A Lucca spunta la Domus romana del II secolo

Il sottosuolo di Lucca continua a rivelare i suoi tesori nascosti e questo pomeriggio alla presenza del sindaco Alessandro Tambellini, degli assessori Francesco Raspini e Stefano Ragghianti, del presidente e del direttore di Sistema Ambiente, Matteo Romani e Roberto Paolini, le archeologhe incaricate, sotto il coordinamento di Elisabetta Abela, hanno illustrato gli eccezionali ritrovamenti nell’area esplorata grazie all’intervento finanziato da Sistema Ambiente, a pochi passi da Palazzo Orsetti.

Dopo i primi giorni di lavoro, in cui erano tornate alla luce sei sepolture risalenti al XII-XIII secolo, inerenti la fase di costruzione della vicina Chiesa di Santa Maria Nera, eretta nel 1188, è emerso un sepolcreto molto più antico, che, la cospicua quantità di reperti rinvenuti, consente di far risalire al VI secolo d.C.

Sono state messe in luce complessivamente 34 sepolture, di cui 24 databili, appunto, al VI secolo d.C. Si tratta di un sepolcreto di grande interesse il cui studio consentirà di acquisire nuovi dati sulla Lucca longobarda.

La necropoli è estesa sopra le strutture di una domus romana di cui sono stati indagati quattro ambienti, delimitati da muri per un’altezza di 80cm., eccezionali per Lucca, rivestiti da intonaci dipinti in colore azzurro e rosso "pompeiano”.

Negli ambienti sono conservati perfettamente le pavimentazioni originali risalenti al II secolo d.C. in opus signinum, di fattura molto raffinata. Un battuto di malta, detto anche cocciopesto. Nella tecnica costruttiva dei Romani, era una miscela di frammenti di tegole e anfore, impastati con calce e battuti, quale rivestimento di cisterne, terrazze, zoccoli di pareti, ambienti termali e come pavimentazione. Aveva scopo di protezione contro l’umidità. I Romani lo chiamavano opus signinum, dal nome della città di Signia, l’odierna Segni.

Tra gli ambienti è conservata la soglia di ingresso in marmo, con gli alloggiamenti dei battenti della porta. Solo uno degli ambienti presenta un pavimento in laterizi, a forma di parallelepipedo, di grandi dimensioni, detti bipedali, compatibile con un ambiente termale.

Gli scavi proseguono anche allo scopo di completare la documentazione archeologica e definire con precisione la datazione dell’edificio romano, studiando al contempo eventuali interventi di valorizzazione dell’eccezionale scoperta in accordo con la soprintendenza competente.

“Il ritrovamento della Domus, in piazza Santa Maria Corteorlandini, ancora così ben conservata, è da considerarsi eccezionale in una città che vive ininterrottamente da oltre duemila anni ed è sicuramente il più importante degli ultimi 10-15 anni, per quanto riguarda Lucca romana” ha dichiarato Giulio Ciampoltrini, responsabile della tutela archeologica presso la Soprintendenza di Lucca.

Fonte: Comune di Lucca - Ufficio Stampa

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