Meno commercio tradizionale, più ristorazione e turismo. La grande recessione – scoppiata a fine agosto di dieci anni fa – ha trasformato profondamente il volto delle nostre città, modificando la composizione delle attività urbane e scambiando le vetrine dei negozi con pub, bar, ristoranti e attività turistiche. Questo il quadro che emerge della studio Confesercenti che è stato presentato nei giorni scorsi. Uno studio suddiviso per regioni e province che prende in esame un intervallo di tempo di dieci anni. A livello regionale, dal 2007 al 2017, sono sparite oltre 6500 attività di commercio a dettaglio a fronte di 4600 nuove aperture tra strutture ricettive e ristorazione. Questo quadro lo ritroviamo anche nella provincia di Pisa: nel 2007 il commercio al dettaglio contava 7.187 attività, passate nel 2017 a 6.616, con un calo percentuale del 7,9%. Per quanto riguarda alberghi e ristoranti, invece, siamo passati da 2.670 a 3.368 con un aumento del 26,1%. “E’ del tutto evidente che l’economia provinciale – commenta Simone Romoli, responsabile area pisana di Confesercenti – in questi dieci anni si è sempre più convertita verso le categorie legate al turismo, turismo che pur tra alti e bassi ha resistito. Il dato dell’aumento del numero di strutture ricettive e pubblici esercizi è emblematico: quasi 700 in più dal 2007 al 2017. La percentuale di crescita di questi settori è nettamente la più alta a livello toscano: al secondo posto troviamo infatti Prato con un più 19,4% e poi Arezzo con più 13%. Il tasso di crescita del 26% pisano è addirittura superiore alla media nazionale che si attesta al 20%. Una crescita che ha portato con se, purtroppo, il fenomeno dell’abusivismo sia quello ricettivo che quello degli home restaurant. Fenomeni verso i quali abbiamo chiesto a più riprese controlli capillari”.
Dai negozi alle attività turistiche: in 10 anni nel Pisano cambia tutto
