«Fenomeni di caporalato e di sfruttamento del lavoro come quello venuto alla luce nelle nostre campagne, che riguardava una società di servizi in agricoltura, devono essere assolutamente stroncati con forza. Come Cia-Agricoltori Italiani siamo da sempre in prima linea contro l’illegalità nei campi, non bisogna abbassare la guardia, anzi è necessario che il contrasto ai fenomeni criminosi che cercano di insinuarsi nel comparto agroalimentare senese e toscano venga rafforzato. Così come vanno attentamente monitorate le imprese che offrono i servizi (agenzie intermediazione, interinali, appalti). Importante inoltre è evitare facili accostamenti tra agricoltura e sfruttamento del lavoro o peggio ancora con caporalato, ci sono delle criticità spesso a lato del settore agricolo che non vedono le imprese agricole promotrici, anzi sono anch’esse vittime, spesso inconsapevoli di questi fenomeni. Vogliamo la legalità, vanno contrastate tutte le forme di illecito, sfruttamento, caporalato, frodi, lavoro nero, illegalità tutti aspetti che producono una concorrenza sleale che penalizza le imprese “normali”, quelle che rispettano le regole».
Così Roberto Bartolini, direttore Cia – Agricoltori Italiani di Siena ha commentato l’operazione coordinata dal Procuratore di Siena, Salvatore Vitello e dal Sostituto Nicola Marini, e affidata ai Carabinieri della Compagnia di Poggibonsi (Siena) e al Nucleo ispettorato del lavoro di Siena, che ha portato a tre arresti con l’accusa di intermediazione illecita (il reato che identifica il caporalato) e sfruttamento del lavoro nelle campagne.
IL COMUNICATO CGIL
Ancora una volta il copione si ripete, purtroppo siamo ancora di fronte al modello di sfruttamento dei lavoratori agricoli che nella nostra regione si concretizza attraverso “l'intermediazione di manodopera” camuffata da appalto.
Il metodo che è ormai collaudato e in piena espansione si declina attraverso aziende terze, all’apparenza regolari, che offrono servizi in agricoltura a prezzi stracciati prendendosi in carico il lavoro sporco, lo sfruttamento e il sotto salario, attraverso la gestione della manodopera alle condizioni che sistematicamente dopo i vari blitz delle forze dell’ordine vengono alla luce in tutta la loro crudeltà e inciviltà.
Dopo anni di politiche che hanno sistematicamente e progressivamente indebolito il diritto e il costo del lavoro individuandolo come causa della crisi economica, la risorsa umana tende a non essere più interpretata come il valore aggiunto che dovrebbe fare la differenza per lo sviluppo delle aziende ma sta’ semplicemente diventando una variabile di costo.
E’ così che si insinuano e trovano terreno fertile questi metodi di sfruttamento strutturati che rischiano di compromettere tutto il settore dal punto di vista della reputazione e della concorrenza sleale.
La nostra battaglia per avere strumenti adeguati a estirpare il fenomeno parte da lontano.
Siamo stati promotori e sostenitori prima della rete del lavoro agricolo di qualità, istituita con la legge 116/2014, e della legge 199/2016 (Disposizioni in materia di contrasto ai fenomeni del lavoro nero, dello sfruttamento del lavoro in agricoltura e di riallineamento retributivo nel settore agricolo) approvata lo scorso ottobre e che ha fornito ulteriori strumenti anche agli inquirenti.
A ottobre dello scorso anno abbiamo inoltre sottoscritto a livello regionale il protocollo contro lo sfruttamento del lavoro in agricoltura.
La 199 inasprisce le pene arrivando a prevedere anche il sequestro dei beni ottenuti con lo sfruttamento e riconosce i riferimenti normativi ed economici della contrattazione collettiva.
Si avvale della Rete del lavoro agricolo di qualità che ad oggi però rimane uno strumento potenzialmente qualificante ma ancora inefficace a causa delle complessità burocratiche e soprattutto la mancanza delle linee guida che la rendano operativa anche a livello locale presso le commissioni INPS CISOA e diventi finalmente il luogo di monitoraggio del settore e per l’incontro tra domanda e offerta di mano d’opera in modo trasparente,
Mentre il protocollo regionale che ha istituito una cabina di regia con la Regione, i Sindacati, le Associazioni Datoriali, Inps e Inail, che si è insediata a fine gennaio si è posto come obbiettivi di istituire un albo volontario delle ditte prestatrici di servizi che lavorano in trasparenza e nel rispetto dei contratti e delle leggi per permettere alle aziende agricole di soddisfare i picchi stagionali e levare ogni possibile alibi.
Punto altrettanto qualificante tra gli obbiettivi previsti dal protocollo sarebbe un sistema premiante nei bandi per l'assegnazione delle risorse della PAC, del PSR e più in generale di tutti i finanziamenti pubblici a quelle aziende che fanno occupazione regolare diretta.
Ma anche qui i lavori procedono molto a rilento.
Anche in previsione della PAC del 2020 (che vale circa un miliardo di euro di contributi al settore agricolo) il buon lavoro deve diventare un criterio indispensabile a tutti gli effetti e non devono più andare risorse pubbliche a chi sfrutta la manodopera direttamente o indirettamente.
Se vogliamo che la nostra agricoltura cresca e sia in grado di continuare a competere sui mercati internazionali dobbiamo fare in modo che la competizione si basi sull’innovazione, la qualità dei prodotti e di conseguenza la qualità del lavoro.
Senza contare che la concorrenza sleale in primo luogo nuoce alle aziende regolari che rappresentano la stragrande maggioranza dell'agricoltura della nostra regione e hanno tutto l’interesse a mantenere le leve della competizione su un livello che sia all’altezza del brand Toscana.
A questo punto non è più rinviabile la piena attuazione da parte delle istituzioni degli strumenti legislativi e i protocolli se vogliamo veramente svolgere un azione di prevenzione dei fenomeni di sfruttamento dei lavoratori agricoli e più in generale di tutti i lavoratori che lavorano negli appalti.
Gianluca Giussani, segretario generale Flai Cgil Toscana
Simone Pizzichi, segretario generale Flai Cgil Siena
Pierpaolo Micci, segretario generale Flai Cgil Grosseto
LE PAROLE DEL SINDACO BONECHI
“Ringrazio le forze dell’ordine che hanno portato alla luce questo grave episodio di caporalato e rinnovo la piena collaborazione dell’amministrazione comunale nei confronti di Carabinieri e Polizia per garantire un presidio costante su tutto il territorio, a tutela dei lavoratori, dei loro diritti umani e sociali e dell’intera comunità”. Con queste parole Marcello Bonechi, sindaco di Castellina in Chianti interviene sull’operazione condotta dalla Procura di Siena e dai Carabinieri della compagnia di Poggibonsi che ha portato a tre ordinanze di custodia cautelare per caporalato e sfruttamento del lavoro nelle campagne di Castellina in Chianti.
“La cultura della legalità e del rispetto dei diritti - aggiunge Bonechi - sono, da sempre, valori fondanti del Chianti e di tutto il territorio senese e passano dall’impegno congiunto di istituzioni, forze dell’ordine e associazioni. Casi di sfruttamento del lavoro come questo e altri episodi che hanno interessato in passato il nostro territorio sono da condannare e contrastare con forza, perché rischiano di danneggiare tante aziende che ogni giorno operano correttamente e con grande impegno umano ed economico per valorizzare le nostre eccellenze ambasciatrici del Chianti nel mondo, dal vino all’olio, in un’ottica di sviluppo sostenibile e rispettoso dell’ambiente e del paesaggio, altre risorse fondamentali. Il nostro impegno sarà sempre quello di tutelare tutto questo, insieme alle forze dell’ordine e a tutti gli altri soggetti che ogni giorno garantiscono il presidio sociale sulle nostre zone”.