristo e di quanto essa può cambiare il mondo.

Infine, il Messaggio del Papa ha parole specifiche per i giovani. Sono parole che sono lieto di ripetere oggi, quando al termine della Veglia darò il mandato ad alcuni giovani che si apprestano a entrare in missione verso i loro coetanei in questo vicariato. Dice il Papa: «I giovani sono la speranza della missione. La persona di Gesù e la Buona Notizia da Lui proclamata continuano ad affascinare molti giovani. Essi cercano percorsi in cui realizzare il coraggio e gli slanci del cuore a servizio dell’umanità. “Sono molti i giovani che offrono il loro aiuto solidale di fronte ai mali del mondo e intraprendono varie forme di militanza e di volontariato [...]. Che bello che i giovani siano ‘viandanti della fede’, felici di portare Gesù in ogni strada, in ogni piazza, in ogni angolo della terra!” (Evangelii gaudium, 106). Vi illuminino queste parole nel vostro cammino.

 

Giuseppe card. Betori

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